Home Interviste Nobraino, Lorenzo Kruger a Soundsblog: “Il nostro disco ha una profondità da ascoltare con attenzione”

Nobraino, Lorenzo Kruger a Soundsblog: “Il nostro disco ha una profondità da ascoltare con attenzione”

Il cantante dei Nobraino ha raccontato a Soundsblog il nuovo disco e il tour in partenza, oltre a dare la sua opinione personale sulla discografia in Italia e su… Sanremo.

pubblicato 22 Gennaio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 23:21

Lorenzo Kruger dei Nobraino accusa il fuso orario.

Potrebbe sembrare assurdo dato che si trova solo a Milano, ma a quanto pare la città ambrosiana ha obbligato il cantante della band ad un risveglio troppo anticipato dalla natia Romagna; la voce suona profonda come nei dischi, con una vena di impostazione teatrale che non riesce a nascondere le famigerate “e” strette dei romagnoli.

Nonostante gli sfasamenti di fuso orario, Lorenzo Kruger si è prestato all’intervista di Soundsblog per parlare un po’ del nuovo disco L’ultimo dei Nobraino, in uscita il prossimo 4 Febbraio 2014 e anticipato dal singolo Bigamionista, in giro per le radio e molto apprezzato da pubblico e dai fan della band; sono venute fuori delle considerazioni molto interessanti anche sullo stato della musica italiana contemporanea, sul tour, e sulla voglia di tentare la carta dell’emigrazione all’estero per non autocostringersi nei propri confini italiani.

Nobraino, Lorenzo Kruger intervistato da Soundsblog

Ciao Lorenzo, tutto bene?

Sì, non mi lamento. A parte il fuso orario di Milano, ma va bene..

Volevo farti un po’ di domande perché quando siamo usciti con l’articolo su Bigamionista, la gente si è incuriosita e ci ha chiesto un po’ di cose. Volevo sapere qualche aneddoto speciale sulla registrazione di questo disco, l’ispirazione delle canzoni, un po’ di storia…

Impegnativa questa cosa…faccio sempre tutto in uno stato di massima incoscienza, è un terreno arido in quella direzione. Se hai voglia di farmi delle domande è meglio, non lasciarmi spazi troppo vaghi perché mi perdo!

Ok, allora non ti lascio troppo libero. Le ispirazioni delle canzoni, i temi principali che avete affrontato nelle canzoni di questo disco?

Tieni presente che la band praticamente lavora su canzoni che io scrivo per i fatti miei, ma che ne so… nella normalità della mia casa, al pianoforte. Quindi questo viene fatto in maniera continuativa, non c’è un momento in cui ci fermiamo, ci chiudiamo in uno studio e fotografiamo un momento. La selezione viene fatta abbastanza casualmente di volta in volta, per cui magari brani che non erano stati considerati per il vecchio disco sono in questo, oppure brani che sono stati arrangiati durante un tour, o… Per cui non si può fare un fil rouge perché tutto è molto scollegato. Il punto di vista è quello, i musicisti sono quelli, la voce è quella. Una cosa che mi hanno fatto notare è che in questo disco c’è un po’ più di amore come tema trattato, che io cerco di bistrattare per avere sempre una posizione diversa e senza usare mai la parola amore.
Per il resto cerco di scrivere su temi che mi divertano ma non che siano divertenti, deve essere stimolante scriverci sopra, fare una metrica. Non solo molto brano a tenere un aplomb rispetto alla scrittura, a trattare solo certe cose piuttosto che voler dare un’immagine di me come scrittore di canzoni. Ci sono cose abbastanza serie e altre come Bella polkona. Perché descriversi quando si possono descrivere gli altri?

Il tour? Naturalmente presenterete i brani di questo album ma anche brani del passato. Cosa bisogna aspettarsi? Nuovi arrangiamenti? Nuove cover?

Diciamo che rispetto al tour che è andato avanti fino ad adesso sicuramente verranno presentate le canzoni del disco che non sono stati suonati, perché in realtà cinque o sei erano già state fatte. Non amiamo molto riarrangiare i nostri brani, e non penso che sia un’operazione apprezzata anche dal pubblico o comunque… Dal sottoscritto no, perché raramente trovo che ci sia una versione migliore di quella originale. Poi già succede che il disco contiene una versione già edulcorata dal resto, è pensata per funzionare al meglio con gli strumenti. Bisogna far funzionare una canzone in maniera spartana: sugli ultimi due dischi certe canzoni suonano come se ci fossero dieci strumentisti, si pensa più che altro a far rendere quel suono dal vivo. Dal punto di vista delle cover, sicuramente Clandestino (di Manu Chao, ndA) che abbiamo messo su per uno spettacolo quest’anno, poi qualcosa di italiano, una cosa davvero piacevole, penso che lo presenteremo nel prossimo tour. Poi dobbiamo finire il lavoro sul questo tour, perché tendenzialmente il concerto sarà quello che abbiamo portato in giro e non abbiamo voluto allargare i costi, per cui farci prendere dalla smania anche no, devi stare dalla parte di chi ti ascolta e mantenere la linea di uno show che ancora molti devono vedere.

Cosa ne pensi della situazione musicale contemporanea in Italia? Mi rendo conto che sia una domanda impegnativa per chi si occupa di musica…

Da un alto bene, nel senso che la nostra esperienza è sicuramente positiva. Sicuramente ci vuole una maggiore coscienza da parte di chi affronta la cosa, perché non è ovviamente un momento d’oro per la discografia: c’è il problema della crisi economica, insomma. Dall’altro la tecnologia ha dato una spinta fortissima per certi versi alla musica online, ma la discografia in sé ha accusato il colpo e sta ancora cercando di reagire. Però ho fiducia, molto dipende dallo sviluppo della tecnologia stessa, la musica digitale tenderà a cambiare la natura umana. Al momento siamo ancora molto analogici. Ci sarà un ritorno ad un consumo e ad un metodo di pagamento diverso. Per sentirsi un brano basta avere un telefonino che funziona, sarà più scomodo doverlo piratare..

Progetti di espansione all’estero? Ci avete pensato?

Magari! Adesso finiamo di fare l’Italia e poi dopo… sicuramente è un obiettivo da porsi, uno perché ecco, stare in giro.. e poi per la creazione di un movimento più europeo. Siamo tutti tristemente barricati nei nostri confini, invece dovremmo ascoltare più musica che proviene da fuori.

Ti faccio una domanda che io ho definito “domanda stupidaggine” (in realtà era c*zzata ma mi pareva brutto dire le parolacce nell’intervista, ndA) però, visto che tra poco comincia… Sanremo. Ci andreste? Ci andrete? Come vi ponete di fronte a Sanremo?

Anche quest’anno non ci hanno invitato…

Accettereste se vi chiamassero a suonare a Sanremo?

Assolutamente sì, è il mio lavoro: chiamalo come vuoi, ma è stare sul palcoscenico. Faccio quello che mi sento di fare, quello che sento mio. Non so come dire, non vorrei sembrare troppo sbadato, ma penso che si debba suonare senza tante “s3ghe”.

Questa è una bella frase, sono d’accordo! Vuoi dare un consiglio di ascolto per il disco?

Il nostro disco? Sicuramente ascoltarlo più volte, perché comunque ha una sua profondità. Anche se alcuni testi si divertono a comparire  magari un po’ sciocchi, in realtà no, hanno una natura diversa. Anche i testi sono diversi.

Le cose che sembrano sciocche in realtà hanno una loro profondità che va ascoltata con attenzione…

Mi auguro!

Foto | Facebook

Interviste