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Liberalizzazione dei contenuti musicali

Riporto un caso di esperienza personale. Sono stato contattato per curare le musiche di uno spettacolo teatrale, Liolà di Luigi Pirandello, con il compito specifico di scegliere le musiche da inserire nelle scene (seguendo scrupolosamente le indicazioni di Pirandello) e musicare i brani cantati. La scelta del regista è quella di evidenziare il pensiero di

pubblicato 10 Gennaio 2007 aggiornato 11 Febbraio 2021 16:05

Riporto un caso di esperienza personale. Sono stato contattato per curare le musiche di uno spettacolo teatrale, Liolà di Luigi Pirandello, con il compito specifico di scegliere le musiche da inserire nelle scene (seguendo scrupolosamente le indicazioni di Pirandello) e musicare i brani cantati. La scelta del regista è quella di evidenziare il pensiero di Pirandello che si evince dai dialoghi più che il tema vitalistico ed allegro che di solito caratterizza le rappresentazioni di questo testo, indirizzandomi nella ricerca di materiale musicale di carattere etnico “serio”, possibilmente non popolare, ma adattamenti orchestrali della musica etnica siciliana.

Il miglior modo per svolgere il lavoro affidatomi è quello di ascoltare tutto o quasi tutto è stato composto in merito, in modo da poter avere una vasta scelta della musica che meglio si adatta ai propositi del regista.
Senza internet avrei dovuto consultare (o per lo più acquistare) libri che parlassero di questo genere di composizione per consultarne la discografia consigliata; ascoltare (per lo più acquistare) i CD in questione di cui la maggior parte sarebbero risultati inutili. Costo della sola ricerca, un migliaio di euro. Insostenibile per una piccola produzione.

Usando internet, tramite il programma Emule, riesco a trovare decine di file interessanti, condivisi dagli utenti, pochi a dire il vero, ma privi di indicazioni quali, Autore, Casa Discografica e tutti quei riferimenti utili per pagare i diritti a chi di dovere, cosa di cui dovremo rendere conto alla SIAE quando andremo in scena; unica indicazione il titolo del brano, spesso inesatto o addirittura fuorviante, scelto dall’utente stesso che per primo lo ha condiviso.

Le problematiche sono quindi molteplici, e derivati dal fatto che non esiste un archivio della musica liberamente consultabile che avesse la duplice funzione di ricerca e di incontro tra chi usa la musica e chi ne detiene i diritti, per il fatto che i contenuti musicali non sono liberi per uso di studio, ricerca e ascolto personale domestico. I diritti di proprietà intellettuale dovrebbero essere fatti valere solo nei confronti di chi ottiene un guadagno dall’uso dei contenuti in questione, come le radio, le trasmissione televisive, gli spettacoli teatrali e i concerti (tranne quelli gratuiti e non sponsorizzati), le pubblicità stesse, e tutte quelle situazioni che portano un guadagno a cui l’opera intellettuale contribuisce; per tutto il resto dovrebbe essere libero l’uso della proprietà intellettuale, con buona pace per tutti quelli che nel ventesimo secolo si sono arricchiti smerciando l’arte e la cultura impropriamente. Naturalmente questo vale per i file di internet, non per i CD musicali che hanno un costo di produzione del supporto; e un piccolo canone dovrebbe essere pagato per sostenere gli artisti nella produzione di arte, cosa che non è senza costo.
Questo dovrebbe valere soprattutto per i libri che trasmettono la cultura come nessun altro mezzo.

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