Home Festival di Sanremo Luca Chiaravalli a Blogo: “Il mio Sanremo 2017 fra la vittoria di Gabbani, la potente ma fragile Paola Turci e la coppia Raige/Luzi”

Luca Chiaravalli a Blogo: “Il mio Sanremo 2017 fra la vittoria di Gabbani, la potente ma fragile Paola Turci e la coppia Raige/Luzi”

Intervista a Luca Chiaravalli – Sanremo 2017, la vittoria di Gabbani, la rinascita di Paola Turci e la coppia Raige/Luzi.

pubblicato 15 Febbraio 2017 aggiornato 16 Ottobre 2020 15:41

Così come Francesco Gabbani, anche il produttore, autore e direttore d’orchestra Luca Chiaravalli entra di diritto nell’albo dei vincitori di Sanremo con un traguardo importante: due vittorie di seguito (quest’anno con Gabbani, lo scorso anno con gli Stadio, nel 2015 secondo posto con Nek). Non succedeva dal biennio ’84-’85 con l’accoppiata Minellono-Farina, autori di Se m’innamoro dei Ricchi e Poveri e Ci Sarà di Al Bano e Romina.

“Mi frega il giusto dei record però è una bella soddisfazione. Questi tre Festival sono stati incredibili per me. Ogni anno ho provato sensazioni diverse. Nel 2015 con Filippo (Neviani, Nek, ndr) è andata bene dopo, con le radio. Lo scorso anno non mi aspettavo di vincere con gli Stadio, poi abbiamo pure portato a casa il Premio Bigazzi e sono successe tante belle cose. Quest’anno con Gabbani abbiamo sì vinto, ma è come se fossimo anche i vincitori morali. Non aspettandomi di salire sul podio, sabato mattina mi dicevo: ‘Caspita, siamo primi su iTunes: abbiamo già vinto'”.

Andiamo con ordine. Questo che Festival è stato? Hai lavorato ai brani di Gabbani, Turci e Raige/Luzi.

“A me è piaciuto tanto, a prescindere dall’esito finale. Se l’avessi visto da spettatore, avrei constatato che Conti è riuscito a mettere in piedi un ennesimo Sanremo speciale. Ha riportato il Festival al suo ruolo originario ovvero lanciare belle canzoni con la musica al centro di tutto. A parte la Mannoia, non avrei saputo individuare il podio finale perché c’erano tante belle canzoni. Conti, poi, ha un bel gusto. Potrebbe fare il discografico”.

Qualcuno sostiene che sia stato il ‘Festival della rottamazione’. Concordi?

“Sanremo andrebbe ‘usato’ solo quando si ha qualcosa di bello da proporre perché questa manifestazione è un veicolo promozionale incredibile. L’errore che fanno certi artisti è andare lì con un brano sanremese. Io ho sempre fatto il contrario, proponendoci con il brano più bello che avevamo. I brani della Mannoia o D’Alessio sono bellissimi, e loro sono due signor artisti, ma forse sono canzoni che la gente si aspettava da loro”.

La canzone di Gabbani è cresciuta nei giorni. E’ partita in sordina e, giorno dopo giorno, ha raggiunto la consapevolezza necessaria per vincere.

“Venerdì mattina ho pensato, ‘questo Festival non è andato né male né bene’. Ero soddisfatto ma non credevo di poter vincere. La performance di venerdì sera credo sia stata determinatante, quando Francesco è uscito vestito da scimmia, a braccia aperte, come per dire: ‘son qua, giudicatemi’. Lì ho capito che avremmo fatto una performance della madonna e così è stato. Lì, forse, è cambiato qualcosa”.

Occidentali’s Karma ha anche un significato filosofico. Unisce l’alto ed il basso?

“Fabio Ilacqua è un genio, un intellettuale vero. Il testo ed il concetto sono suoi, mentre io e Gabbani siamo intervenuti in un secondo momento con qualche frase ed aggiunta. C’abbiamo messo un mese a confezionare questa canzone, tanto tempo per gli standard musicali attuali. Anche Conti ci ha dato dei consigli ed impressioni, senza imporre nulla”.

Senza il balletto con la scimmia, Gabbani avrebbe vinto comunque?

“Secondo me il balletto con la scimmia non ha aiutato a vincere, però è un elemento che ci sta dando una grande mano a livello di mediaticità. Il concetto della scimmia deriva da Desmond Morris, la scimmia nuda, ed è stato Gabbani a tirare fuori l’idea dei movimenti. Ci sono illustri colleghi – Dalla con Attenti al lupo o Silvestri con Salirò – che già in passato avevano fatto una cosa del genere, la nostra non si tratta di una novità. Forse è stato utile per sdrammatizzare il testo, quello sì”.

L’ha reso alla portata di tutti?

“L’ha reso trasversale. Ci sono giornalisti che ritengono che questo testo sia una cazzata, è anche argomento di polemica, ma non credo l’abbiano letto attentamente”.

