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Siae: Il conflitto d’interesse (potenziale) del presidente Mogol

La Siae affida il futuro in uno dei volti più noti della musica e della cultura italiana, ma da diverse parti si sollevano dubbi sulla sua elezione

pubblicato 18 Settembre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 18:53

Dopo una vita a comporre e a scrivere la storia della musica italiana, Giulio Rapetti Mogol ha deciso di mettere i prossimi anni al servizio della Siae. L’ente che gestisce i diritti degli autori e degli editori lo ha eletto Presidente pochi giorni fa, consegnando il suo futuro nelle mani di uno dei più famosi uomini-simbolo della cultura nostrana. Le sfide che si troverà ad affrontare Mogol non saranno semplici. Tra le più importanti c’è sicuramente la gestione di un enorme cambiamento generazionale, che vedrà sempre di più la difesa del diritto d’autore camminare sul campo, per alcuni aspetti ancora non esplorato, del digitale.

I grandi contenitori on line che oggi permettono la diffusione dei contenuti su cui maturano i diritti degli autori sono governati da società che si muovono col peso specifico di superpotenze internazionali ma con l’agilità di una start up. Colossi come YouTube, Google, Amazon, Netflix, Facebook sono gli interlocutori della Siae che deve difendere non solo il domani, ma ormai anche il presente. Mogol dovrà studiare molto e circondarsi dei massimi esperti per colmare il gap generazionale. E questo è solo l’ultimo dubbio che alcuni hanno espresso il Rete – in particolare su Twitter – il giorno della sua elezione. Del resto la corsa alla Presidenza Mogol è stata una di quelle corse giocate negli ultimi cento metri.

Da Nastasi a Mogol: ecco perché

Inizialmente la Presidenza Siae sarebbe dovuta andare a Salvatore Nastasi. Come aveva scritto in quelle ore Italia Oggi, Nastasi che è sia uomo di Gianni Letta sia di Matteo Renzi, ma con buone amicizie anche nei 5 Stelle, avrebbe dovuto sedere sul trono più alto dell’ente facendo compagnia al direttore generale Gaetano Blandini, con il quale aveva condiviso un lungo percorso professionale al Ministero dei Beni Culturali. A frenare l’operazione ci avrebbe pensato un sassolino nello stagno lanciato in simultanea dal Sottosegretario all’Editoria Vito Crimi e dal Sottosegretario al Mibact Gianluca Vacca. I due esponenti del governo del M5S hanno dichiarato a poche ore dall’elezione che “ci auguriamo che la Siae dimostri di aver compreso che siamo in un momento di profondo cambiamento e che si apra una nuova fase per il diritto d’autore. L’auspicio è che venga individuata una figura di alto profilo professionale, super partes, non in conflitto di interessi, anche solo potenziale, fuori da logiche di partito”. Un chiaro messaggio per i sostenitori di Salvatore Nastasi. Il Consiglio di Sorveglianza di Siae ha recepito in parte le velate indicazioni del governo: da un lato Nastasi non è stato fatto presidente, ma è stato comunque eletto nel Consiglio di Gestione con importanti deleghe; dall’altro la Siae ha pescato un nome di garanzia: Giulio Mogol.

I dubbi su Mogol

L’uomo che rese Lucio Battisti quel cantautore che tutti conosciamo ha così risolto la grana della presidenza per traghettare l’azienda in un futuro dove l’attuale messa in discussione del monopolio e la sfida del digitale avranno bisogno di paladini retti e convinti delle proprie scelte. C’è però un importante passaggio nella dichiarazione degli esponenti del governo pentastellato che non è da sottovalutare. Crimi e Vacca volevano una presidenza “senza conflitti di interesse, anche solo potenziale”. E su questo punto, forse, la Presidenza Mogol potrebbe traballare. Fermo restando che gli interessi di Mogol nella Siae sono per definizione altissimi (ma ciò è valso per la maggior parte dei suoi predecessori), ci sono alcune note stonate che il Giulio paroliere potrebbe dover spiegare.

Ad esempio, tutti sanno che gestisce il famoso Centro Europeo di Toscolano, un’associazione no-profit che opera in una splendida tenuta al centro dell’Umbria e dove vengono cresciuti giovani professionisti della musica. In passato alcune iniziative del CET sono state sostenute dalla Siae: 48 borse di studio per giovani autori e compositori nel 1997, una borsa di studio per autori nel 2017 nell’ambito del premio Donida, oltre alla collaborazione per una due giorni di promozione del progetto “Non spegnere la musica” nel 2016. La Siae continuerà a sostenere il CET? L’associazione potrebbe beneficiare della posizione di Mogol?

È noto che il Centro è considerato da Mogol il suo fiore all’occhiello, il suo motivo d’orgoglio, e nelle sue speranze c’è la possibilità che in un prossimo futuro anche il Mibact gli riconosca queste qualità (magari con l’aiuto delle entrature della coppia Blandini-Nastasi). A quel punto il CET sarebbe solo patrocinato dal Ministero o potrebbe beneficiare di ulteriori sostegni? Sta di fatto che eventuali passi falsi sarebbero motivo di imbarazzo per tutto il Consiglio di Sorveglianza, che potrebbe rivivere l’incubo di qualche anno fa quando dovette affrontare con dolore le dimissioni di un altro grande della musica, Gino Paoli, finito nel polverone per una indagine per evasione fiscale.

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