Home Puscifer a Milano: un report onirico del concerto agli Arcimboldi, 7 Giugno 2016

Puscifer a Milano: un report onirico del concerto agli Arcimboldi, 7 Giugno 2016

Temo di essermi addormentato sulle poltroncine del teatro – ecco la recensione del sogno che ho fatto, in mancanza d’altro (anche di foto…)

pubblicato 8 Giugno 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 16:40

Gentili lettori, voglio essere onesto con voi: il lavoro al Gods of Metal, solo 5 giorni fa, è stato piuttosto faticoso, visto che sono stato sui due piedi per oltre 14 ore, scattando centinaia di foto e correndo in giro per tutta l’area concerti e pure il backstage. Inoltre, ho un lavoro “diurno” dalle 9.30 alle 19.30, ogni giorno, ed il weekend non è bastato per riprendermi dalle fatiche (ma anche dalle gioie) del Gods (e del relativo report lunghissimo e con decine di foto).
Quindi, ero ben contento di sapere che i Puscifer avrebbero suonato il loro primo concerto di sempre in Italia presso il Teatro degli Arcimboldi, con le sue comode poltroncine. Sono arrivato con mezz’ora di anticipo, ho ritirato il mio pass photo, ho fatto in tempo a bullarmi su instagram con la foto che apre questo articolo, e poi mi sono accomodato sulla mia poltroncina (fila 21, posto 2, nel caso voglia stalkerarmi retroattivamente). Mi sono accomodato, e ho aspettato l’inizio dello show. Solo che quelle poltroncine erano maledettamente comode. E io maledettamente stanco.

Ho sbattuto qualche volta le palpebre, sempre più pesanti, e poi era già tutto buio intorno a me. Sul palco non c’era Maynard Keenan, ma dei lottatori di wrestling messicano, divisi a coppie, due maschi e due femmine. Si picchiavano forte, ma ad ogni pugno andato a segno si accompagnava l’effetto sonoro di una sberla delle comiche. Ho assistito, in questo delirio dato dal sonno, a delle Tombstone Piledriver al ritmo di Benny Hill, a delle Scissor Kick con il tono di Mister Bean, e tutto un accompagnamento di suoni totalmente non adatti ad un ottimo spettacolo di lucha libre. Ma che diavolo mi stava dicendo, il cervello? A cosa stavo assistendo? Avevo bevuto troppo prima di andare allo show? E’ arrivato poi un uomo ragno in nero, che ha eseguito tutte le “taunt” (insomma le mosse per sbeffeggiare l’avversario) della D-X (con tanto di urla “suck it”!), di Undertaker e Ric Flair. E poi ha picchiato tutti, ha vinto e si è spento tutto nella mia testa: subito dopo i Puscifer stavano suonando. Solo che erano ancora incastrati nel sogno precedente, c’era il batterista davanti al palco, ai lati i musicisti, ai lati del palco i luchadores seduti sugli spalti (spalti su un palco teatrale… ma quanto stavo fuori?!?), e c’era ancora il ring montato… e sul ring c’erano sia Carina Round che Maynard James Keenan. Solo che qui il sogno si trasformava un po’ in incubo, perchè il “main event” della serata, l’uomo che tutti volevano vedere, era avvolto dall’oscurità, come se un buco nero risucchiasse tutta la luce intorno a lui, e a malapena si capisse che sì, ha ancora la cresta. L’incubo peggiorava quando mi sono accorto che i Puscifer erano già al secondo pezzo, ed il mio photopass consentiva di far foto solo ai primi due pezzi, ma io non avevo ancora fotografato niente, ma tanto Maynard non si sarebbe visto comunque, perchè in questo incubo non lo si vedeva nemmeno in faccia, nemmeno in penombra, e insomma io se avessi pagato per andare al teatro senza mai vedere l’attore principale, mi sarei un po’ incazzato anche se pure con i Tool Maynard praticamente compare solo come silhouette e quindi avrei potuto essere preparato ad uno scherzo del genere, ma tanto era un incubo all’interno del sogno, sicuramente con questo side project Maynard è più disponibile con i fan, probabilmente si è anche fatto qualche selfie dal palco.
Tornando allo spettacolo, i volumi erano altissimi, roba sicuramente proibita in un teatro, e altro segno che era solo il mio subconscio metallaro a farsi avanti. Davvero, decibel così alti non li sentivo da tempo, associati poi ad un suono pulito… un suono da sogno, come se di sottofondo avessero messo i cd della band e io ci stessi immaginando sopra un concerto – concerto ogni tanto interrotto ancora dai lottatori, che addirittura ogni tanto scacciavano i cantanti dal palco/ring e si contendevano la cintura di campione. Ad un certo punto, ho goduto ascoltando Canyon, accompagnata da proiezioni mozzafiato. Grande performance, bravo subconscio. Dopo un po’, il mio animo anglofono mi ha fatto immaginare una battuta volgare, unendo la lotta libera ai giochi di parole. Come sicuramente tutti saprete, in inglese Cock vuol dire Gallo, ma vuol dire anche un’altra cosa. E Ring, è un anello. Ma anche un ring. Ecco, il mio sogno ha messo insieme le due parole, nella locuzione Cock Ring, che è uno strumento sessuale che promette erezioni più durature ma che alla lunga rovina i corpi cavernosi (quindi stateci attenti!), e l’ha trasformato in un ring per galli. Sì, Maynard e Carina hanno portato dei galli da combattimento sul palco, li hanno messi in un piccolo cock ring e li hanno fatti lottare prima di tornare a cantare.
Dio mio, ero fuori di testa. Forse avevano spruzzato LSD all’interno del teatro, non lo so. E non eravamo nemmeno a metà dello show.
Le cose sono degenerate ascoltando la doppietta Conditions of My Parole / Money Shot. Mi sono reso conto di quanto la performance fosse magnetica, di come il suono mi stesse penetrando, fino a farmi godere… il mio corpo ha iniziato a muoversi da solo, sempre più vicino alla vetta del piacere auditivo. In quel momento ho avuto un sussulto, e mi sono svegliato. Solo che in realtà non mi sono svegliato veramente, non ne avevo bisogno – tutto quel che avevo vissuto fino in quel momento, mi sono reso conto, era tutto vero. Tutto quel trip da LSD era uscito dalla testa di Maynard Keenan e si era riversato sul palco. I wrestler, i galli, il cantante che non si vede… tutto vero.

Ancora una volta, Keenan è riuscito a mettere in piedi contemporaneamente uno degli spettacoli più incredibili che si possa proporre ad un concerto, e uno spettacolo che tiene a distanza i fan, visto che no, il cantante in faccia non lo si è mai visto. Anche perchè, oltre a cantare al buio, indossava anche una maschera nera da lottatore. Genio. Artista.

Queste sono le poche foto che sono riuscito a scattare – e sono già fortunato, visto che a tutti gli altri era proibitissimo accendere qualsiasi strumento elettronico.

puscifer_arcimboldi.jpg senza-titolo-3.jpg senza-titolo-2.jpg

Siete ancora in tempo per leggervi l’intervista super-esclusiva che Maynard ha rilasciato solo a noi di Blogo:

Puscifer a Milano: la scaletta suonata

Simultaneous
Galileo
Agostina
—Luchafers—
Vagina Mine
Horizons
The Arsonist
The Remedy
—Luchafers—
Life of Brian (Apparently You Haven’t Seen)
Rev 22:20
Grand Canyon
The Rapture
Breathe
—Cock Ring—
Toma
Telling Ghosts
Flippant
Conditions of My Parole
Money Shot
Man Overboard
The Humbling River
Autumn