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Mogwai live: Bologna, 6-9-06+live in Boston in mp3

Non avrei mai pensato di ritrovarmi alla Festa dell’unità a vedere i Mogwai. Sarà che a quello scenario, tra polente, turtelen e balli di gruppo a pochi metri dal tendone dell’Estragon , ho sempre associato l’ennesimo concerto dei Modena City Ramblers o roba tipo Gem Boy, questi ultimi tra l’altro presenti nel programma dell’ Estragon

pubblicato 10 Settembre 2006 aggiornato 11 Febbraio 2021 16:09

Non avrei mai pensato di ritrovarmi alla Festa dell’unità a vedere i Mogwai. Sarà che a quello scenario, tra polente, turtelen e balli di gruppo a pochi metri dal tendone dell’Estragon , ho sempre associato l’ennesimo concerto dei Modena City Ramblers o roba tipo
Gem Boy, questi ultimi tra l’altro presenti nel programma dell’ Estragon summer festival. Per cui, il primo aggettivo che mi viene in mente è straniante. Eh si, è strano immaginare questi freddi scozzesi amanti della birra come fisicamente presenti ed operanti nel bel mezzo di un baraccone godereccio e ormai sempre più simile a un centro commerciale che è la Festa dell’Unità bolognese. Il contrasto tra dentro e fuori è micidiale, troppo stridente, troppo inquietante.
Ma veniamo al sodo. Ecco il popolo indie , per lo più studenti, musicisti locali e facce note per il loro presenzialismo.
Look più quotato: t -shirt dell’indie-band del cuore o a righini, occhialino, birretta e sigaretta di circostanza in mano. Le 23 circa e i nostri si presentano, più baldanzosi che mai. Una maglietta rossa con la scritta cubitale “sono sopravvisuto al governo berlusconi” fa la sua bella figura, ma sarà stata una loro consapevole scelta, un suggerimento degli organizzatori o un repentino cambio di mise dettato dall’inevitabile ipersudorazione di questa serata estiva? (la cui calura è amplificata dal tendone plastificato..) Chissà..tanto l’importante in un evento simile è la musica, la musica, la musica. Perchè in un concerto dei Mogwai c’è poco da vedere, molto da stare zitti e ascoltare, lasciarsi intontire dalle luci stroboscopiche, entrare piano piano nel magma emozionale che altro non è che suono allo stato puro.
Un greatest hits eseguito con precisione svizzera e poche chiacchiere. Dagli esordi più sperimentali di Young Team all’ultimo Mr.Beast, vengono attraversate tutte le gradazioni della loro evoluzione stilistica: c’è il post rock onirico, implosivo e ambientale di metà-fine anni novanta, la ritrovata melodia romantica e drammatica dei lavori più recenti, l’attitudine shoegaze che confina con il noise più selvaggio. In due parole, istinto e matematica; la violenza che si alterna alla dolcezza, la rabbia al sonno, l’inferno alla pace dei sensi. I brani si susseguono compatti e senza sbavature, ma il meglio la band di Glasgow riesce a darlo quando si lascia andare all’afflato sonico di composizioni come Summer o Mogwai fear satan. E’ li che dal vivo i ragazzi sanno come colpire KO il pubblico, senza concedere un attimo di tregua e di respiro, amplificando la potenza distorta e terribile di brani come Glasgow mega snake e We are no here, riversandocela addosso senza pietà molto più che su disco.
Nel clou della serata, un boato accoglie le perle di Happy songs for Happy people. Gli innamorati si stringono più forte, tra Hunted by a freak e Killing all the flies. Per chi conosce a memoria il disco è una goduria, ma la differenza si sente. I Mogwai più psichedelici , in particolare quando usano il vocoder che fa tanto Air, perdono qualcosa rispetto alle versioni in studio. Il dosaggio delicato dei vari elementi si sfalza, il drumming cade come un macigno, la voce marziana sovrasta il tutto. L’acustica è comunque ottima e questa leggera perdita di resa a mio parere è dovuta proprio alla qualità della musica dei mogwai- o meglio di un aspetto della loro musica: la predisposizione all’ascolto solitario e possibilmente in cuffia, magari in una stanza chiusa e familiare, ove poter distinguere ogni singola sfumatura e crogiolarcisivi, rinchiudersi nei propri sogni e incubi personali, soggettivi e intoccabili dagli altri. Insomma un pò l’antitesi della dimensione live. Musica “isolazionista” da condividere al massimo con chi si ama.
Forse non sarete d’accordo, ma questi sono i miei Mogwai..
In un’ipotetica classifica della storia dei live bolognesi, un gradino più in basso del mitico concerto degli Slint del 4/3/2005. In ogni caso, memorabile.
E adesso tenetevi forte, su Bradley’s almanac trovate la scaletta in mp3 del live in Boston di qualche mese fa. Meglio di così..

Le foto non sono granchè, ma la luce era quella che era e la mia macchina fotografica è negata per le buone foto, visto che scatta sempre un secondo dopo…penso sia giunta l’ora di cambiarla.






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