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Tiromancino, Nel respiro del mondo: “Ho cercato di tirare fuori il meglio da quello che ho imparato a fare”

Federico Zampaglione ha presentato alla stampa l’ultimo lavoro di inediti, in uscita venerdì 8 aprile

pubblicato 7 Aprile 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 18:54

C’è il mare nel cuore di “Nel respiro del mondo”, il nuovo lavoro di inediti dei Tiromancino, con il suo movimento e i diversi sentimenti che suscita.

“Il mare è un tema che avevo già in mente. E’ una realtà molto mutevole: ti può dare un grande senso di serenità ma ti può anche spaventare, ti può far sentire solo e ti può relazionare con tantissime persone. A seconda dell’angolo da cui lo guardi hai delle suggestioni diverse. Ad esempio quando guardo il mare d’inverno mi porta a tutto un percorso introspettivo, mi fa uscire dei ricordi, mi porta a riflettere a fare un punto della situazione. E’ come se mi sparisse l’orologio, a confronto con qualcosa di più grande di me”

ci ha raccontato Federico Zampaglione durante la presentazione del disco alla stampa.

“Nel respiro del mondo” è stato prodotto da Luca Chiaravalli, e il suo apporto ha reso il disco molto particolare:

“E’ un disco diverso prima di tutto a livello di produzione. Chiaravalli ha aggiunto dei suoni molto particolari, un suono meno ‘vintage’ e più di oggi, che unito ai testi e alle melodie mie è quasi Tiromancino 2.0. Non conoscevo Chiaravalli, gli ho mandato pezzi chitarra e voce per capire cosa aveva in mente, lui me li ha rimandati e mi ha colpito la sua pulizia, la sua essenzialità. E poi è iniziata la collaborazione per tutto l’album. Ci siamo divertiti molto a farlo”

Tutto nasce dalla sperimentazione:

“Volevo cambiare, se no rischi che i dischi hanno tutti una sonorità simile. Queste cose non le puoi definire a tavolino, devi fare esperimenti, andare dove ti porta l’alchimia della musica”

Il cambio di sound è dato anche dal diverso tipo di pre-produzione:

“Io di solito partivo dalle chitarre elettriche e dalle tastiere, questa volta invece ho comprato diversi tipi di percussioni anche un po’ inusuali. Non le avevo mai usate le percussioni sui dischi. Ho usato molte chitarre classiche e acustiche. Sono andato in una casa sul mare, sono rimasto lì un po’ di tempo per mettere assieme tutto questo materiale. Io ho mandato a Chiaravalli i pezzi voce, chitarra e percussioni e lui ci ha lavorato molto. E’ stato un lavoro lungo, ci sono voluti sei, sette mesi”

Zampaglione ha spiegato il suo lavoro di ricerca costante perchè, come lui stesso ha sottolineato, c’è sempre da imparare:

“E’ un disco più maturo. Con il passare degli anni ti capisci anche un po’ meglio e i impari a gestire i tuoi lati più aspri. Sono arrivato ad un punto in cui ho cercato di tirare fuori il meglio da quello che ho imparato a fare. La musica è un’arte talmente vasta che c’è sempre qualcosa da imparare. Ad esempio non avevo mai ascoltato musica con così tante sonorità etniche, e ho cominciato a farlo. Questa commistione tra suoni etnici ed elettronica ha tirato fuori un altro aspetto del mio modo di fare musica. La ricerca è continua, non finisce mai. Quando arrivo ad un punto cerco di azzerare tutto e fare qualcosa di nuovo. Questo disco ha un suono più nuovo rispetto al passato”

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