Home Festival di Sanremo Perturbazione, Tommaso Cerasuolo: “Il pubblico di Sanremo non ci conosce. Ed è un vantaggio”

Perturbazione, Tommaso Cerasuolo: “Il pubblico di Sanremo non ci conosce. Ed è un vantaggio”

Perturbazione, Tommaso Cerasuolo si racconta a SoundsBlog tra Sanremo e (le mancanze dei) talent show. Ma il vero nemico è…Babbo Natale!

di grazias
pubblicato 28 Dicembre 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 00:29

I Perturbazione sono in gara al prossimo Festival di Sanremo e se non li conoscete, dovreste. Perché i sei ragazzi di Torino durante i loro venticinque anni di carriera sono riusciti a mantenersi quasi sempre all’altezza delle aspettative del pubblico che li segue. Cioè di quella nicchia in cui si sono sempre trovati benissimo ma che, ora che sono arrivati al sesto disco, hanno la giusta pretesa di voler allargare. Insomma, sono pronti a conquistarvi e, se volete scoprire come, non perdetevi l’intervista al loro frontman, Tommaso Cerasuolo, che si racconta a SoundsBlog. Quest’anno sul palco dell’Ariston rischiamo di non sentire la mancanza dei talent. E nemmeno di Babbo Natale. Basterà mantenere lo sguardo rivolto alle stelle.

Da quando Fazio ha annunciato i nomi dei Big in gara al prossimo Sanremo, una domanda è diventata sempre più ricorrente, spodestando forse anche il primato della temutissima “Cosa fai a Capodanno?”. E questa domanda è: “Chi sono i Perturbazione?”

I Perturbazione sono a Sanremo per un sacco di motivi. Prima di tutto era la sesta volta che ci provavano. Sanremo è un contenitore multiforme, uno specchio del nostro Paese. Abbiamo sempre fatto musica a cavallo tra rock e pop che può arrivare ad un pubblico maggiore, anche se siamo consci che non sia possibile piacere a tutti. Siamo l’unico gruppo in gara, oltre ai Bloody Beetroots che si presentano però con Gualazzi. Siamo insieme da venticinque anni e suoniamo professionalmente da almeno dodici. E’ singolare perché, come ha detto bene Luca Carboni, “le band si sciolgono”. In generale, come succede anche per i partiti politici, è difficile tenere insieme un collettivo di persone.

Pensi che il fatto di essere una “novità” per il grande pubblico possa svantaggiarvi in gara?

Il fatto che ci sia comunque una fetta di pubblico che ci vedrà a Sanremo senza avere la minima idea di chi siamo, secondo me va a nostro favore. Credo profondamente che verremo giudicati per le canzoni che siamo riusciti a scrivere. Non c’è una posizione a monte per cui siccome veniamo da un certo mondo, la ragione è dalla nostra parte. Quello che abbiamo voglia di fare è andare lì e suonare emozionandoci come abbiamo sempre fatto nei nostri live.

Come hai detto prima siete a cavallo tra rock e pop. In un’intervista del 2010 dicevi che a Sanremo vi avevano detto no perché “Non siamo mica al Tenco” e di rimando al Tenco vi avevano scartati perché “troppo pop”…

Nell’edizione del 2010 non c’era Fabio Fazio, ad esempio, e penso che a lui il nostro ultimo disco, Musica X, sia piaciuto molto. Lo dico perché quest’anno c’è stata una sollecitazione da parte loro a presentare dei pezzi. Ne siamo stati molto contenti, era una buona base da cui partire. Ci siamo detti, forse un po’ per spocchia e per orgoglio, che c’erano una serie di cose che non avevamo ancora fatto. Quindi abbiamo voluto provare di nuovo a salire su palchi per cui devi avere una certa faccia tosta (ma al sesto disco, te la puoi permettere): pensavamo al Primo Maggio, al Tenco e a Sanremo e alla fine per fortuna quest’ultima possibilità è diventata realtà. La nostra ambizione è quella di abbattere un po’ i confini. Non ci dà fastidio che non tutti ci conoscano: sul nostro profilo Twitter, ad esempio, retwittiamo anche la gente che si chiede “Chi diavolo sono i Perturbazione?” perché è normale che, avendo una nostra nicchia, sia così.

Allora ti rigiro la domanda: c’è qualcuno del cast di Sanremo 2014 che non conoscevi?

