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Nina Simone, dieci anni dalla morte

il decennale della scomparsa della più importante pianista e voce per l’uguaglianza dei neri.

21 Aprile 2013 10:35

Il 21 Aprile del 2003 Nina Simone, leggendaria voce e piano della musica, muore a Carry-le-rouet, in Francia, dopo una lunga lotta contro un tumore al seno. A dieci anni dalla sua scomparsa l’eredità dell’artista americana è ancora molto forte: sono tanti i musicisti e i cantanti che si sono ispirati a lei per le proprie carriere, sia dal punto di vista musicale sia da quello delle lotte per la comunità afroamericana (un nome su tutti: Alicia Keys).

Eunice Kathleen Waymon, questo il vero nome di Nina Simone, nacque a Tryon, in Nord Carolina, il 21 febbraio 1933. Sin da bambina scelse la musica e il canto, cominciando come molte artiste a cantare in chiesa, rivelando il suo incredibile talento musicale. Dopo lo scandalo razzista della non ammissione al conservatorio di Philadelphia, che malgrado l’ottima audizione respinse Nina Simone solo perché era di colore, la comunità nera di Tryon le sovvenzionò gli studi di pianoforte a New York, alla Juillard School of Music, permettendole di continuare comunque a studiare.

Nina Simone divenne una delle voci più importanti dei jazz club newyorkesi degli anni Cinquanta, mescolando moltissimi generi musicali in un melting pot di eccezionale caratura: sulle radici gospel si innestavano il soul, il pop e soprattutto la musica classica, specialmente le composizioni sulle stile di Johann Sebastian Bach, che secondo Nina Simone servivano anche ad innalzare il livello artistico, creativo e culturale della musica pop. Il primo disco Little Girl Blue, uscito nel 1958, conteneva la cover di uno dei grandi classici della musica afroamericana, I Loves You Porgy di George Gershwin, tratto da Porgy & Bess.

L’interesse e l’attività per i diritti civili dei neri si sviluppò dopo il primo cambio di casa discografica e il primo disco dal vivo, nel 1964: la canzone Mississippi Goddamn divenne l’inno delle lotte per l’integrazione razziale e Nina Simone, assieme a Martin Luther King e Malcolm X dei quali era amica personale, si rese vera parte attiva nella dimostrazione dell’eguaglianza tra le razze, partecipando a dibattiti, marce, manifestazioni e scrivendo numerose canzoni di lotta, tra le quali la più famosa resta Ain’t got no.. I’ve got life.

La vita di Nina Simone, già sott’occhio delle autorità statunitensi per la sua attività politico-musicale, divenne dagli anni Settanta sempre più errante: lasciò gli Stati Uniti definitivamente dopo un problema di pagamento di tasse e girò tra Barbados, Liberia, Svizzera e Olanda prima di stabilirsi definitivamente in Francia, nel 1992, anno della pubblicazione della sua prima autobiografia I put a spell on you. In questi anni la carriera della pianista e cantante americana subì vari stop a causa dei numerosi viaggi, mantenendo comunque un buon successo soprattutto dopo la riedizione di My baby just cares for me, forse il suo brano più famoso, utilizzata in uno spot commerciale per Chanel nel 1987.

Tra i rumors più recenti, la notizia delle riprese di un biopic su Nina Simone sta riempiendo il web di tante controversie e discussioni tra gli amanti e i fan dell’artista afroamericana: la causa di tutto è la scelta della protagonista del film, che dovrebbe essere Zoe Saldana, non apprezzata perché non afroamericana e poco somigliante alla cantante. Il film, che non ha ancora un titolo e attualmente è in post-produzione, dovrebbe uscire nel 2013.

Dopo dieci anni, l’eredità è ancora fortissima e le canzoni di Nina Simone sono tuttora suonate e apprezzate da numerosi artisti e ascoltatori. Chi non ricorda la più famosa tra le recenti uscite, votata tra le cover più belle della storia da Rolling Stone USA, ad opera dei Muse?

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