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Michele Bravi: “Ho provato a partecipare a Sanremo, non mi hanno preso: probabilmente sarebbe stato più difficile farlo che non farlo”

L’intervista di Vanity Fair a Michele Bravi.

pubblicato 26 Febbraio 2020 aggiornato 27 Agosto 2020 09:11

Ho cercato di rimanere a contatto con il reale, ma è stato impossibile. Un crollo totale. Allucinazioni visive e sonore. È difficile da far capire. Avevo perso completamente il confine tra quello che era reale e quello che non lo era. Ho avuto paura di impazzire“. Michele Bravi riparte da un disco: La Georgrafia del Buio, che uscirà il 20 marzo. “È il mio modo di indicare quello che mi è stato suggerito. Sento la responsabilità di far passare il messaggio che mi ha salvato“, racconta a Silvia Gianatti sulle pagine di Vanity Fair.

Il 22 novembre 2018 una 58enne in sella alla sua moto è morta a seguito di un incidente stradale. Accusato di omicidio stradale, Michele Bravi ha scelto di patteggiare per dire che è stata colpa sua. “Mettersi a fare un processo pubblico nei confronti di qualcuno che non c’è più e far subire quel dolore a chi quella persona l’ha persa è una cosa che non farò mai. Prendersi la colpa è la scelta di questa consapevolezza. Mi interessava poter chiudere, almeno legalmente. Per interrompere questo ciclo di dolore“. Ma il processo è stato rinviato all’11 marzo.

Michele Bravi e il Festival di Sanremo

All’interno del nuovo disco c’è una canzone, Storia del mio corpo, che parla del percorso di terapia che Michele ha deciso di fare (“Per risolvere un trauma devi risentire tutto“). Un’altra, Mantieni il bacio, racconta come la musica l’abbia salvato. “Quando la tua mente va da un’altra parte, la tua unica consapevolezza è il tuo corpo. Mi sono aggrappato alla sensazione delle labbra sul viso. Ho trattenuto in un bacio tutto il male, tutta l’aderenza con il reale, come fosse un’ancora”. Questa è anche la canzone con cui Michele si era proposto alla commissione del Festival di Sanremo 2020.

Sempre a Vanity Fair racconta:

“Ho provato, non mi hanno preso. Probabilmente sarebbe stato più difficile farlo che non farlo. C’è un dispiacere personale, non professionale. Per me dire a qualcuno di mantenere il bacio è riassumere nella maniera più potente quello che mi è stato suggerito per mesi, la forma più sintetica della salvezza al dolore. Avrei solo voluto dire quella cosa, a tante persone. Probabilmente quando ho deciso di provare non ho riflettuto troppo sulle conseguenze. Ora voglio comunque mandare quel messaggio. La voglia di fare del bene è più forte della paura. Se ora parlo, se ora canto, è solo per questo”.

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