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Negramaro, Amore che torni: conferenza stampa in diretta

I Negramaro presentano il loro settimo album in studio alla stampa: conferenza stampa. Tutte le dichiarazioni in diretta.

pubblicato 15 Novembre 2017 aggiornato 9 Novembre 2020 17:53

  • 14.48

    La conferenza sta iniziando. Siamo al Planetario di Torino.

  • 14.49

    Giuliano Sangiorgi: “Per noi è un onore essere qui. Questo disco ha una luce incredibile, proprio perché viene dal buio. Qual era il nostro buco nero? Per la prima volta abbiamo avuto una crisi profonda. Non sapevamo se raccontarla o meno, ci siamo posti il dubbio. Ma le crisi vanno raccontate se si esce con più forza ed energia. E’ stata una crisi seria. La parola giusta è “sciolti”: ci siamo sciolti per un paio di mesi. Sono scappato a New York a scrivere e vivere da solo, provando una solitudine incredibile: era necessario scappare. Se fossi rimasto in Italia, se fossi rimasto vicino a questo buco nero, l’avremmo risolto subito e io non avrei capito tante cose”.

  • 14.52

    “Questo disco è più forte che mai per quello che comunica a noi. E’ un nuovo e incredibile inizio”.

  • 14.54

    La motivazione della crisi? “Non era la nostra yoko ono. Siamo di nuovo insieme con modalità che 15 anni fa non avremmo mai immaginato. C’è un lavoro insieme, fatto con una squadra vincente. Abbiamo voglia di vederci e sentirci con gli occhi degli altri. Le crisi le avevamo sempre superate. Questa era dovuta a un momento di cambiamento: è stato normale scappare, così come è stato normale ritornare. Voglio dire grazie a questi cinque amici: questa di noi sei è la storia più bella del mondo. Non sono i numeri, le vendite, o le views: è la nostra storia, l’ultima che parla a tante persone e viene da una cantina. Quella cantina vogliamo raccontarla ancora. I tempi sono cambiati, la televisione è diventata la cantina per molti. Noi vogliamo raccontare un passato che non è dei dinosauri, anzi può aiutare a guardare meglio il futuro”.

  • 14.58

    Gli altri: “Si era creata una sorta di assuefazione. Non pensavamo a un futuro come avremmo dovuto. Ci siamo ritrovati nel ciclo di tante attività: la gestione di questa band è molto faticosa e importante. Eravamo spaventati noi stessi, magari di sbagliare o non comunicare più come fatto finora. Era necessaria una riflessione in maniera spontanea. Non ci sono state grosse scintille, è bastato poco per far tornare il sereno. Dopo tanto tempo questa nuova carica ed energia mi ha impressionato”.

  • 15.00

    Giuliano: “Ci siamo detti: ‘Basta, vaffanculo’. Niente di più diverso delle altre volte. Era un momento preciso in cui abbiamo voluto creare un buco nero attorno a noi, forse creato più dalla paura del nostro futuro. Eravamo alla fine di un percorso, dovevamo rinnovare tutto. Quel giorno sono andato in studio e ho scritto Ci sto pensando da un po’, ma l’ho eliminata subito. Le parole registrate da mia nipote Maria Sole sono arrivate dopo: chiude il disco con le parole ‘Un nuovo inizio’. Questo nuovo inizio c’è stato davvero”.

  • 15.05

    “Ero in America, mi sentivo fuori luogo e fuori spazio. Mi sentivo un immigrato lì. Volevo ritrovare me stesso ma soprattutto ritrovare loro”.

  • 15.08

    La copertina: “L’abbiamo vissuta in corsa, con un po’ di paura. Questa crisi ci ha portato ad avere una percezione del tempo sfasata”.

  • 15.14

    Come si è ricucita la crisi? “Si è ricucita da sola. Quando sono tornato dall’America, ci siamo riappacificati in mezza giornata. Volevamo tenere duro per capirci meglio. Ci siamo rivisti a cena, io ho fatto sentire ad Andrea una canzone (che non c’è nel disco) che raccontava di una bambina che avrebbe scompigliato le carte e cambiato tutto. E raccontava un po’ la voglia mia di diventare padre. In quel momento Andrea mi ha detto di Bianca, mi ha detto che aspettava una bambina. E ci siamo abbracciati. Lì è passato tutto, in maniera naturale”.

