Home Recensioni musicali MI AMI 2017, Carmen Consoli in concerto: l’ulteriore conferma dell’impeccabile fusione intimista tra musica, arte e racconto

MI AMI 2017, Carmen Consoli in concerto: l’ulteriore conferma dell’impeccabile fusione intimista tra musica, arte e racconto

Il concerto di Carmen Consoli al MI AMI, giovedì 25 maggio 2017. Report e recensione su Blogo.it

pubblicato 26 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:44

Puntualissima, come da programma, alle 23.15 circa, Carmen Consoli ha fatto il suo ingresso sul palco per il concerto in programma al Mi Ami Festival 2017, al Magnolia. Vestita di bianco, elegante e raffinata, con alcune ciocche di capelli libere, spinte dal venticello di ieri sera, la cantante ha subito iniziato il suo concerto, accolta dagli applausi del pubblico presente. E, brano dopo brano, da un “Buonasera” a “Mi sento anche io un po’ milanese dentro!”, il feeling con i fan (e relativi accompagnatori) si è acceso sempre più. Ed è proprio per questo che sto scrivendo questo pezzo, non programmato, non previsto ma scaturito e suscitato da una serata extralavorativa, in compagnia, letteralmente rapito dall’atmosfera che si è creata.

Carmen si è esibita per oltre un’ora, suonando la chitarra, interpretando alcuni dei suoi brani più celebri (e non solo) senza mai smettere, un solo minuto, di raccontare e ammaliare. Se ci si riferisce a lei con il titolo di “Cantantessa”, direte, un motivo ci sarà. E c’è. La sua capacità di raccontarti una storia, una vita, di creare un videoclip virtuale di quello che ti sta cantando e di vivere ogni suo pezzo, è una sensazione che solo chi ha assistito ad un suo concerto, in prima persona, potrà comprendere. Non ci sono sbavature, né musicali né personali. Dall’apparente timidezza e riservatezza iniziale, è poi lei stessa a ringraziare il pubblico per la meravigliosa accoglienza che ha ricevuto. Insieme ai suoi musicisti, Carmen non ha bisogno di altro. Nessuna scenografia sfarzosa, nessun video alle spalle, non c’è semplicemente nulla da aggiungere al quadro perché è già riempito dalla musica, dai racconti musicati e dalle storie che ascolti (e canti) in una condivisione totale.

Riuscire a tenere il palco e l’attenzione alta per oltre un’ora, tutto il tempo, con musica e voce, non è da tutti. Ed è proprio questa la sua più grande forza: la capacità di sprigionare l’essenza dell’arte senza strafare in maniera forzata e senza mai esagerare. Vi faccio un esempio. Chi era fan di Carmen Consoli, ieri, conosceva tutte le canzoni che ha eseguito sul palco, le sapeva della prime note, ogni parola, perfino da quale album fosse estratto. E’ normale, penserete, se sono fan. Ma non è QUELLA la cosa strana. Chi era presente perché conosceva solo i suoi pezzi più celebri (L’ultimo bacio, Amore di Plastica, Fiori d’arancio e In Bianco e nero) si è trovato a voler ascoltare ancora più brani, anche sconosciuti. E il motivo è proprio per il discorso di prima, la capacità di Carmen di essere una cantastorie nel senso più puro e poetico del termine. Non è facile riuscire a mettere, sotto forma di canzone, un racconto nel quale potersi immedesimare o del quale appassionarsi, tenendo ben lontana la retorica classica italiana del “sole cuore amore” o “quando soffro quando non ci sei, io che solo te vorrei”. Essere in grado di farlo e ammaliare anche chi non è fan di prima leva, è quella carta in più che solo pochissimi artisti sono in grado di fare.

In un mondo sempre più urlato, egoriferito, socialdipendente e caotico, più Carmen Consoli per tutti, per favore.

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