Home Interviste Tony Maiello a Blogo: “Autore? Ho dovuto scegliere: stare fermo o cercare un’alternativa per rimanere ancorato alla musica?”

Tony Maiello a Blogo: “Autore? Ho dovuto scegliere: stare fermo o cercare un’alternativa per rimanere ancorato alla musica?”

Tony Maiello è fra gli autori musicali più promettenti del momento: Guardami amore e Scriverò il tuo nome di Renga, 200 note di Laura Pausini, Zero Gravity di Lorenzo Fragola portano la sua firma. Intervista.

pubblicato 5 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 17:52

Nato a Castellammare di Stabia, classe 1989. La vita artistica di Tony Maiello sembra un viaggio sulle giostre: alti e bassi, su e giù. Al top quando ha conosciuto Mara Maionchi, è arrivato in semifinale alla prima edizione di X Factor e ha vinto la categoria Giovani del Festival di Sanremo 2010. Un po’ più in basso – come ci racconta – il periodo successivo alla rescissione del contratto con la Non ho l’età, quando è tornato a fare il grafico e assicuratore. E ora di nuovo su, fra gli “autori più promettenti” (così è stato definito) della musica pop italiana. Dove, ne siamo certi, starà per un bel po’.

Tutto è iniziato con X Factor. Oggi con maggiore consapevolezza e maturità come commenti quell’esperienza?

“La partecipazione a X Factor è stata comunque la mia prima esperienza su un palco vero, quindi non potrei mai dire di non essermi divertito e di aver fatto tesoro di tante piccole cose che nel corso degli anni mi sono comunque tornate utili”.

Avevi 19 anni. Era troppo presto?

“Se proprio devo trovare un neo ai talent è quello di parteciparvi senza un progetto alle spalle, vuoto che negli ultimi anni stanno cercando di riempire affiancando un team di autori al vincitore di turno… recentemente per esempio – insieme ad altri autori – ho preso parte alla lavorazione dell’ultimo album di Fragola (Zero Gravity) e devo dire che i risultati sono stati molto positivi. Per quanto mi riguarda non scrivevo ancora tanto a quel tempo, quindi sì, col senno di poi avrei aspettato ancora qualche annetto”.

Lì c’è stato l’incontro ed il sodalizio con Mara Maionchi. Un periodo artisticamente felice della tua vita?

“Assolutamente, sì. E’ stato un periodo felice e con un po’ di soddisfazioni, la più importante è stata sicuramente la vittoria a Sanremo Giovani nel 2010, ricordo col sorriso quei momenti”.

Ricordo delle dichiarazioni di Mara (“Lo portai a Sanremo e vinse nelle Nuove Proposte. Poi si è adagiato, stop. Forse non era ancora pronto per Sanremo”). Non vi siete lasciati in buoni rapporti?

“Quella frase mi fece un pochino raddrizzare i capelli, non fu un periodo facile quello della rescissione ed il distacco dalla Non ho l’età (l’etichetta discografica di Mara Maionchi ed Alberto Salerno, ndr). Mi distaccai da tutto. In seguito ho lavorato anche come brooker assicurativo, avevo sicuramente attraversato periodi migliori. Ma alla fine la musica ha vinto, come sempre. Se c’è una cosa che non ho mai fatto è quella di adagiarmi (ma poi su cosa?), anzi, ho continuato a scrivere e a rimettere a posto un po’ di pezzi della mia vita. Con Mara abbiamo avuto poi modo di parlare e chiarire, siamo ancora in buoni rapporti”.

A proposito di Sanremo e la vittoria con Il linguaggio della resa: non eri davvero pronto?

“Chi è davvero pronto per qualcosa che non conosce? Io non so rispondere, ma posso sicuramente dirti che ci ho sempre messo il cuore, come sempre… la musica è una passione e come tutte le passioni a volte ti emoziona, altre volte ti ammazza”.

Hai fatto sbagli che oggi non commetteresti?

“Di sbagli ne faccio tanti, non solo nel lavoro. Chi non sbaglia? Non me ne pento e ripeto, ho sempre cercato di essere cosciente in tutto quello che ho fatto, mi sono sempre preso le giuste colpe, così come mi sono difeso e difendo a spada tratta tutto il buono che conosco”.

Solo un anno e mezzo fa dicevi di esserti pentito di aver fatto X Factor e aggiungevi: “Oggi come oggi, almeno per quanto mi riguarda, continuo a far musica solo per passione. Non spero più in nulla”. In un anno, però, mi sembra siano cambiate un sacco di cose, concordi?