Il brano è in classifica in quindici Paese del mondo. Lavorerai anche alla versione eurovisiva?

“Faremo delle modifiche ed inseriremo delle parti in inglese perché, altrimenti il pubblico di riferimento rischierebbe di non capire fino in fondo il significato del testo. La scimmia messa in quel modo potrebbe sembrare una stupidata. Lo scopo è far capire il significato della canzone pure a chi non conosce la nostra lingua”.

Veniamo a Paola Turci. Il suo quinto posto mi sembra ottimo.

“E’ nato tutto per caso. Lei cercava una svolta, così ci siamo cercati e trovati. Nel frattempo con Giulia Anania e Davide Simonetta avevo scritto questo brano, declinato al maschile: doveva parlare di un uomo che, riferendosi ad una donna, le diceva di essere bella nella sua essenza. Poi Giulia ha scritto questo slogan meraviglioso, Fatti bella per te, e abbiamo pensato che poteva essere giusto per la storia di Paola. Successivamente ci siamo trovati in studio, abbiamo cambiato parti di testo e la melodia per custumizzare questo brano sulla sua anima. E’ uscita una roba potentissima”.

Questa si può considerare la rinascita di Paola Turci?

“Più che rinascita, mi piace pensare che abbiamo fatto vedere tutte le sue peculiarità. Fino ad ora è sempre rimasta compita a livello vocale. Invece ho scoperto una voce anche rock, può urlare e farsi sentire con la grinta necessaria. Le ho pure consigliato di togliersi di dosso la chitarra, che era diventata una coperta di linus, e farsi vedere come una gran donna che canta alle donne. Sul palco aveva una luce meravigliosa, quella è la vera Turci”.

Anche nella serata delle Cover ha tirato fuori una grande grinta.

“Lei è così. Non so come mai ma fino ad ora nessuna l’aveva spinta a tirare fuori questo suo aspetto. Adesso anche nella vita è ancor più raggiante, felice, aperta. Se ne frega. Lei è una donna potente ma fragile allo stesso tempo, queste caratteristiche in un’artista sono qualcosa di esplosivo”.

Invece, perché la canzone di Raige e Giulia Luzi non è stata capita?

“Non lo so. Forse un certo tipo di canzoni nel contesto sanremese perdono di bellezza. Noi ci siamo sforzati nel fare un arrangiamento ad hoc per l’orchestra però quel pezzo è bello se lo senti in radio, registrato in studio, perché è fatto di suoni elettronici. Anche Giusy Ferreri è stata penalizzata da questo aspetto”.

Togliamoci la voglia parla davvero di un atto sessuale?

“In realtà no. Quando l’abbiamo scritto – io, Zibba e Iammarino – intendevamo qualcos’altro. Non solo fare l’amore ma: siamo giovani, usciamo, divertiamoci e togliamoci la voglia. ‘Viviamoci la vita’, insomma. Forse vedere quella canzone cantanta da loro, una coppia di bei ragazzi che si guardavano in quella maniera, poteva far credere che si riferisse solo all’atto sessuale. Ma così non è”.

Con il senno di poi, tornereste a Sanremo con questa canzone e questa coppia?

“Io ci credo tanto in questo pezzo e anche nella loro interpretazione. Conti se ne era innamorato e la voleva in gara a tutti i costi. In radio sta andando meglio di tanti altri pezzi, forse l’avrei fatto uscire solo lì senza passare dal Festival”.

Quali sono i brani che ti hanno colpito di questo Sanremo?

“Mi è piaciuto tantissimo quello di Ermal Meta, Vietato Morire. Lui è come un fratello per me, anche se non lavoriamo quasi mai insieme. Conosco bene la sua vita, la sua storia, le sue canzoni. Mi aspettavo finisse sopra di ‘noi’ sul podio”.

Hai lavorato con Chiara agli esordi, regalandole Due respiri. Cosa ne pensi di questa sua svolta?

“Mauro Pagani è un grande maestro ed un grande uomo, siamo stati molto insieme durante la settimana sanremese. Nessun posto è casa mia mi sembra un brano di classe da mettere in un disco, più che un brano da singolo. Avrei sfruttato Sanremo in un altra maniera, puntando di più sui vocalizzi. Ma non si può certo dire che è un brutto brano. Invece Bravi è stato un grande. Ha fatto una ballata di una potenza esplosiva”.

Adesso su cosa ti concentrerai?

“Sono monogamo, non lavoro a più dischi contemporaneamente. Adesso sto per chiudere il disco di Paola Turci, fra due settimane lo consegneremo. Subito dopo comincio a lavorare al nuovo disco di Gabbani. Abbiamo delle idee molto forti, vogliamo fare proprio un bel disco e dare continuità a questo brano. La sfida è trovare una ballata che abbia quella forza lì e che sia emozionale al tempo stesso. Lui non ha mai fatto una ballata in senso classico”.

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