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White Lies, Big TV: la recensione di Soundsblog

L’ultimo lavoro dei White Lies soffre un po’ troppo gli anni Ottanta nei suoni e nella produzione, a dispetto del tema classico che anima i testi: gli equilibri sentimentali di una coppia.

pubblicato 20 Agosto 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 05:20

La prima settimana di vendite ha portato decisamente bene ai White Lies: malgrado i rumors inglesi li dessero come leader della classifica degli album e dopo qualche giorno abbiano dovuto cedere il primato a Richard & Adam, scivolando poi in quarta posizione, il loro nuovo e terzo disco Big TV ha ottenuto davvero un ottimo riscontro di pubblico.

Uscito il 12 Agosto, Big TV è nelle intenzioni un ulteriore passo in avanti per i White Lies.
C’è un concept tematico dietro il disco ed è la decisione di una giovane coppia di lasciare il paesino e trasferirsi in una grande città, che comporta cambi di equilibri e sentimenti. La formazione e maturazione di fronte ad un cambiamento non è certamente un’avanguardia assoluta ma offre sempre spunti interessanti e i testi di questo Big Tv ne sono all’altezza: Harry McVeigh, Charles Cave e Jack Lawrence-Brown parlano con cognizione di causa, come se l’esperienza l’avessero vissuta davvero.

Quello che non convince in questo nuovo lavoro dei White Lies sono le musiche. Lo sforzo di voler creare un sound omogeneo che ricalchi il concept tematico è notevole, così come la volontà di non perdere le radici di pubblico che hanno fatto la fortuna del trio londinese, ma in questo caso l’equilibrio è decisamente spostato verso la perplessità della scelta della produzione, affidata a Ed Buller.

Il singolo promozionale There Goes Our Love Again è davvero un primo estratto perfetto per l’orecchiabilità e la melodia del brano, l’equilibrio tra certe reminiscenze anni Ottanta di alto livello quali i Joy Division, che aleggiano a mo’ di aura su tutti i brani, con una base indie rock all’inglese di matrice primi Duemila; purtroppo però l’impressione generale è quella di un fastidioso deja-vù del pop Eighties dominato dal sintetizzatore, con le tastiere a invadere e sovrastare le canzoni. Getting Even, donata in anticipo ai fan, First Time Caller e Change (Duca Bianco, anyone?) avrebbero potuto beneficiare di una scelta di suoni differente. Gli arrangiamenti non rendono giustizia alle canzoni e l’obiettivo-equilibrio è più un pastone indistinto a base di suoni elettronici che fanno presto desistere dall’interesse generale.

Se l’obiettivo perseguito era David Bowie, siamo più dalle parti dei Duran Duran prima maniera: basta ascoltare Mother Tongue, che sembra un outtake di Simon Le Bon e soci. I White Lies non scrivono nulla di nuovo ma dispiace ascoltare delle belle melodie e dei bei testi soffocati da una produzione sballata. Se dal vivo correggeranno il tiro ricordandosi di avere delle chitarre interessanti (come nel riff di Tricky To Love), i brani di Big Tv avranno la giustizia che meritano.

Brani migliori: There Goes Our Love Again, First Time Caller, Big Tv

White Lies, Big TV: tracklist

01. Big TV
02. There Goes Our Love Again
03. Space I
04. First Time Caller
05. Mother Tongue
06. Getting Even
07. Change
08. Be Your Man
09. Space II
10. Tricky To Love
11. Heaven Wait
12. Goldmine

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