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Rihanna: “Il razzismo nella musica non finisce mai”

La popstar di Barbados ha fotografato una situazione sociale ancora molto viva nell’industria musicale.

pubblicato 13 Ottobre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 01:19

Rihanna non è soltanto la popstar planetaria di Umbrella o Four Five Seconds, in grado di conquistarsi il suo speciale gradino sulla scala delle dive del pop mondiale: la fanciulla di Barbados ha dimostrato in una lunga e bellissima intervista al New York Times condotta da Miranda July (una delle più amate donne dell’indie americano musicale e artistico) di avere anche un cervello attivo e sveglio.

In attesa dell’uscita del nuovo album Anti, del quale si conosce a malapena la copertina ma non la data di uscita prevista, Rihanna ha parlato con Miranda July di un problema che sembra ancora molto vivo nell’industria musicale contemporanea: quello del razzismo.

Essendo lei mulatta, si è trovata spesso a fronteggiare problemi di discriminazione o pregiudizio relativi al colore della pelle:

Devo ricordarmi in continuazione che le persone ti giudicano perché sei “impacchettata” in un certo mondo. Le persone sono programmate a pensare che se ti passa vicino un uomo di colore con indosso una felpa col cappuccio, devi tenerti stretta la borsetta. Per quanto mi riguarda si tratta anche di piccole cose, scenari nei quali le persone assumono e giudicano qualcosa di me senza conoscermi, ma solo da come sono fatta.

In sostanza, il razzismo nella musica non finisce mai, secondo Rihanna: è proprio l’industria musicale ad essere inquadrata in un certo modo.

Quando ho cominciato a capire la differenza, o comunque a vedere che era la mia razza ad essere sottolineata, era più o meno nel periodo in cui ho cominciato a entrare nel mondo degli affari. Non finisce mai, comunque. È ancora una cosa molto forte. Ed è la cosa che mi fa venir voglia di dimostrare alle persone che hanno torto. Quasi mi eccita; so quello che si aspettano e non vedo l’ora di fargli vedere che sono qui per superare quelle aspettative.

Via | New York Times

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