Home Iron Maiden al Sonisphere 2016: foto-report dal backstage di Roma, 24 Luglio 2016

Iron Maiden al Sonisphere 2016: foto-report dal backstage di Roma, 24 Luglio 2016

Sonisphere a Roma: se ci sei stato, ecco quello che non hai visto, se non ci sei stato, ecco tutto quello che è successo, con oltre 50 foto di tutte le band, dagli Iron Maiden a Sabaton, Saxon e Anthrax

pubblicato 25 Luglio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 15:18

Nuovo appuntamento con il Sonisphere Festival, che come da tradizione porta in Italia gli Iron Maiden ed un nutrito gruppo di band in apertura – anche se non lo si può paragonare ai famosi “festival all’estero”, di sicuro nell’edizione 2016 a Roma sono stati presenti molti nomi importanti della scena metal, accanto ad un nome nuovo e altri che, ad essere sinceri, rischiano di essere accusati di semplice nepotismo maideniano.

Rispetto ad un festival come il Gods Of Metal di Monza, per ora non ci sono live report scritti in diretta dal Sonisphere di Roma, ciononostante per questo primo resoconto cercherò di essere ciò che non sono nella vita: snello e leggero. Avremo tempo per approfondire band-per-band, e per caricare duecento foto della giornata… per ora accontentiamoci di una cinquantina, soprattutto degli Iron Maiden.

Partendo dall’inizio, comunque, questa Domenica si apre con un cielo coperto ed un vento piacevole, che allontana le paure di un caldo torrido per chi decide di passare 12 ore in prima fila incollato alla transenna urlando MAIDEN! MAIDEN! Fin dalle 11.30 del mattino (a dire il vero, raggiungendo in autobus l’Ippodromo delle Capannelle ho incontrato sui mezzi pubblici un gruppo che cantava già per strada!). All’ingresso gli sponsor regalano cappellini gialli e rossi, probabilmente salvando la vita di moltissime persone. Pensateci, la prossima volta che dovete scegliere una carta di credito prepagata, o una automobile.

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Ad aprire le danze, nomen omen, sono gli A Perfect Day, il progetto di Andrea Cantarelli (ex-Labyrinth) che ora ha trovato una formazione stabile con cui esibirsi. Il gruppo è affiatato, e decisamente felice di rappresentare l’Italia al festival: la gente reagisce con calore, rendendolo un inizio promettente.

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A seguire, il caso di nepotismo-maideniano-che-non-ti-aspetti: per tutto il tour i Maiden hanno come band d’apertura il gruppo del figlio di Steve Harris, ma i Wild Lies vedono in formazione Dylan Smith, bassista figlio di Adrian Smith, chitarrista dei Maiden.
Contrariamente alla prole di Harris, però, i Wild Lies hanno saputo costruire buone canzoni ed hanno un grande impatto scenico, fra un cantante dall’aspetto goticamente misterioso (perchè in pieno Luglio suona con una maglia nera a maniche lunghe, ed uno scialle nero sulle spalle? non lo sapremo mai), due chitarristi veri animali da palcoscenico (quello più animalesco si aggirerà nel backstage a piedi nudi per tutto il giorno), un batterista piuttosto tecnico ed un bassista che, beh, è figlio di Adrian Smith e può fare quel che vuole. Non male il loro impatto, si potrebbe anche definirli “una band da seguire”.

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Dei successivi The Raven Age, invece, abbiamo già riassunto tutto nel live report degli Iron Maiden al Forum di Assago: sono la band del figlio di Steve Harris. Tutto qui. Non sono migliorati, in questi due giorni che ci hanno separato dal concerto di Milano. Almeno ad un festival, stanno dove devono stare: non prima dei Maiden, ma quasi in apertura. E di sicuro i Wild Lies avrebbero meritato di stare sopra a loro. Mi sento un po’ un ipocrita a scriverlo qui e non averlo detto in faccia al cantante, che nel backstage mi ha chiesto la password del WiFi della produzione, e mi è sembrato un ragazzo simpatico e preoccupato di potersi connettere con sua moglie in Inghilterra.

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Si passa poi al sodo delle band del Sonisphere: a giudicare dalle magliette indossate dal pubblico, in tantissimi erano qui per i Sabaton, ed il gruppo power metal svedese non ha deluso le aspettative. Arrivano carichissimi sulle note di Ghost Division (dopo che il pubblico è stato scaldato dalla intro di “In The Army Now”), hanno un sorriso stampato sulle labbra e la missione di stampare il sorriso anche sulle labbra di tutto il pubblico, conquistando nuovi fan. Sul palco hanno un grande impatto, sia a livello musicale che scenico, con delle tamarrate già entrate nella storia del metal, come il basso con la bandiera svedese ed il giubbotto antiproiettile rinforzato (una volta simpatico vezzo, ora abbigliamento tragicamente utile e d’attualità). C’è tempo sia per le greatest hits, che per una canzone nuova (The Lost Battalion, in uscita sul nuovo disco The Last Stand il 19 Agosto e molto promettente), ed anche per un siparietto con Joakim a suonare Smoke On The Water alla chitarra, indossando uno dei cappelli gialli arrivati dal pubblico. I detrattori a priori dei Sabaton rimarranno detrattori, ma di sicuro qualche nuovo fan se lo sono guadagnato, a Roma.

