Home Notizie La nuova canzone delle Pussy Riot contro Putin (e i suoi amici): “Like a Red Prison”

La nuova canzone delle Pussy Riot contro Putin (e i suoi amici): “Like a Red Prison”

Nel video del brano le Pussy Riot prendono di mira il presidente di Rosneft Igor Sechin

pubblicato 17 Luglio 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 06:17

A distanza di un anno dalla ‘preghiera punk’ nella Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca, e con il discusso processo di mezzo che ha condannato due componenti del collettivo femminista russo Pussy Riot a due anni di carcere (la terza artista/attivista arrestata, Yekaterina Samutsevich, aveva ‘chiesto scusa’ e le era stata concessa la libertà vigilata), è uscito un nuovo brano della band.

Viste le tempistiche della pubblicazione è ormai certo che non si punti – e forse non si sia mai puntato – all’aspetto musicale delle protesta, e piuttosto si sia concentrata l’attenzione sull’aspetto provocatorio di queste performance artistiche delle ragazze: sempre con indosso i loro famosi passamontagna colorati, a cavallo di un pozzo petrolifero, nel video di “Like a Red Prison” le Pussy Riot versano petrolio su una grande foto di Igor Sechin, presidente del colosso energetico Rosneft.

Il messaggio è chiaro: il presidente russo Vladimir Putin “aiuta i suoi amici”.

“Il vostro presidente è come un ayatollah in Iran e la vostra chiesa è come negli Emirati Arabi”

Intanto Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni e Maria Alyokhina, 24 anni, restano in carcere, nonostante i costanti appelli dei gruppi di sostegno e delle associazioni che difendono i diritti umani.

Nadezhda ‘Nadia’ e Maria ‘Masha’ stanno scontando due anni di carcere duro per “teppismo motivato da odio religioso”: una si trova in Mordovia e una era a Perm, in Siberia, dove quest’inverno si sono toccati anche i 37 gradi sotto zero. Maria ‘era’ a Pern, perchè lo scorso 15 luglio la sua legale ha fatto sapere a Interfax che sarà trasferita a Nizhni Novgorod, sul Volga.

Masha aveva iniziato uno sciopero della fame il 22 maggio scorso per protestare contro la violazione dei suoi diritti, in particolare contro il rifiuto da parte del tribunale di farla assistere alle udienze sul procedimento avviato per decidere se concederle o meno la scarcerazione anticipata. In seguito era stata ricoverata presso l’unità medica della colonia penale dove era detenuta.

Foto | Getty Images

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