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Recensione: Ivano Fossati “Musica Moderna”

Come vedevano il futuro verso la metà del secolo scorso? Più o meno con immagini come quella raffigurata nella stramba copertina qui sopra. Funziona sempre così: l’idea del domani non può che nascere dalle nostre conoscenze del passato e la realtà sarà sempre un po’ diversa e sorprendente, nel bene e nel male, di come

di dodo
pubblicato 19 Ottobre 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 19:27


Come vedevano il futuro verso la metà del secolo scorso? Più o meno con immagini come quella raffigurata nella stramba copertina qui sopra. Funziona sempre così: l’idea del domani non può che nascere dalle nostre conoscenze del passato e la realtà sarà sempre un po’ diversa e sorprendente, nel bene e nel male, di come l’avevamo pensata.

Il nuovo disco di Ivano Fossati gira attorno a questo concetto, applicandolo alla società e al privato delle persone. Tutto l’album è dunque un tuffo nel futuro, con molti riferimenti che arrivano dal passato.

Scopriamo quindi che strumenti come l’Hammond e persino l’armonium, che oggi suonano antichi, trasmettono invece il senso di un nuovo percorso musicale. E questo gioco chiamato “Musica Moderna” svela un Fossati sempre più consapevole e irrimediabilmente curioso, sereno e ancora appassionato.

L’amore e gli affetti oggi più che mai sono visti come rifugio dai dolori del mondo. Al tempo stesso l’artista genovese non dimentica di posare il suo sguardo attento e attuale sulle urgenze sociali di questi tempi sempre sbandati, a cominciare dagli “ultimi della terra”.

Il Fossati di oggi quando vuole dire qualcosa di forte, lo fa senza paura della potenza del suono e dell’uso di chitarre elettriche. In un paio di occasioni, poi, trova persino il coraggio di tirare fuori la voce arrivando ad urlare lo sdegno e l’indignazione, quando è urgente o necessario farlo.

Non temete, la storica passione per il pianoforte è rimasta e in alcune canzoni c’è tutto il Fossati più intimo e incantatore. Capita poi una piccola rivoluzione: per la prima volta troviamo alcuni pezzi a cui presta solo la voce, lasciando gli strumenti alla sua band parzialmente rinnovata. A proposito, spulciando il lungo elenco di musicisti chiamati a raccolta, saltano all’occhio un cameo del vecchio compagno di viaggio Vincenzo Zitello e la direzione dell’orchestra affidata al jazzista Mirko Guerrini, già coinvolto in album precedenti in veste di musicista.

Il disco è prodotto insieme a Pietro Cantarelli e, come accade quasi sempre, è tutto opera di Fossati, musica e testi. Questi ultimi hanno trovato una forma più esplicita che in passato, rimanendo sempre di alto profilo; la struttura musicale poi si è fatta meno complessa, almeno apparentemente, svelando solo negli ascolti più attenti, sfumature e raffinatezze d’ensemble.

L’unica cosa che per fortuna non cambia mai è la capacità di prendere l’ascoltatore per mano e immergerlo nelle vicende dei protagonisti, con musiche che fanno vibrare, scaldano il cuore e a volte arrivano all’anima.

Siamo in piena terza vita artistica di Fossati. Sono lontani i tempi di “Discanto” e ancor di più quelli de “La mia banda suona il rock”. La sua musica va avanti, si trasforma, si modifica ed evolve, anche a rischio di spiazzare un po’ i vecchi fan.

Gli stessi recenti “Lampo Viaggiatore” e “L’Arcangelo”, che in qualche modo hanno aperto questo nuovo corso, sono già stati superati e questo disco ci conquista come non accadeva da diversi anni.

Forse qui manca una “C’è tempo” o “Il battito” a far rizzare i peli, ma l’album è forte nell’insieme: omogeneo e vario al tempo stesso, ricco ma senza pesantezze, coerente nello spaziare tra suoni e idee anche molto diverse.

Ma alla fine tutte queste sono solo “parole che si dicono”: il consiglio è di ascoltarla, questa “Musica Moderna”. E di lasciarsi avvolgere, commuovere, indignare, entusiasmare, coinvolgere.

Ah, per chi ne sentisse la curiosità (o la mancanza): no, in questo disco “il mare” non compare mai.

Ivano Fossati “Musica Moderna”
– la pagella di Soundsblog –

Il Rimedio [8]
“mai più saggezza, mai più”
Primo singolo, ritmica di grande impatto e prima dichiarazione di intenti su cosa conta davvero nella vita.

Miss America [7]
“se fa qualcosa di sbagliato, ha la rivoluzione nel cuore”
Un reggae che riporta alle atmosfere di “Panama e dintorni” sullo slancio di un amore appena nato e folgorante.

Cantare a memoria [8]

“se si aprisse il paradiso… io non so se ci andrei”
Il tema del ricordo su atmosfere circolari al profumo di Radiohead. Con la voce che si arrampica e spinge come non accadeva da tempo.

Il paese dei testimoni [9]
“sono senza memoria, sono senza vergogna, sono senza pudore”
Un ritmo irresistibile scandito sia dalla musica, sia dalle parole. Un’invettiva giocata calandosi nei panni di un personaggio spregevole dei nostri tempi.

D’amore non parliamo più [8]
“con la bellezza non discuto, la bellezza se ne va”
Se “Cow-boys” fu la canzone-manifesto del nuovo corso musicale, questo piccolo brano potrebbe rappresentare, con pari immediatezza, un nuovo percorso dei sentimenti (lì c’era l’addio all’America, qui lo sguardo verso Oriente). Il tema è l’elaborazione del ricordo. Splendido l’organetto di Riccardo Tesi.

Last Minute [10]
“a Berlino c’è un vestito che ti voglio comprare”
Canzone dalla costruzione musicale perfetta, trasmette – senza retorica – tutta la malinconia di chi si trova temporaneamente (e forzatamente) lontano dai propri luoghi e affetti.

Musica moderna [8]
“so che vince l’amore, vince la tenerezza, vince un piccolo bacio, vince la timidezza”
Chitarra pinkfloydiana, costruzione da melodramma moderno, già un piccolo classico.

La guerra dell’acqua [7]
“parla dritto agli ultimi della terra”
Con la carica dell’R’n’B delle origini, come un moderno Blues Brother, pone l’attenzione su una delle più grandi questioni politiche, ecologiche e sociali del prossimo futuro.

Parole che si dicono [7]
“sei il meglio che ho, così niente mi fa male”
Meccanismo musicale perfettamente oliato e un testo originale e intimo, in tipico “stile Fossati”

Illusione [6]
“il desiderio dispensa e l’attesa non compensa”
Languida come un tango argentino, molto old-style, potrebbe essere adatta anche per la voce e i modi di Celentano.

L’amore trasparente [8]
“sono pazzo del mondo e sono pazzo di te”
L’avevamo già amata sui titoli di coda del film Caos Calmo: un’ottima chiusura.

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Voto Album [8]
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