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P2p music? Yes, please!

Il dilemma è più che amletico, tutti discutono di P2p e nessuno riesce mai a mettersi d’accordo per una politica condivisa sul file sharing. Tiro in ballo di nuovo questo annoso problema perchè proprio ieri sera sono stato alla presentazione di una nuova etichetta indipendente hip hop. La paura più grossa del sales manager dell’etichetta

pubblicato 17 Gennaio 2007 aggiornato 1 Settembre 2020 02:21

Il dilemma è più che amletico, tutti discutono di P2p e nessuno riesce mai a mettersi d’accordo per una politica condivisa sul file sharing. Tiro in ballo di nuovo questo annoso problema perchè proprio ieri sera sono stato alla presentazione di una nuova etichetta indipendente hip hop.

La paura più grossa del sales manager dell’etichetta sembra prorpio essere “la copia pirata”, ogni volta che sento questa grande vaccata mi viene un rigurgito: ma santo cielo sei appena nato e ti comporti già come la Emi? Stiamo parlando di una prima tiratura di un singolo di nicchia che se va bene farà 5000 copie!!

In merito a questo credo che tutti i gruppi dovrebbero ragionare come i Casino Royale (che non sono prorpio gli ultimi arrivati) che la pensano così:

“Se per le grandi Case Discografiche il P2P è un mostro da abbattere, per gruppi come noi è un ulteriore modello di distribuzione; i nostri files sono nelle reti di file sharing perché ce li abbiamo messi noi stessi. Se gli mp3 liberi e incontrollabili fanno paura agli artisti da milioni di copie, certamente non la fanno a noi (e a quelli come noi): il cd non è mai stato il nocciolo dei nostri guadagni ma un modo per far circolare la musica (e poi vendere concerti, merchandising, etc.). Farlo in rete rende il procedimento immediato e meno fastidiosamente complesso; farlo col P2P lo rende gratuito.”

I ragazzi di Radio Elativo che trasmettono solo musica copyleft la pensano così ad una domanda di La gazzetta del pirata:

” La rete spesso viene demonizzata o attaccata come un qualcosa di pericoloso per la creatività degli autori e degli artisti. Data la vostra esperienza, come vi sentite di giudicare tali informazioni?”

“È una visione ristretta. Per quanto riguarda la diffusione musicale è, innegabilmente, il futuro e prima si comprende meglio sarà per l’industria che sta dietro.Invece di combattere contro i mulini a vento attraverso multe o tentativi di repressione si dovrebbe cercare di cambiare la filosofia che sta alla base dell’opera d’arte: non è un oggetto da vendere, ma è cultura da diffondere. Chi abbraccia quest’idea non avrà paura di essere “derubato”. Questo non vuol dire rinunciare al lavoro di musicista, ma attraverso la diversificazione dei mezzi di diffusione garantire diversi livelli di fruibilità. ”

All’inizio del post citavo la Emi e non a caso, a giugno 2006, la casa discografica si pavoneggiava con il motto “you listen the music we pay artists” con il lancio di un client p2p legale di nome Qtrax ma ad oggi come avrete visto dal sito, la prima versione non è stata rilasciata. Viva la demagogia e le politiche di marketing: noi siamo buoni aiutiamo i giovani e trasformiamo il p2p in uno strumento promozionale..seee

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