“Ricordo bene, questo è quello che alcuni chiamano maschere. Possiamo essere tutti e possiamo essere niente, solo quando ce le togliamo iniziamo a conoscerci davvero e capire cosa stiamo sbagliando. In quel periodo avevo la maschera della rassegnazione, della sfiducia, dell’apatia. Capita a tutti, credo. Credo di averne buttato molte di maschere ultimamente”.

Ti definiscono uno degli autori più promettenti del periodo. Perché c’è stato questo passaggio?

“Diciamo che è stato quasi un processo naturale, ma non ti nascondo che il mio progetto è sempre dietro l’angolo che aspetta di sbucare all’improvviso. Ad un certo punto ho dovuto scegliere se stare fermo oppure cercare qualche alternativa per rimanere ancorato alla musica”.

Com’è scrivere per gli altri? Cosa cambia nel processo di scrittura?

“Non cambia nulla, io scrivo per me, per quello che sento e che provo in determinati momenti. Non mi piace scrivere in funzione di o per, risulterebbe un lavoro senza anima. Non mi piace pensare alle canzoni come una catena di montaggio: io scrivo e propongo, poi quello che succede dopo è solo una questione di pelle e di gusto”.

Si guadagna di più facendo gli autori?

“Ci sono autori che hanno creato veri imperi, ma i brani ‘sempreverdi’ sono sempre più rari. Quello varia da tanti fattori, non saprei, so solo che la SIAE mi pagherà tra un anno i nuovi lavori pubblicati in veste di autore (ride, ndr)”.

A proposito di incassi e ‘diritti’, che ne pensi dell’addio di Fedez a Siae?

“Mah, io penso che, a prescindere da tutto, ognuno è libero di scegliere come tutelare le proprie opere, dovremmo ampliare il discorso e tirare in ballo modalità, tempi e termini di una società rispetto ad un’altra e credo non basterebbe un’intervista. Da quello che so, la SIAE è una delle poche società che ha una percentuale molto bassa per le commissioni di amministrazione (credo intorno al 20% più o meno). Fin ora non posso lamentarmi, potrebbero sicuramente adottare un sistema di deposito più veloce come in Svizzera, che se non sbaglio per tutelare un’opera puoi allegare anche un mp3 online. Questa sì che sarebbe una bella cosa”.

Sei molto prolifico?

“Scrivo sempre e solo di getto, magari ogni tanto mi ritrovo con qualche amico e si scrive insieme, ma sempre di getto e non per qualcuno in particolar modo. I brani che tengo per me sono di solito quelli che potrei cantare solo io, ma solo per una questione di contenuti, di storia”.

Guardami amore è l’ultimo singolo di Francesco Renga, composto – anche – da te. Ci racconti questo brano e la collaborazione con Renga?

“Mi sono avvicinato a Francesco tramite un addetto ai lavori al quale avevo fatto ascoltare un po’ di brani, successivamente ci siamo conosciuti di persona e sono nate tre canzoni contenute nel suo nuovo album, tra cui Guardami amore e Scriverò il tuo nome (la title-track, ndr). Di solito il significato delle canzoni lo tengo per me, mi piace leggere interpretazioni diverse dalla mia. Credo sia la vera forza di un brano”.

200 note di Laura Pausini è il brano “più bello che io abbia mai composto”. Confermi?

“Confermo e l’ho scritto anche pubblicamente. 200 Note è una canzone che conservavo da 5 anni, l’ho scritta in un periodo molto particolare e l’ho sempre tenuta lì nel cassetto un po’ per forza e un po’ per scelta. È un brano a cui sono legato molto per quello che racconta e sono felice che abbia potuto finalmente vedere la luce con la voce di Laura”.

Stai lavorando su altri progetti o brani ‘da autore’?

“Ci sono altri progetti in uscita altrettanto belli, ma non perché abbia scritto anche io, ma perché sono artisti italiani che stimo particolarmente”.

E, invece, continua la tua attività da solista? Ci sono progetti?

“Con la società di edizioni Il Branco – fondata insieme a Sabatino Salvati ed Enrico Palmosi – abbiamo da poco firmato un’esclusiva con Sony/ATV per quanto riguarda il discorso autore. Per il discorso ‘cantante’, invece, ancora nessun contratto, ma c’è tempo. Il progetto c’è e aspettiamo soltanto il momento giusto per far ascoltare qualcosa di nuovo”.

Oggi come ti definisci?

“Un po’ autore e un po’ cantante, facciamo cantautore? (ride, ndr)”.

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