Home Paolo Limiti contro Marco Mengoni: “Grande talento ma brutto repertorio”

Paolo Limiti contro Marco Mengoni: “Grande talento ma brutto repertorio”

A Paolo Limiti non piacciono i talent. E ne ha anche per Marco Mengoni…

pubblicato 29 Dicembre 2014 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:25

È un Paolo Limiti davvero senza limiti quello intervistato da Vero Tv. La memoria storica della musica italiana e internazionale non è ottimista sulla situazione attuale nel mondo delle sette note. Soprattutto di quella nostrana. Parla infatti di vuoto culturale e di mancanza di scolarizzazione che avrebbero inevitabilmente portato alla nascita (quando non al successo) di canzoni brutte. E nel calderone ci finisce pure un insospettabile: Marco Mengoni.

Limiti non vede di buon occhio il mondo dei talent soprattutto perché non li trova in grado di costruire una vera e propria carriera per chi vi partecipa. Una volta spente le telecamere, finisce anche il presunto successo, perfino per il vincitore:

In sé questi programmi sarebbero anche delle buone vetrine per i giovani artisti. Però mancano i buoni pezzi musicali da cantare. In ogni caso non rappresentano una vera novità: già negli anni Cinquanta Nunzio Filogamo presentava Il microfono è vostro, un programma che dava la possibilità a chiunque di salire sul palco e cantare.

Ma ciò non toglie che ci siano delle eccezioni

Qualcuno molto bravo c’è. Parlo per esempio di Marco Mengoni, che però non dispone purtroppo di un repertorio all’altezza del suo talento. Ripeto, mancano bravi autori, produttori, case discografiche lungimiranti. Un artista può anche essere talentuoso ma, se poi non ha la possibilità di affidarsi a una macchina che funziona, non arriva da nessuna parte.

E com’è che questa “macchina” non funziona?

Credo che ci sia stata un’evoluzione in negativo. Quello che è appena iniziato è un secolo di decadenza artistica in tutti i settori, non solo nella musica. Negli ultimi decenni è cambiata la nostra società e abbiamo vissuto un vuoto culturale. Le nuove generazioni non hanno a disposizione punti di riferimento a cui ispirarsi. In più c’è una grande mancanza di scolarizzazione: se un artista non studia la storia della musica non potrà mai raggiungere dei traguardi.

Infine, l’epitaffio:

Le canzoni brutte oggi sono molto più numerose, in proporzione, rispetto a un tempo. I brani che allora consideravamo mediocri oggi sarebbero dei capolavori

Siete d’accordo?

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Marco Mengoni