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Grossi guai per la EMI, rischia di perdere i Coldplay

La notizia, anche se non confermata, sta facendo velocemente il giro del mondo (e della rete): i Coldplay starebbero meditando di lasciare la EMI, la più nota e potente casa discografica inglese, che dopo l’abbandono dei Radiohead non sta certo passando un bel periodo. Tanto da pensare addirittura di licenziare gli artisti meno produttivi, gente

pubblicato 9 Gennaio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 23:37



La notizia, anche se non confermata, sta facendo velocemente il giro del mondo (e della rete): i Coldplay starebbero meditando di lasciare la EMI, la più nota e potente casa discografica inglese, che dopo l’abbandono dei Radiohead non sta certo passando un bel periodo. Tanto da pensare addirittura di licenziare gli artisti meno produttivi, gente come Robbie Williams e Kylie Minogue.

La notizia arriva dal Daily Star, una specie di giornale scandalistico inglese che cita una “generica” fonte vicino alla band, nulla quindi di ufficiale. Non è comunque arrivata la smentita, e per ora ci possiamo anche credere. Anche perchè, con l’uscita di Prospekt, il contratto della band con l’etichetta sarà in dirittura d’arrivo e non ci sono ancora notizie di un rinnovo.

Possibile quindi che il gruppo intenda arrivare alla sua naturale scadenza, probabilmente nel 2009, per poi fare da soli sulla scia di Tom York e soci.

La EMI inoltre sta passando un periodo di profonda ristrutturazione, voluta dal gruppo finanziario Terra Firma che ha acquisito l’etichetta solo l’anno scorso. Ennesima vittima di queste politiche è Tony Wadsworth, a capo della EMI da 26 anni, uno che ha scoperto e lanciato Radiohead, Blur e Oasis (praticamente il miglior rock britannico degli ultimi vent’anni).

Licenziato dalla nuova propietà, non verrà sostituito, ma le sue responsabilità saranno ripartite su più figure minori. Insomma il messaggio e chiaro: risparmiare non solo sugli artisti ma anche sui dirigenti. C’è da chiedersi solo come prenderanno gli azionisti il possibile abbandono dei Coldplay, visto che nel 2005 il semplice ritardo nella pubblicazione di X&Y causò ingenti perdite in borsa.

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