Home Trivium all’Alcatraz di Milano: foto-report da un concerto decisamente aggressivo – 19 Febbraio 2023

Trivium all’Alcatraz di Milano: foto-report da un concerto decisamente aggressivo – 19 Febbraio 2023

Sul palco dell’Alcatraz Trivium, Heaven Shall Burn, Obituary e Malevolence hanno dato tutto, per una serata che si può solo definire “aggressiva”.

21 Febbraio 2023 13:16

La data di Milano è, per il Deadmen and Dragons Tour, la penultima. La 33esima su 34 date in 43 giorni in giro per l’Europa.
Il timore, in questi casi, c’è sempre: le band saranno spompate? A voce come saranno messi? Suoneranno come se fosse da routine, ormai?
E, soprattutto: con degli ospiti fenomenali come Malevolence, Obituary e Heaven Shall Burn, i Trivium saranno degli headliner in grado di mettere tutti in riga?

A fine serata, dopo 4 ore di concerti, possiamo dire che non c’era niente di cui preoccuparsi.
Tutte le band hanno dato tutto, ma veramente tutto. Sembravano al primo giorno di tour, come voglia di suonare e aggressività. E sì, i Trivium hanno chiuso con onore la serata.

I Malevolence iniziano a suonare alle 18.15, e sembra che il locale sia ancora lontano dal riempirsi, ma quando a metà del loro set chiedono un circle pit epico, ci si accorge che molte persone sono arrivate e hanno voglia subito di gettarsi nella mischia. La band inglese non si fa pregare, e il loro concerto brilla quando propone un hardcore dritto e pulito, al punto che si sarebbe potuto fare a meno (anche nella loro discografia in generale) della “prova d’artista” del lento che ammorbidisce i toni con Higher Place. Le due voci che si alternano, fra cantante e chitarrista, hanno delle belle sfumature di violenza, e la serata si apre con un gruppo decisamente valido.

Come sempre, i Trivium portano in tour qualche leggenda del metal -hanno compiuto ormai 15 anni le “polemiche” nel vedere gli Annihilator aprire al Rainbow Club di Milano- e questa volta tocca agi Obituary. Nessun problema per gli amici di Tampa Bay, nessuna offesa se una band con 39 anni di carriera suonerà prima di una in giro da soli 24 anni: anzi, John Tardy e soci mettono in piedi uno show compatto e brutale, molto più intenso rispetto a quando suonarono all’Alcatraz come headliner nel 2018. Ci sono solo 9 pezzi in scaletta, e la metà sono tratti dagli ultimi due dischi, ma il calore dato e ricevuto rimane costante e raggiunge alti picchi con Don’t Care e I’m In Pain posizionata nel finale. Testa bassa, e scapocciare.

Finita la manata in faccia degli Obituary, si riprende subito con gli Heaven Shall Burn. I tedeschi partono all’attacco fin dalla prima nota, e non mollano fino all’ultima: il loro concerto è lungo quanto uno show headliner, e il ritmo non cala mai. La conferma di questo set intenso deriva dalla classica camicia di Marcus Bischoff, che dopo un’ora a mangiarsi il palco risulta fradicia di sudore. Se il cantante inizia a mostrare sul volto i segni del tempo (ma forse sono solo i capelli lunghi), a livello fisico sembra ancora il ragazzino che cantava Whatever It May Take quasi due decadi fa.
Non c’è molto da dire, su una performance così granitica: una manata in faccia, accompagnata dalla bandiera di Sea Shepherd.

Dopo una tale dimostrazione di potenza, pensare alle linee melodiche dei Trivium potrebbe far preoccupare l’ascoltatore più estremista. Ma il gruppo di Matt Heafy ha un asso della manica: un concerto che pesca a mani basse dai primi dischi, lasciando grande spazio alla nostalgia di Ascendancy e all’aggressività che in molti rimpiangono nella band. In realtà le canzoni vecchie sono solo un cavallo di Troia per non sfigurare davanti ai gruppi precedenti, perché anche i pezzi più nuovi sono molto tirati e si amalgamano bene nella setlist. C’è un altro fattore che gioca a favore dei Trivium: Heafy tiene in mano il pubblico e lo controlla come vuole, emanando un carisma eccezionale dall’alto della sua nuova acconciatura, una rasatura a zero che lo fa assomigliare a un incrocio fra The Rock e Danko Jones.
Quindi va bene il circle pit dei Malevolence, va bene l’headbanging per gli Obituary e il crowdsurfing degli Heaven Shall Burn, ma la gente è qui soprattutto per vedere i Trivium, con uno sfondo maestoso a tema draghi orientali, e ascoltare in Waves nei bis e godersi i frequenti cambi di ritmo, inneggiando la band con cori da stadio. Le band che hanno suonato prima sono un fantastico bonus, e bisogna ringraziare i Trivium se le abbiamo potute godere una di fila all’altra. Non c’è niente di più old school che preoccuparsi di portare in tour degli opener all’altezza.