Home Festival di Sanremo Sanremo 2019, Ghemon a Blogo: “Rose Viola era stata scritta per una donna, ma ho deciso di farla mia”

Sanremo 2019, Ghemon a Blogo: “Rose Viola era stata scritta per una donna, ma ho deciso di farla mia”

Sanremo 2019: la video intervista a Ghemon realizzata prima della seconda esibizione. Il cantante parla della canzone, dei duetti e delle sue impressioni alla fine della prima serata.

pubblicato 6 Febbraio 2019 aggiornato 20 Febbraio 2021 13:57

Ghemon partecipa alla sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo con il brano Rose ViolaPer Ghemon Sanremo è “solo” una tappa. Neanche Rose viola è stata scritta apposta per il Festival, a testimonianza di una carriera all’insegna della serenità (ritrovata) e di una consapevolezza da veterano.

La cosa che ha colpito di più della tua performance della prima serata è stata l’eleganza che hai trasmesso. Sui social hanno notato l’abbigliamento discutibile. Le due cose insieme hanno lasciato un po’ basiti gli spettatori. Facciamo un passo indietro: di cosa parla Rose viola e com’è nata?

Rose viola l’ho scritta senza avere in mente il Festival, è il frutto di un pomeriggio di ispirazione. E’ stata fatta per essere donata ad una cantante, perché l’ho pensata al femminile. Non è il mio punto di vista solito e la trovavo una cosa stimolante. Quando è arrivata la possibilità di Sanremo ho scelto di inviarlo così com’era stato concepito, perché la trovavo un’idea più giusta e più fedele a quello che pensavo e anche più coraggiosa, perché è un uomo ad interpretare il punto di vista di una donna. In realtà è lo stesso genere di responsabiltà e di coraggio che mi prendo anche nella parte estetica, per rispondere a quello di cui parlavi prima.

Nella serata dei duetti hai scelto Diodato con il quale hai già duettato lo scorso anno e i Calibro 35. Come mai, avendo una canzone che poteva essere adattata ad una partner femminile, hai scelto due omaccioni e non una donna? Come vi dividerete le parti?

Quella sarà una sorpresona: abbiamo rivisitato completamente il brano in maniera da renderlo quasi una Rose viola parte 2 per spiegare che a volte le canzoni sono come dei bellissimi corpi e che il genere è un vestito. Gli abbiamo proprio cambiato abito per la serata di gara. Abbiamo pensato di renderla in un altro modo grazie ai musicisti. E’ una sorpresa che non vi svelo.

Durante la prima serata sei finito nella parte rossa della classifica secondo la giuria demoscopica (che pesa solo il 30% del voto totale). Anche se vale poco, dato che è comunque una gara, che cosa succede nella mente dell’artista? Tu cosa hai pensato? Sono nella parte bassa della classifica, perché non mi hanno capito? Meritano la musica che si ascoltano? Quale è la reazione che uno ha in questi casi?

Ho visto e ho detto: “Sono nella parte rossa? Va bene, buona notte! Certo, non è che uno non ha orgoglio, ma siamo solo all’inizio. Poi per me è un passaggio per dire ad un pubblico che non conosce chi sono e che percorso fatto, che qui ci sono arrivato “solido”, anche sembro un debuttante, però non lo sono. Quello che verrà dalla gara lo prenderemo e i risultati li valuteremo alla fine. Io sono molto fiducioso.

In questo caso metti in discussione te stesso e la tua carriera e difendi comunque il tuo brano…

Lo difendo perché non l’avrei inviato se non avessi creduto non solo che fosse un bel brano, ma che avrebbe superato anche il test del tempo, cioè che era una canzone che poteva durare. Di canzoni usa e getta ne abbiamo pieni i computer e anche le scatole.

Come cambierà la tua carriera? Non cambia?

Non cambia, è un passaggio. Spero possa cambiare in meglio, ma non cambiano le mie priorità, quelle di fare cose belle, che aggiungano qualcosa e che non siano la copia di qualche altra cosa, di fare cose possibilmente innovative, di migliorare, di fare ottimi concerti. Quest’anno investirò il mio tempo nel preparare il tour nuovo dell’album che uscirà più avanti.

L’intervista prosegue con Ghemon che assicura che Sanremo non lo porterà a snaturarsi e prova ad anticipare qualcosa sui concerti e l’album. In chiusura uno scherzoso appello a Massimo Ranieri, autore di Rose Rosse.

 

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