Home Interviste Rovazzi a Blogo: “Gli haters? Li capisco, dopo Andiamo a comandare un’altra canzone”

Rovazzi a Blogo: “Gli haters? Li capisco, dopo Andiamo a comandare un’altra canzone”

Intervista a Rovazzi, il fenomeno del momento che spopola con Andiamo a comandare.

pubblicato 23 Giugno 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 16:12


“Facevo l’autore per alcuni youtuber ed il videomaker per video aziendali o musicali. A un certo punto mi sono detto: ‘Perché devo fare le cose per gli altri quando posso mettermi in gioco?’. Così ho iniziato a fare video su Facebook. I primi erano stranissimi, poi piano piano ho cominciato a fare video virali da 10-15 mila condivisioni e ho iniziato ad ingranare”. Così Fabio Rovazzi, classe 1994, racconta i suoi primi passi nel mondo del web.

Qualcuno ti ha definito un “piccolo mago del videomaking”.

“Non amo le celebrazioni, ma mi fanno piacere. La passione per il montaggio dei video ce l’ho da quando ho dieci anni, non è più andata via”.

Quando sei entrato nel mondo “Newtopia”?

“Avevo fatto un video su Facebook, ‘Come evitare il sabato sera‘. Era piaciuto a Fedez, mi aveva contattato e invitato a casa sua per una chiacchierata. Subito abbiamo iniziato a lavorare insieme, l’ho aiutato per il lato autorale dei suoi profili social e ho fatto un po’ di montaggi per lui. Siamo pure diventati amici. Poi ho fatto l’attore in alcune cose di Sorci Verdi, il programma di J-Ax su Rai 2″.

A chi è nata l’idea di farti cantare una canzone?

Andiamo a comandare è nata totalmente per scherzo, non ho la pretesa di diventare un cantante perché non so cantare. L’idea è nata da me, la canzone ed il video me li sono autoprodotti. Ho firmato con Newtopia solo dopo l’uscita del video, non prima”.

Sei l’autore del brano?

“Ho scritto tutto io, poi mi sono fatto fatto aiutare da Dante dei Two Fingerz per mettere tutto in metrica. La base è di Merk & Kremont”.

Qual è il significato di ‘andare a comandare’?

“E’ un termine che nasce sul web, anche se non se l’era cagato nessuno fino ad adesso. E’ una roba goliardia: significa sapersi divertire con qualsiasi cosa.  Io voglio far capire che non c’è bisogno di drogarsi o bere per divertirsi. Non sono un Papa Boys, però ci si può divertire senza i soliti cliché”.

Mai una canna o un bicchiere di troppo?

“Un bicchierino ogni tanto, ma non mi ubriaco quasi mai e mi basta un bicchiere di vino per sbronzarmi. Canne zero… se ne fumo una, non mi trovate più. Sono davvero così. Siamo abituati a sentire rapper che parlano di droga e alcol, io dico il contrario: non fumo, non faccio brutto e bevo acqua minerale”.

Ci tieni a precisare di non essere un cantante. Sei intonato o hai usato autotune a manetta?

“Non ci sono note alte nella canzone, è facile da cantare. Il ritornello è quasi un coro da stadio. Non abbiamo usato autotune, a me fa pure schifo. Magari qualche effetto ci è servito, ma nulla di particolare. E’ la canzone più facile dal mondo da cantare”.

L’idea del videoclip è nata da te?

“Lo script del video è nato da me, ma è stato abbastanza semplice: è un video didascalico, quel che canto succede. L’idea di coinvolgere altri youtubers (Matt & Bise, Edoardo Mecca, Amedeo Preziosi, Denny La Home oltre a Fedez e J-Ax, ndr) è nata a caso. Ho cominciato ad invitare qualcuno, poi ho cominciato a pensare che magari qualcuno che rimaneva fuori si poteva offendere. Alla fine si è creato un gruppone di gente, mi ha fatto molto piacere”.

Il video ha numeri clamorosi, 22 milioni di views. Qualcuno ha scritto che sono state comprate.

“Non mi intendo di visualizzazioni acquistate, ma credo che 22 milioni siano molto costose. Non avrebbe molto senso, quando faccio i dj-set in pista voglio gente italiana che conosce a memoria la canzone e la cantano al posto mio. Non vengono mica i messicani…”.

Gli haters, dopo il successo, saranno arrivati.

“Solita roba. Una parte di haters io la capisco, tipo quella composta dall’addetto ai lavori che prova a fare una canzone da dieci anni e continua a vendere dieci copie. Capisco il suo stato d’animo di fronte al successo di una canzone che non è una bomba né è professionale. E’ normale che si incazzino. Poi ci sono quelli che sputano sentenze senza motivo, dicono che io sarei raccomandato da Fedez e J-Ax. Vorrei dire a questa gente che nella mia vita ho fatto di tutto: il cameriere, l’animatore nei villaggi, il videomaker per le discoteche dovendo fare ‘after’ per poter consegnare il video la mattina dopo. L’ultima cosa che sono è raccomandato, non ho mai avuto contatti nella mia vita”.

“Il successo non mi ha cambiato minimamente”, hai scritto sui social. Era un post ironico, ma sembri davvero un ragazzo con i piedi per terra.

“Ne ho visti di personaggi del web che si sono montati la testa. Se uno fa cinque dischi con trecento dischi di platino come Justin Bieber, ci può anche stare che cominci a tirarsela un po’. Ma io ho in mano Andiamo a comandare che è un gioco, sarebbe stupido montarsi la testa”.

Le radio hanno cominciato a trasmettere il brano, sarai tra gli ospiti del Coca-Cola Summer Festival e hai vinto il disco d’oro solo con gli streaming. Non è pazzesco tutto ciò?

“La roba dello streaming è nata con uno scopo ben preciso. Non mi sembrava Andiamo a comandare un brano da mettere in vendita, mi sembrava più una roba da babbi. All’inizio credevo facesse 100mila views, avevo aspettative bassissime. L’abbiamo messa solo in streaming e ci è sfuggita di mano la situazione, facendo il disco d’oro. Solo da qualche giorno è uscita su iTunes… ma non per farci soldi, i proventi per una roba del genere sono tipo zero, solo perché la gente ci ha chiesto di poterla suonare in discoteca e serviva loro il file in alta qualità”.

Ne stai facendo parecchie di serate in discoteca.

“Mi stanno chiamando da parecchie parti, mi diverto. Non avevo mai sperimentato l’idea dei live in discoteca perché son sempre stato un topo da laboratorio”.

Ora ti senti un cantante? Farai altri singoli?

“Ho in preparazione un nuovo singolo che uscirà tra un po’. Però non mi ritengo un cantante, forse un ‘comico musicale’. Faccio anche lezioni di canto, ma non mi definirò mai un cantante. Vorrei portare avanti la comicità messa in musica. E’ una grossa responsabilità farsi chiamare cantante, sfregerei figure che hanno ragione di chiamarsi così. Ci sono un sacco di cantanti con una voce pazzesca, mi sembrerebbe stupido paragonarsi a loro. Il mio prodotto è una cosa diversa, non c’entra nulla con la solita musica italiana”

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