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Levante, Magmamemoria: un disco con l’anima ardente e da ricordare, un titolo che mantiene le promesse

Levante, Magmamemoria: la recensione del disco

pubblicato 6 Ottobre 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 11:19

Levante è tornata con un nuovo album, Magmamemoria, e ha confermato la sua abilità di cantautrice, spingendosi più in là, dopo il precedente lavoro, Nel caos delle stanze stupefacenti, e facendo ancora centro.

“Lava incandescente dentro me”, il passato che non si allontana, che non dà tregua, è il tema della prima traccia, la titletrack “Magmamemoria“. Un pezzo che dura meno di un minuto ma che avvinghia, avvolge, emoziona ed esplode, secondo dopo secondo.

Andrà tutto bene, primo singolo rilasciato per questo progetto, è un grido di dolore che graffia, spiazza tra temi sociali e condivisibili critiche. Il futuro che spaventa, che sembrava così lontano e che invece si scontra tra frasi fatte, voglia di isolarsi in un abbraccio per non guardare i drammi che vivono intorno a noi. E che annichiliscono l’uomo.

Bravi tutti voi è una critica contro il mondo dell’apparenza: lo stesso colore ma con il risultato di non avere valore ma di saper brillare solamente. Il sentirsi importante, la quantità che ha il meglio sulla qualità. “Bravi bravi, bravi voi, yeah”.

“Per essere felici in due ci vuole allenamento” canta nel Regno animale, affrontando le difficoltà di un rapporto di coppia. Notti in cui pensare, sognare, ricordare, il sentimento alle prove con la frenesia del mondo quotidiano. “Per amare non esiste una patente speciale nel regno animale, con te”. Il senso di completezza e il lato complicato di poter trovare un equilibrio tra il sogno e la realtà.

L’amore torna nella traccia successiva, “Reali“, dove il sentimento è confuso tra segnali che non si sanno più riconoscere, la fatica di rincorrersi, di superare ostacoli. “Voglio il meglio di te” è la preghiera… “Sembra sempre che ti chieda i miracoli (…) e mi confondi con il peggio di te”. La sensazione di non avere una bussola in un caos emotivo.

Con Questa è l’ultima volta che ti dimentico racconta di un metaforico viaggio nelle orbite, l’attesa, l’incapacità e l’assenza di voler dimenticare, il lasciar andare Vs il trattenere mentre Se non ti vedo non esisti, titolo di un romanzo della stessa Levante, culla ancora l’ascoltatore nel sound quasi onirico e raffinato.

Il giorno prima del giorno dell’inizio non ha mai avuto fine è una raccolta e sussurrata canzone che poi prende quota, esplode, in un grido a pieni polmoni (“Tu mi dici che è tutto vero, che è tutto vero, che è la fine ma non del mondo, non moriremo, non moriremo…”). E il ricordo, finalmente, non diventa più solo addolorato struggimento ma qualcosa di rifiutare, da non volere e scacciare il più lontano possibile (“Che ci faccio col tuo ricordo, mi ci pulisco il cul0, ne farei a meno, a meno che tu non resti qui”).

In Saturno prende metaforicamente in prestito lo zodiaco per parlare di un amore vero, ucciso, “ero fuori di me” mentre in Rancore, citando Roma, c’è il racconto della fine di un rapporto (“Ed io ti vedo, ma sei morto già, alla festa del tuo funerale ho detto una preghiera per la stronza con cui mi hai confusa, spero duri ancora, n’è valsa la pena”).

Lo stretto necessario è il duetto con Carmen Consoli, uscito come secondo singolo del disco. Un atto d’amore per la Sicilia, terra di ricordi, nostalgia, profumi, odori, immagini di un passato che trasmettono ancora emozione. Un passato che resta nel sangue, nella pelle, con radici che si rimpiangono dopo aver dovuto lasciare le proprie origini (“Perché ho dovuto perderti per trovare il bello di te”).

Antonio è una traccia che rivive le sensazioni che ti provoca l’amore, la passione, irrazionale e senza un senso. (“Antonio, mi fai benissimo, Antonio, mi fai benissimo, bene così, Ma non chiedermi perché è successo, L’amore ti succede senza spiegazioni, Esci di casa dispari e ritorni pari”). L’amore che esplode in una vita vuota, la riempe, la arricchisce, la rende viva.

Arcano 13 è una sospirata e struggente riflessione sulla morte, degli altri, non della propria “Com’è stato possibile, com’è stato possibile non pensarti più” gridato, invocato, urlato “continuare a vivere senza di te”. Brividi con l’incalzare del piano, della voce e delle emozioni, per tutto il tempo della traccia.

Un disco vivo che spazia tra temi universali, personali, vissuto, che “scotta” perché nato con qualcosa da dire, con la passione di chi ama cantare e raccontare. Levante si espone, si mette in prima fila, in gioco, tra riflessioni sociali, rapporti personali e stati d’animo in cui riconoscersi. Con l’anima a nud0.

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