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Refused al Live Club di Trezzo: il report del concerto

La band di Dennis Lyxzén ha messo, semplicemente, a ferro e fuoco il locale. Davvero una lezione di gran classe

pubblicato 17 Ottobre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 01:12

Andare ad un concerto con aspettative altissime è molto rischioso, soprattutto nel caso di una band che si è riformata quando nessuno ormai ci sperava più.

Ma i Refused, che abbiamo già visto all’opera qualche anno fa, freschi di reunion, di ‘supporto’ ai Soundgarden (supporto per modo di dire, considerata la caratura della band svedese. Per chi non lo sapesse, autrice di una pagina fondante della storia del punk hardcore, vedi alla voce “New Noise/The Shape of Punk to Come”) ieri sera al Live Club di Trezzo d’Adda hanno dimostrato di essere una delle migliori band live ever, se ancora ci fosse qualche dubbio.

Hanno infatti dimostrato di saperci ancora fare, e alla grande: guidati dal capopopolo Dennis Lyxzén, hanno dato vita ad uno spettacolo che ha appagato sotto ogni aspetto le previsioni, fin dall’attesissimo annuncio del loro ritorno sui palchi post pubblicazione di “Freedom”disco (eccellente) che inspiegabilmente non è piaciuto a tanti, probabilmente vittima del mai tramontato pregiudizio ‘erano meglio prima’, o peggio, ‘ si son riformati per soldi’ -.

“Freedom in not free”

ha ripetuto a più riprese un Lyxzén in piena forma, che ha dato sfoggio della sua inesauribile energia ballando, saltando e anche scendendo in mezzo al pubblico.

La libertà non va mai data per scontata anzi, bisogna sempre lottare per lei: non potevano quindi mancare, tra un brano e l’altro, gli appelli pro-rifugiati e un – apprezzatissimo – piccolo sermone/appello in cui gli uomini sono stati invitati a liberarsi dalla mentalità maschilista. Un insegnamento, quello del valore della libertà, tratto dalla filosofia punk hardcore da cui i Refused hanno sempre attinto a piene mani fin dagli albori.

Insomma la band di Umea ha messo a punto una irripetibile lezione di stile, soddisfacendo anche i più dubbiosi con la ricca scaletta, che ha attraversato tutti i caposaldi della loro storia.

Nota di merito anche al gruppo di supporto, i Love in Elevator, interessante combo tutto italiano dalle sonorità alternative/noise di stampo Nineties, che si è dimostrato pienamente all’altezza.