Home Interviste Rudeejay a Blogo “Il pubblico è il cuore pulsante di quello che faccio e sono. Il dj? Non è un mestiere per tutti come qualcuno pensa”

Rudeejay a Blogo “Il pubblico è il cuore pulsante di quello che faccio e sono. Il dj? Non è un mestiere per tutti come qualcuno pensa”

Rudejaay si racconta a Blogo dopo l’uscita del singolo “Under the same sky” featuring Lili e prima di un tour di oltre 50 date. Leggi l’intervista.

pubblicato 25 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:47

Rudeejay, pseudonimo di Rodolfo Seràgnoli, nasce nel 1986 in Italia. Produttore e DJ, ha iniziato la sua carriera nel 2002 e già a 19 anni, e per ben 10 anni consecutivi, è stato in console al Papeete di Milano Marittima. Da lì, innumerevoli ingaggi nel panorama nazionale fino ad uscire fuori dai confini grazie alle tante richieste giunte dall’Austria, dalla Spagna, dalla Svizzera, dalla Croazia. L’apertura al concerto di Jovanotti a Firenze nel 2015 e dei DJ Set di Axwell /\ Ingrosso, Benny Benassi, Deorro nel 2016, i remix per Bob Sinclar, Martin Solveig, Afrojack, le collaborazioni con Gabry Ponte, DJs from Mars, VINAI, permettono a Rudeejay di farsi conoscere e apprezzare dal grande pubblico con un riscontro immediato sulle piattaforme social dove è seguito da decine di migliaia di followers. Nel 2008 inizia la sua esperienza da produttore, col progetto di lancio ‘Omonimo’ esce il primo singolo“Wanna B Like A Man” con la voce di Simone Jay che si rivela un successo, replicato in seguito da “E.P.” che include il brano “Two”, tra i dischi più venduti dell’estate 2009. Il 2010 è l’anno di “Follow your Heart”, pubblicato da d:vision, cover di un brano del 1998 dei Ti.Pi.Cal. Nel 2011 esce “The Rhythm Is Magic” un successo che verrà incluso in numerose compilation e classifiche, trasmesso nelle radio e il cui video oltrepassa il milione di visualizzazioni complessive su YouTube. Rudeejay si dedica con successo crescente a mash-up e bootleg provocando veri e propri boom d’interazioni che rendono il suo nome tra i più cliccati e seguiti del circuito.

La scorsa estate ha collezionato 50 date in 90 giorni su 40 palchi diversi, condivisi con i DJ più importanti del panorama internazionale. Un successo che riempie i dance floor di ogni suo evento e che sul web dà i numeri, con decine di migliaia di followers. Sono queste le coordinate da cui partirà in radio il 14 aprile il singolo “Under The Same Sky” (distributed by Universal Music), che tratta il tema delle relazioni a distanza, argomento profondamente attuale se consideriamo l’elevato numero di rapporti che nascono dal flirt di una notte o sui social e che usano poi il web per tenere i contatti.

“È il brano più maturo e profondo che abbia realizzato sino ad oggi, ho sentito l’esigenza di dare spazio a cose che, quando a trent’anni passi dall’essere ragazzo al diventare uomo, non sempre corrispondono con quello che produci pensando esclusivamente alla discoteca.”

Il disco è stato registrato allo StudiOmonimo di Bologna, arrangiato tra l’AM Studio di Bologna e i db Studios di Como, mixato e masterizzato allo Studio 104 di Milano.
In studio con Rudeejay, Alessandro Moschini in arte Marvin ed Emanuele Cattaneo in arte Da Brozz. Il video, girato da Fabio Salituro e online dal 18 aprile, è una metafora sul ruolo del DJ all’interno di uno studio di registrazione nelle vesti di produttore: fondamentale il contributo di veri musicisti (qui una band di cinque donne) perché l’artista ironizza “Ogni volta che un DJ sostiene di suonare, un musicista muore”. Al produttore il compito di “orchestrare” in studio i vari strumenti, volumi, suoni.

A seguire l’intervista (cliccando qui il video ufficiale)

Under the Same Sky è il tuo ultimo singolo, parla di relazioni a distanza, flirt di una notte, il mondo dei social. Come è nata l’idea di questo soggetto?

L’idea del soggetto non è opera della mia penna ma della cantante, il disco esce proprio come Rudeejay featuring Lili. Io mi sono occupato di tutta la linea melodica, l’arrangiamento. La cantante si è occupata di far rientrare delle parole in quella linea melodica. Lei sta vivendo una relazione a distanza quindi il disco è autobiografico, noi -alla stessa identica maniera- abbiamo sposato questa sua visione delle cose con grande entusiasmo perché troviamo, come dicevi anche tu in apertura, il fenomeno molto attuale sopratutto grazie ai social. Magari una volta, sai, ci si conosceva in discoteca, poi magari ci si teneva in contatto sui social network. In realtà, oggi, ci sono proprio delle relazioni che nascono sui social, sono le relazioni a distanza per eccellenza.

“Ogni volta che un dj sostiene di suonare, un musicista muore”. E’ una frase che mi ha colpito, intelligente, che sottolinea il rispettivo ruolo che uno ha. Me la vuoi commentare? Vuoi aggiungere qualcosa?

