Home Jovanotti: “Per i concerti l’energia non manca, il problema sono i tempi di recupero”

Jovanotti: “Per i concerti l’energia non manca, il problema sono i tempi di recupero”

Il cantautore parla dei suoi live show. Il 19 gennaio l’ultimo concerto del tour

pubblicato 8 Gennaio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 22:17

Il 19 gennaio prossimo si chiuderà con la seconda tappa di Firenze il tour Lorenzo nei Palasport 2015/2016. Jovanotti i un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica ha parlato della fatica fisica che si fa sentire durante i suoi live:

Beh, avendo quasi cinquant’anni devo anche stare attento a certe cose, seguo un programma di alimentazione, insomma ci vuole una certa preparazione, o meglio diciamo che l’energia non manca, quando sono sul palco è come se avessi diciannove anni, quello che comincia a venire meno sono i tempi di recupero, la sera ho diciannove anni, il giorno dopo ce li ho tutti e quarantanove.

E ne sa qualcosa la moglie Francesca Valiani, che su Instagram racconta attraverso foto come quella qui sotto le modalità di recupero fisico adottate dal marito dopo i concerti.

@lorenzojova al gelo #lorenzoneipalasport2015

Una foto pubblicata da fravaliani (@fravaliani) in data:

Jovanotti è stato interpellato sulla macchina organizzativa che nel tempo ha fatto sì che il suo live show venga considerati tra i più innovativi e moderni in Italia.

È un’azienda, è vero, o meglio un’impresa nel doppio senso, aziendale ma anche cavalleresca, impresa nel senso che abbiamo una missione: costruire uno spettacolo che lasci il segno, una sensazione che noi stessi non sappiamo bene cos’è. (…) È un’azienda, sì, in cui lavorano centinaia di persone: luci, effetti speciali, progettazione, allenatori, trainer, alimentazione, trasporti, è una macchina grossa. Sto dimostrando che è possibile, il tour sta in piedi da un punto di vista artistico, economico, la gente esce appagata, è possibile anche in questo momento storico. Non senza un lavoro incessante. Per carità non faccio il minatore, faccio un lavoro bellissimo e ogni mattina ringrazio il cielo di poterlo fare, però sia chiaro è un lavoro, fatto di dettagli estremi, di estrema cura. Io non sono come Adele, lì apri il microfono e boom, basta quello. Ma c’è un altro linguaggio che non va per sottrazione ma per addizione, fino a creare una specie di cosmo, io creo un caos dal quale scaturisce un’armonia.

Infine, a proposito di futuro, fermo restando che per tutto il 2016 non ci saranno nuove date, Jova ha detto:

Una nuova sfida potrebbe essere quella di uscire da una logica generazionale, o anche quella di non consolare necessariamente il mio pubblico, confortarlo con lo stesso linguaggio. La sfida è progettare il futuro, capire cosa mi piace, dov’è la modernità nel mio linguaggio, quanto posso spingere avanti o indietro, visto che oggi la musica è contemporaneità infinita: massimo dell’elettronica e poi voce e pianoforte, anche nel repertorio dello stesso artista. Il caos non mi ha mai fatto paura, il lusso della scelta lo vivo proprio come un lusso, e me lo godo tutto, non mi spaventa il futuro. Sarà un anno di sviluppo, di riposo, per vedere cosa c’è nel futuro. La vedo la gente che ho di fronte ogni sera: c’è una delega, c’è fiducia, e io questa fiducia me la giocherò, ma per cambiare.