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Sonar 2009 – Terza giornata – Sonar by Night /2

La seconda notte del Sonar by Night 2009 è ricca di spunti di interesse e di voglia di stare a sentire quel che ha ancora in serbo per noi avventori e addetti ai lavori questo grande evento di musica advanced. Arrivare presto al Sonar, con i ritmi spagnoli e nelle gambe la fatica della tre

pubblicato 22 Giugno 2009 aggiornato 31 Agosto 2020 08:44


La seconda notte del Sonar by Night 2009 è ricca di spunti di interesse e di voglia di stare a sentire quel che ha ancora in serbo per noi avventori e addetti ai lavori questo grande evento di musica advanced.

Arrivare presto al Sonar, con i ritmi spagnoli e nelle gambe la fatica della tre giorni, è una vera impresa. Ma ce la si fa, in tempo (a mezzanotte) per godersi l’esibizione di Fever Ray (ovvero Karin Elisabeth Dreijer Andersson, che gli appassionati conosceranno per il duo The Knife (Karin e il fratello, Olof Dreijer). Il mood svedese e i suoi mix di sonorità perfetti rimangono, ma il risultato è duro, avvolgente, cupo, oscuro, mai rassicurante eppure di piacevolissimo ascolto, a lasciarsi coinvolgere nel viaggio. La Dreijer Andersson ha dichiarato di aver tratto ispirazioni, per questo lavoro, dalla sua seconda maternità: dev’essere questo il motivo della sensazione di una nenia che, pur nella sua oscurità, ti culla e conforta.

Nel Sonar Club, poco più in là, è il momento più atteso della serata, almeno per quanto riguarda il sottoscritto: si esibiscono gli Orbital, i fratello Paul e Phil Hartnoll, scioltisi nel 2004 per intraprendere percorsi solisti. Anime dei rave party degli anni ’90, sono un graditissimo ritorno – ma chissà se questa esibizione coinciderà anche con un nuovo progetto discografico comune? Ci permettiamo di dubitarne – e non tradiscono, nel loro essere un classico della musica elettronica. Esibizione d’alto livello, sia visivamente che dal punto di vista delle sonorità: dopo averli sentiti, per me sarebbe fatta. Ma il programma è ancora ricchissimo.

Tadeo, dj e producer spagnolo, ha l’arduo compito di esibirsi dopo gli Orbital: è preciso, anche accattivante, ma il confronto è impietoso. Così si desiste e si passa a un altro palco.

Crystal Castles, dopo essere stato un grande successo che si è diffuso – già, queste leggende esistono ancora – attraverso MySpace, è un altro grande momento di questo sonar, con una Alice Glass che con la voce fa un po’ quel che le pare. A seguire, ritorna, dopo la prima giornata dedicata al revival ’80, Jeff Mills (aka The Wizard), ma questa volta con una selezione contemporanea. Un po’ troppo monotòna, per i gusti del sottoscritto, che preferiva Mills nella sua versione amarcord. Tuttavia va detto che il dj non è stato per nulla aiutato dalla tecnica: ancora gravi problemi e almeno sei interruzioni con l’impianto che saltava allegramente. Peccato.
Moderat


Deadmau5

Infine, la notte del Sonar regala a chi ha ancora voglia di ascoltare, ballare, saltare, la bella performance di Joel Zimmerman, che i più conosceranno come Deadmau5, e che anche i meno avvezzi avranno visto all’opera almeno in un’immagine che lo ritrae con un’enorme testa di topo come copricapo.

E’ musica dura, la sua, ma è impossibile resistere al suo sound, che ci accompagna fino alle sei del mattino, quando il Sonar, almeno per noi, si chiude. Mentre usciamo, si accosta una macchina: sono dei ragazzi italiani, che ci chiedono se sappiamo dove si può andare a far festa. Passo, è la mia risposta.