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Spira la brezza del NWOBHM, quando sul palco salgono i Saxon. Madonna santa quanto è in forma Biff Byford. Ma da quanto non cantava con tale potenza? E’ uscito da poco un best-of e pure un live album, e alla fin fine è questo quel che vuole la gente: sentire Heavy Metal Thunder cantata con convinzione già al terzo pezzo, Denim & Leather nel finale… e vedere che ogni membro di questa band ci crede ancora tantissimo, e per questo dimostrando almeno dieci anni meno dell’età anagrafica.
Un aneddoto su Biff: finito il concerto si è fatto una doccia, e poi si è messo a petto nudo fuori dal camerino, con i capelli bagnati ed un asciugamano sulle spalle. Questo è vero British Steel… se lo facesse un italiano con metà dei suoi anni, probabilmente morirebbe di febbre.

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Gli Anthrax hanno fatto una cosa alla Spinal Tap incredibile, prima di salire sul palco. Avevo concordato con loro di seguirli con la telecamera nel tragitto camerino-palco. Escono dal camerino in formazione, li seguo, vanno verso il palco e poi sterzano a destra, andando da tutt’altra parte. Non capisco perchè lo facciano, li seguo. Dietro di me c’è Joey Belladonna che inizia a lamentarsi. Scott Ian sale sul tourbus! Joey si schianta contro di me quando mi fermo, e chiede perchè sono lì e non sul palco. Il tour manager gli risponde che Scott doveva far pipì. Joey è contrariato e dice che lui va sul palco subito. Il resto della band rimane ad aspettare Scott. Poi il chitarrista esce, e ci dirigiamo sul palco, dove Joey è ancora imbronciato.
Fantastico.
Il concerto, cosa volete che vi dica, con una scaletta che inizia con una canzone nuova, ma poi si spara subito Caught In A Mosh, Got The Time e Madhouse?
Sono stati potenti, sono stati entusiasmanti, sono stati iconici: Belladonna con le sue mossette finto-italiane di chi vuole parlare con le mani, mentre l’altro paisà Frank Bello faceva impazzire il suo basso. Imperdibili, ogni volta. Ringraziamo le quattro gocce di pioggia cadute durante il loro set, perchè hanno impedito alla polvere di alzarsi dal pogo.

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Appena finiti gli Anthrax, corro in zona catering per prendere della frutta. Ci trovo Adrian Smith che mangia ad un tavolo da solo. Sono le 20.20, fra 40 minuti le mani che stringono una forchetta mangiando verdure, stringeranno una chitarra. Evidentemente Adrian ha superato anni fa il classico “nervosismo da palco”, che porta a sconsigliare ai musicisti di mangiare prima di una esibizione. Accanto alla porta, c’è Nicko McBrain che parla con un vecchio amico (o amico vecchio), indossando dei pantaloni-pigiama coloratissimi. Anche lui, fra poco sarà un dio del metal, ma ora è davanti a tutti con i pantapigiami, senza problemi. Scappa via quando un tizio gli chiede una foto: la scatta, per carità, ma poi evidentemente non gradisce essere infastidito nel backstage.
Alle 21 in punto, tutti questi personaggi diventano appunto divinità del metal, quando gli Iron Maiden salgono sul palco: impegnatissimi a pestare duro sugli strumenti, impegnati a trasformare “Speed Of Light” in un nuovo classico (dal vivo suona benissimo, e Bruce la interpreta alla grande), e suonare i vecchi classici imperdibili. Fear Of The Dark, The Trooper, Number Of The Beast: c’è tutto, e Bruce dà il suo meglio nonostante un microfono che spesso faceva sparire la voce. I siparietti con un Eddie sempre più grande, i musicisti che corrono ovunque sul palco per dare a tutto il pubblico la visuale migliore… gli Iron Maiden non deludono, e Roma urla per loro. Sempre.

Qui di seguito, una galleria fotografica degli Iron Maiden, con 20 foto, ed una “essenziale” del resto del Sonisphere Festival 2016, con 30 foto – molte altre foto arriveranno a breve sulla pagina Facebook di Musicametal/Soundsblog, ed in Agosto recensiremo i gruppi uno per uno più nel dettaglio. Restate sintonizzati… e Up The Irons!

Per chi si fosse il report degli Iron Maiden a Milano: