Home Neffa, Molto Calmo: “La calma è una forza, è una protezione. La mia agitazione è la mia croce e delizia”

Neffa, Molto Calmo: “La calma è una forza, è una protezione. La mia agitazione è la mia croce e delizia”

Sul singolo: “Nella mia testa quando ero agitato risuonavano esattamente queste parole, con quelle note”

pubblicato 10 Luglio 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 06:32

Il ‘mantra’ di Neffa, “Molto calmo”, che fa da fil rouge all’intero disco (uscito lo scorso 18 giugno per Sony Music), può essere davvero utile, oggi come oggi, in numerose situazioni. Fa sempre bene ripeterselo, e ripeterlo (ad altri). Sarà per quell’accattivante groove electro che accompagna non solo il brano che dà il titolo al lavoro, ma tutte le tracce.

“Quando scrivo parto da me, ma vivo su di me le tensioni che vivono le persone e le loro gioie. Io racconto la mia posizione all’interno della società”, ha raccontato Neffa nel corso di un incontro ristretto con alcuni giornalisti, “ma penso che il mondo si cambi con quello che c’è nella testa delle persone. Sono uno che ha sempre creduto nell’orizzontalità della società: una volta si andava nelle piazze, si metteva per terra una cassetta di frutta, ci si saliva sopra e si parlava. Io cerco di non mettermi sopra agli altri, non impongo il mio punto di vista. Aspetto la risposta di chi ascolta la mia musica”.

A proposito di “Molto calmo”, il cantautore ha precisato che secondo lui “la calma è una forza, è una protezione. La mia agitazione è la mia croce e delizia: mi fa scrivere canzoni, ma mi fa rimanere insoddisfatto. Da osservatore ho scoperto che un determinato tipo di persone si sente tirato in causa quando ascolta quel pezzo. Io però sono partito parlando da me a me. Mi sono reso conto di una cosa: la canzone parla di chi è vittima di una serie di tensioni, di pressioni, e sono tante le paure che possono attanagliare una persona. Credo che chiunque sente la canzone la riferisca a se stesso. Nella mia testa risuonavano queste parole quando ero agitato, questa frase, con quelle note, mi è suonata forte in testa. Dopo due secondi ero al piano elettrico e la stavo scrivendo”.

La musica come ‘cura’ insomma: “Questa canzone mi ha curato molto, ma anche altre canzoni mi hanno curato in passato. Siccome le canzoni le ho scritte così, senza indirizzo, dopo mi sono sentito come se avessi respirato aria di montagna. Di solito non decido di scrivere un disco: nascono i pezzi, e dopo, quando sono tanti, mi chido se vale la pena farci un disco. E sì, ne vale la pena, tutte le volte”.

Nel disco è presente anche un brano rap (“Dove sei” feat. Ghemon), una traccia nascosta, che ha fatto sperare i fan del Neffa di metà anni Novanta. Ma su questo è stato molto chiaro: “Io l’avevo messa come un gioco. Fra quelli che fanno il tuo lavoro, non tutti sono appassionati di musica. Un giornalista magari è andato subito lì, e non ha considerato il resto delle canzoni. A volte faccio cose senza pensare, ma sempre per l’amore per la musica. Chi mi ama ha trovato qualcosa che mi chiedeva da tempo, chi mi odia ha trovato qualcosa di cui sparlare”.