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Echoes, silence, patience and grace – La recensione

“Echoes, silence, patience and grace” – sesto album in studio dei Foo Fighters- sta scalando rapidamente le classifiche (attualmente è al quinto posto degli album più scaricati da iTunes), trainato dal potentissimo singolo “The Pretender” che ormai conosciamo bene. Devo dire che l’album ha mantenuto tutte le aspettative: è un disco potente, ben suonato e

pubblicato 25 Settembre 2007 aggiornato 1 Settembre 2020 00:59

“Echoes, silence, patience and grace” – sesto album in studio dei Foo Fighters- sta scalando rapidamente le classifiche (attualmente è al quinto posto degli album più scaricati da iTunes), trainato dal potentissimo singolo “The Pretender” che ormai conosciamo bene. Devo dire che l’album ha mantenuto tutte le aspettative: è un disco potente, ben suonato e accattivante nel suo mix di rumore e melodia. I Fighters si prendono qualche libertà, come il brano acustico “Ballad of the beacondfield“, o la struggente “Let it die” (la prima canzone in cui Dave Grohl parla apertamente del dramma e della morte di Cobain), mentre brani come “Erase/replace” e “Long road to ruin” sono pronti a riempire i dancefloor dei club rock di mezzo mondo.

La presenza di “Lei it die” ha stupito molti; Grohl infatti non ha mai amato parlare della sua avventura con i Nirvana, dei suoi rapporti con il suo ex cantante e dei tragici giorni della sua scomparsa, forse per rispetto verso la memoria di un amico, forse per togliersi di dosso l’etichetta di ex Nirvana e ricostruirsi una carriera, o più probabilmente per entrambi i motivi. Ma ora, a 13 anni da quel tragico colpo di fucile – e con una carriera solista ormai consolidata – accetta finalmente di parlare di quel terribile momento. Ha infatti dichiarato, durante un’intervista alla Virgin Radio britannica, che dopo la morte di Cobain e lo scioglimento dei Nirvana pensò seriamente di abbandonare il mondo della musica.

“Quando i Nirvana si sciolsero – continua – non sapevo davvero cosa fare. Le nostre vite e il nostro mondo erano sconvolte. E’ difficile immaginare di suonare ancora dopo eventi del genere. E’ stata davvero dura, ho sempre scritto e registrato canzoni da solo, ma non volevo suonarle davanti a qualcuno”.

Per fortuna, spiega, dopo aver viaggiato un po’ per il mondo, si è ricreduto e in soli 6 giorni ha inciso il primo album dei Foo Fighters. Forse, tredici anni dopo, Grohl si è davvero liberato per sempre di un fantasma tanto grande quanto ingombrante.

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