Ci sono alcuni giovani che non conosco e sono molto curioso. Stimo molto Zibba e mi piace la sua musica, ha una bella personalità. Abbiamo suonato anche con lui e mi fa piacere che abbia questa possibilità. Gli altri non so bene chi siano ma approfitterò di Sanremo per ascoltare le loro canzoni, mi aspetto molto anche da The Niro.

Tra i Giovani sì, ma tra i Big non ci sono cantanti usciti dagli ultimi talent. Ne sentiremo la mancanza?

Io non particolarmente. Non voglio essere snob nei confronti di quei format. La sensazione, però, è che negli ultimi anni se ne sia abusato: sfornano tantissimi interpreti ma pochissimi autori. C’è sempre almeno un nome nuovo all’anno, ma sono pochi quelli che durano. E’ un sistema che fatica a creare qualcosa di continuativo. Noi non siamo fatti per masticare una cosa nuova e dimenticarcene, anche nella vita. Come se tu fossi un marinaio e hai la stella polare a cui girano intorno tutte le costellazioni. Se tutti i giorni cambiano le stelle diventa un casino, no? Viviamo in un’epoca in cui si mette in discussione tutto quanto, ma dei punti di riferimento devono rimanere.

Ma la stella polare è Maria De Filippi, no?

Ecco, è questo il punto: nei talent spesso si vede molto di più il contenitore del contenuto. Poi se ci dovessero invitare, noi non avremmo un atteggiamento snob. Alla fine siamo musicisti e qualunque palco ci permetta di fare il nostro lavoro, cioè suonare ed esibirci, va bene. Soprattutto è bello entrare in contatto con delle realtà diverse dalle nostre. Comunque credo che nemmeno Fazio abbia nulla contro i talent: se non ci sono esponenti di quei programmi al prossimo Sanremo, significa solo che quelli che ci hanno provato quest’anno non hanno portato canzoni abbastanza belle rispetto a quelle degli altri. Questo, secondo me, è stato l’unico vero discrimine. E Fazio sa quello che fa: la possibilità di portare due canzoni, ad esempio, per me è una cosa molto accattivante: non ti giochi tutto e subito con un solo pezzo ma hai la chance di portare due registri diversi. Noi abbiamo un pezzo frizzante e l’altro un po’ più in “stile Perturbazione”. L’importante è non portare due brani troppo simili, poi sarà il pubblico a decidere quale sia il migliore.

E a proposito dello “Stile Perturbazione”, io vi conosco soprattutto per i grandi pianti che mi sono fatta sulle vostre canzoni. Penso a “Nel mio scrigno” o “Leggere Parole”, ad esempio. Ebbene, da dove arriva tutta questa malinconia? E’ una specie di stilema imprescindibile della vostra creatività?

Penso che il percorso dell’ultimo disco sia stato proprio volto a non indulgere nella malinconia e a non crogiolarsi nel proprio scazzo. Abbiamo sempre cercato di stare in equilibrio tra un registro malinconico e uno più ironico. Quello ironico arriva soprattutto grazie all’apporto di Gigi. Ma in generale sappiamo bene che, ad esempio, Canzoni allo Specchio che è il nostro secondo disco tutto in italiano, sia molto scuro perché ci si prendeva troppo sul serio peccando a volte di immaturità. Alcune cose ci sono riuscite meglio, altre peggio. Col tempo abbiamo cercato di togliere il melodramma attraverso l’elettronica e un atteggiamento un po’ più leggero, ma vogliamo sempre fare pezzi che facciano riflettere. Mi piacciono molto gli Stars, sono un gruppo canadese che riesce a fare bene questa cosa qui. Ci piace proprio quel tipo di agrodolce.

E allora chiudiamo con una domanda leggera e pure un po’ natalizia. Avete fatto un pezzo, Togliete quei pupazzi idioti dai balconi, e quest’anno, almeno a Milano, ho visto in giro molti meno Babbi Natale scalatori sui palazzi. Pensi che abbiate contribuito a questa importante causa sociale? Ci sarebbe davvero da ringraziarvi…

Per fortuna quest’anno sono quasi scomparsi anche a Torino! Però ho l’impressione che nel frattempo siano avvenuti una serie di furti fatti da gente che andava a rubare gli appartamenti scalando i palazzi travestita da Babbo Natale. Credo che ciò possa aver influito più della canzone dei Perturbazione! In ogni caso penso che il percorso verso il bello del mondo sia una strada tortuosa e proprio per questo sono quasi certo che presto qualcuno tirerà fuori qualcosa di altrettanto orribile, purtroppo.

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