Home Notizie Attentato a Boston: gli Aerosmith raccontano la loro esperienza in città

Attentato a Boston: gli Aerosmith raccontano la loro esperienza in città

La rock band era all’aeroporto di Boston mentre scoppiavano le bombe, il 15 Aprile.

pubblicato 20 Aprile 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 09:21

Mentre i Dropkick Murphys raccoglievano 100,000 dollari in un giorno, per beneficienza alle famiglie delle vittime delle bombe a Boston, in molti si chiedevano: ma gli Aerosmith, la band più di successo nata a Boston, che fine hanno fatto?.
Il gruppo ha rotto il silenzio in una conferenza stampa in Australia: gli Aerosmith erano partiti per il tour australiano proprio Lunedì 15, il giorno delle bombe, ed erano in aeroporto a Boston quando le notizie hanno iniziato a diffondersi.
Ecco i loro ricordi.

Steven Tyler: “I miei pensieri più amorevoli vanno a tutte le persone coinvolte. Il figlio di Joe Perry era solamente a un chilometro e mezzo dall’area colpita dalle bomb. Che Dio benedica le persone che sono state colpite. Speriamo sia un cane sciolto, una persona che agiva da sola. Che posso dire… viviamo in un mondo folle, e le persone agiscono in base a quel che vedono al telegiornale. Dobbiamo stare attenti a quel che viene mostrato.”

Joe Perry: “E’ stato molto difficile salire sull’aereo, perchè proprio in quel momento stavano iniziando a dare conto delle vittime negli aggiornamenti in diretta tv. Eravamo nella sala d’attesa dell’aeroporto, e stavamo per volare a centomila chilometri di distanza da dove stavano i miei figli. Tutti e due stavano guardando la corsa, ed entrambe hanno perso degli amici. E’ una cosa dura. Ma, sapete, lo spettacolo deve continuare, e ora siamo qui. Ma è una cosa molto dura da digerire.”

Tom Hamilton: “E’ stato surreale. Ero appena uscito di casa per andare all’aeroporto, e stavo parlando con il taxista, per sapere quale strada avrebbe preso, visto che in città molte strade erano bloccate a causa della maratona. E poi abbiamo sentito la notizia alla radio, prima una notizia confusa e poi sempre più reale e intensa. Stavamo proprio per dirigerci in quella zona della città, e più sentivo le notizie alla radio, più mi sembrava impossibile che stesse accadendo proprio a Boston, la mia città. Ora che siamo arrivati all’aeroporto, la notizia era su tutti gli schermi e ne parlavano tutti, era sempre più irreale. Finchè ad un certo punto me ne sono reso conto: “Wow, qualche stronzo ha messo una bomba a Boylston Street”. Ma come si è permesso di venire nella mia città e far del male alle persone che ci vivono? E’ una cosa che mi ha fatto infuriare.”

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