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Ylenia Lucisano a Blogo: “”Punta da un chiodo in un campo di papaveri” è un album vero, onirico e pensato col cuore”

Punta da un chiodo in un campo di papaveri, il nuovo album di Ylenia Lucisano: l’intervista su Soundsblog.it

pubblicato 6 Maggio 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 13:32

È in rotazione radiofonica e disponibile su tutte le piattaforme digitali “Non mi pento”, il singolo di Ylenia Lucisano che anticipa il suo nuovo album di inediti “Punta da un chiodo in un campo di papaveri“, disponibile da venerdì 10 maggio nei negozi, in digital download e su tutte le piattaforme streaming (distribuito da Universal Music Italia).

«Evitiamo di commettere errori per non provare rimorsi. Ma il senso di colpa immobilizza i sensi, ci esclude ogni possibilità di evoluzione per poi farci pentire di esserci lasciati sfuggire la felicità».

Prodotto, arrangiato e mixato da Taketo Gohara, il disco è composto da 11 brani scritti da Ylenia Lucisano, con la collaborazione tra musica e testo di Pasquale “Paz” Defina, Vincenzo “Cinaski” Costantino, Renato Caruso e altri musicisti.

Con il singolo “Non mi pento”, Ylenia Lucisano si è esibita sul palco del Concerto del Primo Maggio di Roma, in qualità di artista premiata da Doc Live. Grazie alla partnership tra Doc Servizi, la più grande rete di professionisti dello spettacolo, e Primo Maggio di Roma, l’artista calabrese potrà usufruire di un anno di consulenza amministrativa, manageriale, promozionale e di sviluppo dell’attività discografica professionale. Su un palcoscenico così importante come quello del Concertone, Ylenia Lucisano si è distinta per aver lanciato, all’inizio della sua performance, un messaggio contro la violenza sulle donne, riscuotendo numerosi apprezzamenti dal pubblico e dai media.

Questa la tracklist: “A casa di nessuno”, “Canzoni e pane”, “Il destino delle cose inutili”, “Meraviglia”, “Mentre fuori sta piovendo”, “La sintesi”, “Lenzuola bianche”, “Non mi pento”, “Dormire mai”, ”Finta nostalgia”, “Ti sembra normale?”.

Abbiamo intervista Ylenia in occasione della pubblicazione dell’album. Ecco cosa ci ha raccontato.

Partiamo dal tuo ritorno sul palco del Concerto del Primo Maggio. C’eri già stata anche nel 2015, quest’anno hai presentato il nuovo singolo “Non mi pento” e prima di esibirti hai lanciato un messaggio contro la violenza sulle donne, partendo dalle parole delle polemiche che vedevano poche donne in scaletta…

Diciamo che tutto è nato per sdrammatizzare un po’ questa polemica poco costruttiva che è stata fatta sulla presenza di poche donne. E’ una carenza naturale, non è nulla di legato alla manifestazione del Primo Maggio. Da lì ho voluto lanciare un messaggio sulle donne ma positivo. Ho voluto sensibilizzare contro ogni forma di violenza sulle donne. E per fortuna l’attenzione, per un po’ di minuti, si è spostata su questo aspetto. E’ stato bello portare questo messaggio sul palco dedicato ai diritti del lavoro, di un diritto che spesso viene violato troppo spesso, quello della dignità femminile.

La canzone “Non mi pento” parla di errori, rimorsi, staticità di fronte alla possibilità di conquistare la felicità. Mi racconti come è nato il brano?

E’ difficile ricordarselo, le mie canzoni nascono da diversi momenti. Più nascere dalla suggestione di un singolo attimo, poi io scrivo, lascio maturare. Non sono spesso istintiva nella creazione dei brani. “Non mi pento” nasce dal fatto che non mi piango mai addosso, quando faccio degli errori cerco di vedere il buono per portarli positivamente a un percorso di crescita. Quando li faccio cerco di metterli in una posizione di positività…

Il titolo dell’album lo trovo molto carino e curioso: “Punta da un chiodo in un campo di papaveri”.

Non ho scelto un titolo ma un’immagine perché non mi andava di dare semplicemente un titolo ma qualcosa che suscitasse un’immagine. Già chi lo legge viene catapultato in un modo quasi fantastico, onirico. Tutto nasce da un sogno che ho fatto tante notti fa e da quello ho scritto una canzone, la prima traccia del disco, A casa di nessuno.

Una sorta di immagine di Alice nel paese della meraviglie 2.0. con il chiodo in questo mondo, appunto, onirico.

Sì, ti riporta alla realtà. Non è tutto rose e fiori, un dualismo tra Alice nel Paese della meraviglie. Anche lei viene spesso riportata alla realtà in maniera particolare, descritta delle realtà della vita di tutti i giorni.

I tuoi brani sono molto personali e autobiografici. Ritornano spesso i concetti di ordine/disordine, bilanci, scelte ed errori. E’ così?

Confermo, tutto nasce da qualcosa di autobiografico, da momenti. Non ho voluto descrivere episodi particolari ma le sensazioni che mi hanno lasciato un particolare periodo della mia vita. Le parole quando nascono hanno vita propria, soprattutto quando vengono ascoltate da qualcun altro e diventano di chi le ascolta. Sono testi apparentemente semplici, quasi infantili, sembrano quasi criptici ma quello che ho scritto è quello che è. Non ci sono significati nascosti dietro la parola, è proprio quello che si legge.

Nel brano “La sintesi” parli della differenza tra la tristezza (che non ti appartiene) e, invece, la malinconia di vivere che hai…

La malinconia è follia, ti aiuta a vivere la realtà con una sensibilità diversa e accorgerti di alcune sfumature. Viene scambiata in tristezza. Sembro una persona triste probabilmente perché spesso, anche in situazioni di allegria, il mio cervello parte e inizio ad isolarmi. Sembra che abbia il broncio (ride) ma in realtà è che il mio cervello parte, inizia a cogliere alcuni aspetti di quel preciso momento che mi arrivano in maniera sottile. Mi piace essere malinconica, non è tristezza ma sensibilità diversa.

Da giovane ti esibivi nei pianobar con tuo padre alla chitarra. E il tema della famiglia torna anche nel brano “Lenzuola bianche” con il rapporto -amore e cura- che viene restituito dai genitori ai figli. Com’è il vostro rapporto? Sei sempre stata sostenuta in questo tuo percorso musicale…

Mi hanno sempre sostenuta in questo percorso. Ho sentito spesso storie di miei colleghi dove i genitori dicevano “Ok ti piace cantare ma trovati un lavoro”. Con me, invece, no. Ho la fortuna di avere un padre che ha sempre fatto musica per hobby, ha capito le mie esigenze e il valore della musica. Ho iniziato fin da piccola a guadagnarmi i primi soldi, a sudare, faticare, fare le 4 del mattino con i miei live. Mi ha insegnato i valori della musica e lo ringrazierò per sempre.

Come descriveresti il tuo album?

Per me è un disco psichedelico, surreale, onirico, illogico. L’aggettivo che lo descrive ancora di più è che è un album vero, pensato col cuore, non con la testa.

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