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Muhammad Ali è morto: il ricordo social di Gianni Morandi e Fiorella Mannoia

La notizia della morte di Muhammad Ali e l’omaggio via Facebook di Fiorella Mannoia e Gianni Morandi

pubblicato 4 Giugno 2016 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:10

E’ morto Muhammad Ali, la leggenda della boxe, ricoverata da alcuni giorni in ospedale a causa di problemi respiratori. Aveva 74 anni, gli ultimi 30 vissuti con il morbo di Parkinson. Muhammad Ali, nato Cassius Clay, è stato campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico a Roma ’60.

La conferma della sua scomparsa ha provocato un fiume di commenti e di condivisioni via social network. Oltre 463.000 tweet per #RIPMuhammadAli. Via Facebook, invece, ecco due lunghi commenti sulla notizia della morte di Cassius Clay. Si parte da Fiorella Mannoia che, ad esempio, via Facebook ha scritto:

Ricordo mio padre che metteva la sveglia alle 4 per vedere in diretta gli incontri di “Cassius Clay ” quello che definiva, a ragione, “il più grande campione del mondo della storia della boxe”. Io lo sentivo quando si svegliava e mi alzavo con lui, e a me che di boxe non capivo niente (neanche ora a dire la verità) piaceva guardare insieme a lui questo pugile “ballerino” questo strafottente, bellissimo e geniale campione che ci teneva incollati allo schermo, noi due soli, a volume basso alle luci dell’alba a tifare per questo campione che sembrava non toccare terra e che aveva la capacità di rendere elegante e leggiadro uno degli sport più duri al mondo.
Molto tempo dopo ho scoperto anche la grande persona che era, la sua umanità, le sue battaglie civili, il suo coraggio, che dimostrava anche, e soprattutto, fuori dal ring.
Un coraggio che ha pagato caro per molti anni della sua vita.
Come quando rifiutò di andare in Vietnam a combattere contro i vietnamiti.
“La mia coscienza non mi permette di andare a sparare a mio fratello o qualche altra persona con la pelle più scura della mia, o a gente povera e affamata nel fango per la grande e potente America, i miei nemici non sono i vietcong, loro non mi hanno mai chiamato sporco negro, i miei nemici sono qui…. allora portatemi in galera”.
Gli costò il titolo dei pesi massimi e la licenza per combattere. Fu processato e condannato a cinque anni di carcere che non scontò perchè nel 1971 la Corte Suprema, spinta da una sollevazione popolare e dall’attenzione mediatica, ribaltò la sentenza riconoscendo, per la prima volta, il diritto all’obiezione di coscienza.
Ho provato un dolore sincero ad apprendere la notizia che se n’è andato e voglio ricordarlo con la risposta che diede a un giornalista che in un intervista che gli chiese se conosceva una poesia.
Muhammad Ali declamò la poesia più corta e significativa della storia, rispose:
ME, WE.
IO, NOI.

Gianni Morandi dedica questa giornata al pugile comparso con una foto che li ritrae insieme, molti anni prima:

4 giugno.
Cassius Clay se n’è andato.
Il più grande pugile della storia della boxe, tre volte campione del mondo.
Nel 1967, fu radiato e condannato a cinque anni di carcere, per aver rifiutato di combattere nella guerra in Vietnam, con l’esercito americano.
Quattro anni dopo la Corte Suprema degli Stati Uniti, revocò il verdetto e tornò a combattere e a vincere.
Musulmano pacifista, si fece chiamare Muhammad Ali.
Da più di vent’anni, combatteva contro il morbo di Parkinson.
Ho interpretato una canzone dedicata a lui, scritta insieme a Marco Falagiani.
L’ho conosciuto a Miami nel 1975.

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