Senz’altro! Guarda, è una convinzione che ho da sempre, avendo poi la fortuna di lavorare e collaborare con tanti musicisti di talento. Quello che fa un musicista -gli studi che ci sono dietro, l’esperienza che c’è dietro- non è minimamente paragonabile a quello che fa un dj che mette i dischi. Con questo però non si vuole sminuire il mio mestiere, anzi, perché quello del deejay, per quanto mi riguarda, è tutto basato sull’intuito e sulla sensazione delle cose, la sensibilità. Dj si nasce e non si diventa. Quello da cui poi è partita questa idea della frase c’è servita per l’idea del video di Under the same sky e per far capire alla gente come il rapporto tra dj e musicista deve essere. Nessuno deve sminuire il dj ma deve andare d’accordo col musicista, entrambi, con un medesimo interesse, quello della musica. E sopratutto, il dj quando è in studio di registrazione non è vero che non fa niente e che fanno tutto i musicisti ma anzi… è quello che decide come intervengono i musicisti, quando e perché. Di conseguenza, penso che siano due ruoli molto diversi fra loro ma che non possono fare a meno l’uno dell’altro.

Hai detto che “Dj si nasce”. Tu fin da giovanissimo volevi farlo o avevi alternative?

Sono felice perché è una domanda che ad oggi non mi ha mai fatto nessuno e mi attacco alla perfezione con il video di Under The Same Sky. Quando ero più piccolo -a dieci anni e ho iniziato a fare il dj a 16- tra i sogni nel cassetto avevo quello di diventare regista cinematografico. E nel video di Under the same sky sono proprio seduto su una sedia da regista cinematografico (ride). Questa cosa è un easter egg, che avevo tenuto solo per me ma che sono felice di esporla a te. E, collegandomi a prima, credo proprio che il ruolo del dj in uno studio di registrazione sia molto simile a quello di un regista, quindi forse avevo questo piccolo sogno nel cassetto che poi si è tramutato in quello che è oggi il mio mestiere.

Come lo vedi il ruolo del dj in Italia e negli altri Paesi? Differenze?

In Italia il ruolo del dj viene visto con un po’ più di leggerezza, come se fosse il mestiere che possono fare tutti, tronisti e derivati che magari non sanno come vendersi in discoteca e automaticamente diventano dj. Anche questa tendenza che è esplosa negli ultimi anni di dj donne. Vedo soltanto delle deejay donne che sono bellissime, non posso dire che siano tutte bravissime. Anzi, mi fa molto strano che non ci sia una dj donna “brutta” (sorride). In Italia ho questa percezione che all’Estero si vede molto meno. Anche lì ci sono dj donne bellissime ma meno tronisti o dj vip e cose di questo tipo. Però vedo anche una gran voglia di imparare da chi è più avanti di noi, credo ci siano state delle organizzazioni di festival davvero intraprendenti. In Italia ci si lamenta sempre che non si fa nulla per il nostro circuito, poi quando qualcuno prova a fare qualcosa ci si lamenta lo stesso perché questa cosa non è stata fatta bene… Credo ci sia una gran voglia di fare. Bisogna dare fiducia a questi nuovi progetti, spingerli a fare sempre meglio.

50 date, 40 palchi diversi, cosa porti con te dell’esperienza della scorsa estate?

Porto tutto quello che mi porta oggi a fare quello che faccio. La mia attività principale, il cuore pulsante di tutto quello che faccio e sono è il pubblico. Per me è come l’aria, se mi togli le serate in discoteca mi togli tutto. Mi porto i sorrisi, gli abbracci e le parole di incoraggiamento, tutto quello che oggi mi spinge ad andare avanti in un settore molto difficile. Parte ogni cosa da lì.

Da quando hai iniziato, giovanissimo, ad oggi, visto il tuo lavoro, come vedi cambiata la clientela? Che flora e fauna c’è oggi?

E’ cambiata tantissimo perché, per la mia esperienza, è cambiato anche il mio ruolo. Dieci anni fa ero “dj resident” lavoravo in un solo locale e lavoravo lì tutta la serata, tutti i weekend. Oggi ho la fortuna di essere un dj Guest, ogni weekend mi trovo in posti diversi, discoteche diverse, dentro e fuori l’Italia. All’inizio lavoravo su un pubblico più adulto, più grande di me, che era anche quella più difficile da far ballare. Oggi, invece, il mio target di riferimento è quello 16-24, la discoteca che si popola è cambiata tantissimo. E’ cambiata la musica, sono cambiati gli orari. Ma non ti nascondo che questo target è quello a cui avevo puntato fin da subito: si informa, si appassiona, ti segue, diventa a suo modo fan. Tutto parte da quel target ed è quel pubblico a darti le maggiori gratificazioni.

E il tuo rapporto con i social, invece?

E’ un rapporto fondamentale negli anni. E’ un’arma a doppio taglio. Anche le case discografiche, oggi, danno quasi più importanza a quello che succede nei social rispetto a quello che succede nella musica. Oggi molti artisti vengono messi sotto contratto non tanto per le canzoni che scrivono ma per i like che prendono. Per me è molto sbagliato ma vedo che è diventato una sorta di regola di mercato. La cura che ho per i social è personale, non ho nessuno che li fa per me, è un lavoro certosino. Quando prima non c’erano i social e passavi tutta la giornata in uno studio di registrazione, ho dovuto, ahimè, diversificare le mie ore di lavoro tra lo studio e Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Soundcloud… Per chi come me è un dj, deve lavorare su tantissime piattaforme.

Ultima domanda: prossimi progetti? Estate, autunno? Qualcosa che arriverà?

L’impegno più importante è un tour dove pare che supereremo le 50 date di cui parlavamo poco fa, è una cosa molto bella e inaspettata. Le date di possono trovare sul sito www.rudeejay.com. Per quanto riguarda l’aspetto discografico, ci sono un paio di produzioni in uscita, importanti, ma completamente diversi da Under the same sky. L’obiettivo principale per l’autunno è quello di consegnare alla Universal il degno seguito di questo brano di cui andiamo tanto orgogliosi.

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