Home Interviste Ti lascio una canzone, i Gravity Sixty a Blogo: “Amiamo il rock. Nel programma non c’è competizione”

Ti lascio una canzone, i Gravity Sixty a Blogo: “Amiamo il rock. Nel programma non c’è competizione”

Ti lascio una canzone 2015, Blogo intervista Mauro, il bassista dei Gravity Sixty. Leggi le dichiarazioni.

pubblicato 16 Ottobre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 01:14

I Gravity Sixty sono uno dei gruppi che si esibiscono, quest’anno, nell’edizione 2015 di Ti lascio una canzone. E la loro partecipazione nel programma condotto da Antonella Clerici, ha reso orgogliosi anche gli abitanti di Nuoro e della Sardegna. Loro sono Stefano Puggioni, chitarra, Michele Carta -chitarrista e batterista, Paolino Fois chitarra ritmica, il cantante Simone Puggioni e poi il bassista Mauro Tore e il batterista Stefano Delussu.

Noi di Blogo abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Mauro, il bassista della band. Ecco cosa ci ha raccontato.

Avete cantato canzoni molto diverse nel programma da Sweet Child Of Mine a Il tempo di morire. Com’è passare da un genere all’altro da una settimana all’altra?

I generi sono diversi ma sono quelli che piacciono a noi. Ci piace un po’ però rimaniamo sempre sul nostro stile che è un po’ rock. Possiamo accettare quindi canzoni diverse rimodernandole.

C’è un vostro genere preferito quindi, il rock. E un brano che sentite il vostro cavallo di battaglia?

Il nostro cavallo di battaglia è Il tempo di morire, diciamo che si è capito un po’ dalla prima puntata. Il genere che ci piace di più è il rock, hard rock.

I gruppi che ascoltate voi?

Ascoltiamo molto gli AC/DC, Guns N’ Roses, Black Sabbath, Pink Floyd e Doors. Generi vari e diversi anche se non tutti sono duri come prediligiamo noi.

Come descriveresti l’atmosfera e l’esperienza a Ti lascio una canzone in queste settimane? Che bilancio faresti?

A noi piace stare qua, ci trattano veramente bene, ci piace suonare e fare conoscenza con gli altri partecipanti. Siamo amici con loro, non c’è un’atmosfera di tensione, assolutamente. Noi proviamo a fare amicizia con tutti e quando suoniamo ci divertiamo tantissimo.

Come sono nati i Gravity Sixty?

Sono nati dall’amore per la musica che ascotavamo. Io, insieme a miei amici, ci siamo paragonati su gusti che ci piacevano., Abbiamo visto che combaciavano e piano piano abbiamo iniziato a suonare. E abbiamo iniziato a studiare e provare più volte a settimana. Infine c’è stata la possibilità di suonare a Ti lascio una canzone. L’abbiamo colta come un gioco, non la viviamo come una competizione, abbiamo passato i provini ed eccoci qua.

Dove vi immaginereste fra un anno? Vi piacerebbe quindi continuare?

Il nostro sogno sì, sarebbe quello, ci piacerebbe tantissimo continuare a suonare. Onestamente non so come andranno le cose, non ne ho la minima idea, dipende da quello che succederà, avremo magari l’occasione di suonare su altri palchi… Non so ancora, il sogno sarebbe ovviamente fare il musicista di professione ma non è tanto facile, è un po’ difficile.

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