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Il meraviglioso “Solo Show” di Vinicio Capossela

Sarebbe riduttivo parlare del “Solo Show” di Vinicio Capossela semplicemente come del suo tour 2009. Chi ha avuto la fortuna (o l’avrà nelle prossime date) di poterlo vedere, ascoltare – e vivere – sa a cosa mi riferisco. Ogni serata è un evento, un vero spettacolo circense per come possiamo immaginare fossero agli inizi del

di dodo
pubblicato 28 Gennaio 2009 aggiornato 31 Agosto 2020 17:34


Sarebbe riduttivo parlare del “Solo Show” di Vinicio Capossela semplicemente come del suo tour 2009. Chi ha avuto la fortuna (o l’avrà nelle prossime date) di poterlo vedere, ascoltare – e vivere – sa a cosa mi riferisco.

Ogni serata è un evento, un vero spettacolo circense per come possiamo immaginare fossero agli inizi del secolo scorso. Ciò che più colpisce è la capacità di Vinicio di giocare con le sue canzoni, creando un immaginario favoloso ed evocando la meraviglia del circo al di là dei tanti orpelli, manifesti, giochi e giocolieri coinvolti sul palco.

Non c’è il nano ma c’è il gigante, non il leone ma un cagnetto travestito da felino. Poi il mago, l’equilibrista, i saltimbanchi. Fino alla gabbia che compare nel secondo tempo e che – nella metafora molto attuale – non serve a proteggerci da belve feroci ma al contrario a rinchiudere noi, i nostri pensieri, la nostra libertà… spesso senza che ce ne si accorga.

Uno spettacolo molto lungo e ricco che vola via velocissimo, diviso in due parti: prima i momenti più intimi tratti principalmente dal suo ultimo album “Da solo” (premiato dalla rivista inglese Mojo), poi – dopo un intermezzo di magia – scatta il delirio, il palco sembra trasformarsi per esplodere (e con lui tutta la platea) in un tripudio di musiche incalzanti, di urla, di maschere e personaggi mitici e mitologici.

Tutti passano dentro quella gabbia che viene costruita in mezzo al palco, un po’ originale idea di scena, un po’ monito. Ci finiranno anche due ragazzi del pubblico pescati sul finale (e ci rimarranno durante i bis).

Il tutto sembra distrarre dalla musica ma non è così, è lei la protagonista. Le canzoni arrivano con tutta la loro forza, spesso arricchite e modificate da nuovi arrangiamenti e armonizzazioni, adattate a un gruppo affiatato e impeccabile dove si alternano strumenti antichi e giochi raffinati: una vera banda d’altri tempi.

Capossela ci accompagna con alcuni racconti dei suoi personaggi veri e fantastici, con una lucidità ritrovata e l’approccio dell’ammaliatore che si fa compagno di viaggio, guida e complice di un’avventura davvero straordinaria. Imperdibile!

Presto su queste pagine una ricca galleria fotografica del concerto: tornate a trovarci.

Intanto vi riporto la scaletta eseguita nella data di Torino, al Teatro Alfieri, lunedì 26 gennaio (ringrazio Francesco per l’aiuto nella ricostruzione).

-Il gigante e il mago
-In clandestinità
-Parla piano
-Una giornata perfetta
-Il paradiso dei calzini
-Orfani ora
-Vetri appannati d’America
-Dall’altra parte della sera
-La faccia della terra
-Lettere di soldati
-Non c’è disaccordo nel cielo
-Bardamù
-Polka di Warsavia
-Con una rosa
-Ginnastica Russa
-Maraja
-I pagliacci
-Medusa Cha Cha
-Canzone a Manovella
-Che coss’è l’amor
-L’Uomo Vivo
-Al colosseo
-Brucia Troia
-Scivola vai via
-Ultimo amore
-All’una e trentacinque circa
-Il tanco del murazzo