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Tokio Hotel: intervista di Sorrisi e analisi del fenomeno

Oggi è uscito in edicola il nuovo numero di Sorrisi con in copertina i Tokio Hotel, ormai pronti a tornare in Italia per tre date, 23, 25 e 26 marzo. Nell’intervista non ci sono notizie molto nuove: l’origine della formazione del gruppo (due sono gemelli e gli altri due li hanno conosciuti nello stesso circolo

di aleali
pubblicato 17 Marzo 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 22:32


Oggi è uscito in edicola il nuovo numero di Sorrisi con in copertina i Tokio Hotel, ormai pronti a tornare in Italia per tre date, 23, 25 e 26 marzo. Nell’intervista non ci sono notizie molto nuove: l’origine della formazione del gruppo (due sono gemelli e gli altri due li hanno conosciuti nello stesso circolo musicale). La partecipazione al talent show “Kinder Star Search” al quale non hanno vinto ma da cui è nata l’esperienza di produzione di Peter Hoffman, che ha creduto in loro e ha fatto dei Tokio quello che sono oggi.

Forse non molti sanno che i capelli di Bill sono ricci, che il trucco che usa non è solo per il palcoscenico ma anche nella vita quotidiana. Non c’è mai stato un leader e hanno raggiunto attraverso internet il diploma, chiudendo definitivamente con la scuola.

Oltre a queste info da fanzine, interessante è l’articolo successivo che va ad analizzare in maniera più “professionale” il fenomeno Tokio Hotel. Andiamo a riassumere le dichiarazioni dei grandi nomi chiamati all’appello in occasione di questa cover story dedicata al gruppo.

Claudio Cecchetto ritiene che tecnicamente siano superiori alle altre emo band in circolazione e che lo stile di Bill è assolutamente inconfondibile, vicino ad artisti come David Bowie. Enrico Ruggeri dice che lo stile efebico dell’artista affascina molto le ragazze che stanno per diventare giovani donne.

I Sonohra sostengono che la loro arma vincente è la sonorità che si mescola con la musica anni ’80, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che gli ricordano gli Europe e che il loro successo è determinato dalla mobilitazione della rete.

Secondo Matteo Maffucci degli Zero Assoluto erano molto più credibili agli esordi, quando nel complesso risultavano meno plasticosi. Federico Moccia, il famoso scrittore di libri dedicati ai giovani, dice che i Tokio Hotel sono la proiezione fisica di un desiderio di ribellione dei ragazzi.

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