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Max Pezzali: “Volevo raccontare con la musica. Nonostante le critiche, nonostante gli iniziali rifiuti”

Max Pezzali, ecco alcuni passaggi dell’intervista rilasciata al Corriere

pubblicato 31 Luglio 2019 aggiornato 15 Ottobre 2020 16:24

In attesa che esca il nuovo disco (annunciato per il 2020), Max Pezzali si è raccontato in un’intervista sul Corriere. Il cantante ricorda il sogno dei genitori (il classico lavoro in banca) e i suoi desideri, da ragazzo, di inseguire e coltivare la sua passione per la musica.

Vivere in provincia all’epoca significava essere tagliati fuori, eravamo antropologicamente diversi da quelli delle grandi città, eravamo vestiti diversi, abitavamo a trenta chilometri da Milano ma era come se fossero 30 mila chilometri, era complicato anche solo relazionarsi a Milano perché ci identificavano dalla targa. Ci presentavamo fuori dai locali credendo di essere vestiti giusti ma a Milano eravamo giusti due anni prima. A quei tempi lo vedevo come un limite, in realtà è stata per me una risorsa eccezionale

Infine, il ricordo e affetto verso Claudio Cecchetto, colui che ha creduto in Max tra i primi. E da questo, ecco il bilancio sul suo sogno, ad oggi, ufficialmente realizzato:

Avere un mentore come per noi è stato Claudio Cecchetto resta fondamentale ma è la passione quella che ti fa crescere velocemente, quel quid in più che ti rende una risorsa unica. Il mio essere fallimentare rispetto al progetto che tutti avevano in mente per me, è stato un grande vantaggio perché mi ha permesso di pensare fuori dalla scatola e di perseguire con ostinazione quello che mi piaceva fare. E senza piano B mi sono concentrato solo sul piano A, convinto che nella vita volessi fare una cosa sola: raccontare con la musica. Nonostante le critiche, nonostante gli iniziali rifiuti

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