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Rosmy a Blogo: “”Ho tutto tranne te” invita alla solidarietà: se manca questa, rischiamo di odiarci l’uno con l’altro” (intervista)

Intervista a Rosmy che ha da poco pubblicato il nuovo singolo “Ho tutto tranne te”

pubblicato 11 Luglio 2020 aggiornato 27 Agosto 2020 07:25

È in radio e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download “Ho tutto tranne te”, il nuovo brano della cantautrice Rosmy. È online anche il video del brano, visibile cliccando qui.

Il video di “Ho tutto tranne te” è un messaggio sociale di solidarietà, che valorizza lo straordinario impegno dei City Angels, associazione di volontariato nata a Milano nel 1994. Girato da Beppe Gallo sul Belvedere del Palazzo Lombardia di Milano, il video è uno sguardo sulla città vuota e desolata e mostra una Rosmy grintosa, ma nel contempo riflessiva, che guarda dall’alto ciò che succede, un po’ come gli angeli del film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, dove si cerca un punto di vista fuori dall’umano per far parlare luoghi, dare voce alle strade, alle piazze, ai cieli capovolti e tutto questo attraverso la musica. Protagonista del videoclip è un senzatetto, interpretato da Carlo Ponta, che trova aiuto e conforto nei City Angels, guidati dal loro fondatore Mario Furlan.

«Il videoclip è un inno al volontariato e allo straordinario impegno sociale dei City Angels i quali da anni sono un punto di riferimento sicuro per i cittadini. In questi giorni anomali, potrebbe sembrare giusto e normale, non soccorrere qualcuno che chiede aiuto, ma il distanziamento non può giustificare, diventando un alibi, quei valori che da sempre, hanno reso un essere umano tale. Solidarietà, amore, rispetto non possono essere dimenticati».

Il video è stato realizzato grazie alla Regione Lombardia e al sostegno di Ur U.I.L. Milano e Lombardia, sempre attenta ai lavoratori. Le immagini del video legate ai City Angels sono state inserite per gentile concessione di Robert Bosch S.p.A. e Don’t Movie Srl.

Scritto da Rosmy e prodotto da Cristian Milani e Michele Clivati, “HO TUTTO TRANNE TE” è un brano dalle sonorità pop rock con un arrangiamento caratterizzato da suoni elettronici. In un periodo di distanziamento fisico imposto dalle circostanze, Rosmy invita a non perdere mai di vista l’altro e mostrare supporto e vicinanza nei confronti di tutti, soprattutto dei più deboli.

Abbiamo intervistato Rosmy per parlare del nuovo singolo e di molto altro ancora. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ho tutto tranne te è il tuo nuovo singolo. Un pezzo che si adatta perfettamente in questo periodo storico con il richiamo della vicinanza, della solidarietà. Mi racconti come è nata la canzone?

In realtà non era in programma niente fino a maggio. E’ nato questo brano che ho fatto ascoltare alla produzione, tutto questo è scaturito dal fatto che non amavo il periodo che stavamo vivendo, soprattutto il fatto del distacco, del distanziamento sociale. Mi ha fatto riflettere molto. Un tema così forte come la solidarietà… pensavo agli infermieri, ai medici. Ho amici che fanno volontari al 118. Pensavo anche a quelli che stanno facendo volontariato, rischiando in prima persona. Mi è nata l’idea di valorizzare i City Angels perché è un gruppo che io seguo molto, da anni. So il loro apporto, l’aiuto che danno anche ai senzatetto, un pasto caldo, una coperta e un affetto a livello umano. Volevo valorizzare questo gruppo e ho capito la vicinanza dell’essere vicini. Temevo che il distanziamento facesse dimenticare che è importante l’altro. Da ciò è nato il pezzo.

Noi saremo migliori dopo il Covid?

Non lo so… Sto vedendo delle situazioni che non mi convincono ancora. Non so se saremo migliori ma con un trauma molto forte. Chi è più sensibile riesce a far emergere il lato migliore di sé, per altri invece sembra una cosa di passaggio. Siamo abituati ai film a volte la confondiamo con le immagini che oggi passano davanti. Non so se questo periodo abbia veramente cambiato qualcosa ma sono certa che la musica possa, invece. per questo ho voluto sottolineare che abbiamo bisogno dell’altro.

Il video è ambientato a Milano e la Lombardia è stata la regione più colpita.

Sì, io ci vivo, forse è stato anche un trauma maggiore. Tra l’altro io sono rimasta bloccata a Firenze perché avevo una produzione lì e sono rimasta da amici e parenti per due mesi e mezzo. Al mio rientro a Milano ho visto una situazione totalmente cambiata. Essere andata via in un modo ed essere tornata in un altro mi ha spiazzata totalmente. Non potevo far altro che evidenziare Milano perché è nella regione più colpita. Andare su Palazzo Lombardia, per me è stato come abbracciare una regione, non solo Milano. In una grande città dove magari non ci si conosce tra vicini, è come se volessi cantare lo stare attenti al prossimo, a cosa e a chi ci circonda.

Mi aggancio a questo. Nel periodo dei lockdown e della fase 2, vedevo molto commenti negativi, di rabbia e odio nei confronti della Lombardia come se fosse stata colpa sua. Vivendo a Milano, vedendola ferita, leggevo anche una sorta di accanimento…

Sono d’accordo con te. Quando vado in un centro commerciale c’è gente che vive tranquilla ma gente che ti guarda male se ti scappa un colpo di tosse. Non puoi tossire. Già all’epoca rilessi il capitolo del Promessi Sposi, il 33, dove parla della pestilenza. E già lì si poteva leggere quello che succedeva ai tempi della peste. Si leggeva di persone che si attaccavano l’uno con l’altro, non nasceva affatto la solidarietà ma il distacco da una società e dalla società in cui si andava. Si ghettizzava il posto dove c’era, diciamo, il caso zero. Tutto questo da un certo punto di vista è “comprensibile”, questa paura, ma bisogna riflettere, razionalizzare e chiedersi “Aspetta un attimo, perché faccio questo?”. Perché non so una mano a questa situazione? Le cose si superano, io sono positiva, ma il problema è quello che ci lascerà. La cosa più importante, ad oggi, al mondo che unisce tutti è la solidarietà. Se manca questa rischiamo di odiarci l’uno con l’altro e la natura si ribellerà in un altro modo.

In passato hai lanciato anche dei messaggi sul ghosting, sull’eutanasia e sul bullismo. Sei spesso stata in prima linea anche per sensibilizzare su altri temi…

Mi viene spontaneo. Molti mi hanno definita l’artista che tratta di temi sociali ma è semplicemente quello che mi circonda. E’ questo che crea una sensibilità in me che mi fa nascere la voglia di aiutare qualcuno attraverso la musica. Mi viene spontaneo. Tu pensa che il bullismo che tu hai citato è nato in un gruppo di lavoro con i ragazzi. Io sono anche un’insegnante e abbiamo fatto un percorso parlando di questi casi. ” Ho scelto di essere libera” è nata, in un certo senso, anche grazie e insieme a loro. Quello che volevo sottolineare era che il vero problema, in quei casi, è proprio il bullo che deve capire che certe cose non devono accadere. Con questo racconto, volevo sottolineare che ognuno di noi deve essere libero ma di fare del bene all’altro. Tutto quello che mi nasce e di cui canto è quello che sento

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