  • 15.17

    “Abbiamo lavorato in maniera diversa a questo album. E’ successo tutto in pochissimo tempo. A novembre dello scorso anno c’è stata questa esplosione e ora c’è un album”.

  • 15.19

    “Roberto De Luca, Filippo Sugar e Caterina Caselli… hanno fatto un lavoro come si faceva 100 anni fa. Come se stessero lavorando ai loro figli”.

  • 15.21

    “Non si può fare musica se non si sta bene con le persone”.

  • 15.22

    “Questo disco ha avuto una selezione di 80 canzoni, un numero incredibile”.

  • 15.22

    “Roberto De Luca poi ci ha proposto sei stadi, dopo aver ascoltato l’album insieme a noi. Avevamo una voglia condivisa di espandere il nostro sharing e rivolgerci a tutta l’Italia”.

  • 15.23

    Il tour negli Stadi, da giugno: “Saranno mesi di grande lavoro. Il disco sta per uscire, faremo un giro promozionale e poi ci sarà da impegnarci per la costruzione dello spettacolo dal vivo. Questi show ci vedranno impegnati dal 24 giugno”.

  • 15.25

    “In una vita da band, i problemi ci sono continuamente. Ogni giorno. Siamo una piccola società: sei persone che devono interagire continuamente tra di loro. E tra questa interazione può succedere qualsiasi cosa: una mail, una parola sbagliata…”.

  • 15.30

    “Siamo soddisfatti di questo lavoro. Per la prima volta dopo tanto tempo ci siamo ritrovati a condividere delle scelte artistiche”.

  • 15.33

    Giuliano: “Io ho pensato che non saremmo più tornati insieme. Ho avuto tanta paura. Paura vera. Credevo di non tornare più indietro. Non pensavo più alla musica: sono nato scrivendo e pensando a una band, sin da bambino pensavo a stare in una band, quando ancora non sapevo né cantare né suonare la chitarra. La musica è sempre stata condivisione per me, non ‘vado a lezione di canto per presentarmi al concorso o al talent’. Il

  • 15.37

    “Tra pochi giorni andremo a X Factor, avevamo sempre detto di no finora, anche se ci siamo sempre sentiti lontani. In questa condizione nuova ci siamo resi conto che è giusto raccontare questa nostra piccola e grande s, antoriache in quei posti dove altrimenti nessuno la conoscerebbe. I ragazzini del 2000 hanno visto la musica nascere in tv, dobbiamo raccontargli anche la nostra musica, che magari per loro è anacronistica”.

  • 15.44

    Per uno come me è una canzone “dedicata” all’immigrazione: “Ha una costruzione musicale semplicissima, nasce chitarra e voce. Oggi bisogna trovare una chiave semplice per portare avanti dei contenuti profondissimi. Non bisogna rimarcare o essere ridondanti. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi dire cose importanti, non solo bella zio”.

  • 15.46

    “Io non mi riconosco come un poeta”.

  • 15.47

    “Ho paura per le famiglie musulmane nel mondo che vivono una vita di merda per colpa dei nostri pregiudizi. Non si può pensare al terrorismo solo in quel modo. Il problema è umano, bisogna comunicarlo in maniera forte. I pregiudizi devono finire: bisogna vivere e ricordarci che quelle sono semplicemente persone che muoiono, punto”.

  • 15.49

    Durante il periodo americano, Giuliano si è sentito solo: “Non ho mai avuto paura della solitudine, riesco a stare mesi solo in Italia. Questa solitudine non mi ha mai spaventato. Non mi ha mai spaventato quella di mia madre, nella quale è piombata da quando è morto mio padre. A New York ho provato una solitudine vera e tangibile, pur avendo tantissimi amici. In quel momento ho capito mia madre. Sono dovuto scappare da New York. Non ci sia sentimento più brutto della solitudine. I social ci permettono di stare vicini a tutti, mi dispiacerebbe troppo se questo si trasformasse in una solitudine sociale. Ricordiamoci che la piazza vera esiste ancora”.

  • 15.54

    La conferenza è finita.

Questa mattina i Negramaro presentano alla stampa il loro settimo album in studio, intitolato Amore che torni e in uscita venerdì 17 novembre 2017 per Sugar Music. Il disco di Giuliano Sangiorgi & Co., composto da dodici tracce, è stato anticipato dal singolo Fino all’imbrunire.

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