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Cristiano De Andrè a Soundsblog: “Come in cielo così in guerra il peggiore dei mali è l’ignoranza”

Intervista a Cristiano De Andrè per il nuovo disco Così in cielo come in guerra uscito il 2 aprile

di grazias
5 Aprile 2013 17:14

Come in cielo così in guerra è il titolo del nuovo disco di Cristiano De Andrè. Dieci tracce, nove inediti e una versione in italiano di Le vent nous portera dei Noir Désir, ricche di cielo (e sue rappresentazioni terrene poco riuscite) e di guerra (contro certa politica, ma anche quasi tutto ciò che la società ha imparato a chiamare “valore” e soprattutto contro l’ignoranza). L’abbiamo incontrato oggi per parlare del suo nuovo lavoro registrato a Berkeley (California) e uscito a dodici anni di distanza da Scaramente e dopo De Andrè canta De Andrè vol. 1 & 2 di cui Cristiano dice di non aver voluto “cavalcare il successo”. La chiacchierata è stata interessante sotto molti punti di vista ma qui di seguito non leggerete che il cantautore prediliga Fabri Fibra tra le nuove leve della musica italiana e nemmeno che non abbia da dire nulla contro i talent show. Ciò che troverete, invece, sono una serie di riflessioni nate dall’ascolto dei testi di Come in cielo così in guerra che si concludono con un augurio: quello di riuscire ad affrontare i propri mostri per arrivare a conoscerci davvero perché, a sentire Cristiano, la felicità è possibile così in cielo come (soprattutto) in guerra:

In Come in Cielo così in guerra canti parole di sdegno nei confronti della politica, della società e della chiesa. Qual è secondo te il male peggiore?

Il male peggiore è l’ignoranza, il potere dato in mano agli ignoranti che è distruttivo. Le cose peggiori sono le trame, la legge del più furbo, le persone che invece di fare politica fanno i loro sporchi affari. Non so se la pensate così anche voi. Ma secondo me la gente è stufa di farsi prendere in giro ed è questo uno dei motivi del successo di Beppe Grillo. Noi continuiamo a farci passare le cose addosso come se non ci riguardassero. Il bello di essere unici è il fatto di poter scegliere, siamo noi a fare la storia con le nostre scelte in ogni campo e settore. E’ giusto non restare in silenzio ma bisogna conoscere bene ciò contro cui si combatte, altrimenti è tutto inutile.

Recentemente hai affermato: “Siamo tutti bellissimi, pezzi unici”. Secondo te, dunque, si può essere bellissimi anche se “a pezzi” come la bambola che canti ne “La bambola della discarica”?

E’ una società che ci insegna la bellezza per la bellezza attraverso le veline e le Barbie invece la bellezza sta nelle imperfezioni come un naso storto: un uomo senza capelli se sa guardarti dentro con due parole ti può far innamorare. La bellezza, quindi, va al di là di una semplice estetica: è poesia, è arte è quella che avrebbe dovuto andare avanti dando spazio a giovani autori, pittori e artisti. Invece è tutto in mano al denaro, alla moda, al clientelismo…associazioni a delinquere, insomma.

Parli di “associazioni a delinquere” ma non credi che le cose stiano cambiando? Ad esempio in Vaticano con l’elezione di Papa Francesco…

Credo in Dio, ne ho una mia visione. A prescindere da questo, però, non mi sembra che la Chiesa sia una gran portavoce di Dio come dovrebbe essere. Mi sembra che anche lei sia una casta che pensa agli affari propri piuttosto di preoccuparsi dei milioni di persone che muoiono di fame e che potrebbe aiutare con un quarto dei tesori del Vaticano. Credo che internamente ci siano stati dei grossi problemi perché un Papa che si dimette non è una cosa così usuale. Certo, sarà anche difficile fare il Papa soprattutto perché il pontefice è come il Presidente della Repubblica, un personaggio messo lì di rappresentanza e manovrato da altri. Il Papa, chiunque sia, mi sembra più una marionetta che una persona che gestisca davvero la Chiesa.

In Credici canti: “Al valore del nulla non crederci”. Cos’è per te questo “nulla” e come ha fatto a diventare un valore?

Com’è successo che il denaro sia diventato un valore? Com’è che dicono che se hai due case in Sardegna, un aereo privato e dodici camerieri sei più felice di quelli che non hanno niente? Io conosco un sacco di persone che hanno tutte queste cose e non sempre sono felici. Mi è capitato invece di vedere la felicità vera negli occhi di un bambino del centro America che correva verso la sua sorridente mamma. Voglio dire che ho visto la felicità molto più spesso nella povertà che nella ricchezza. Il denaro, quindi, è un valore del nulla. I valori veri sono altri come agire per fare del bene o per aggiungere (e non sottrarre) qualcosa alla storia, l’arte, la poesia. Valori sono anche le nostre fragilità.

Hai accennato ora alla felicità e ci sono molti riferimenti anche nel disco a questo tema nonostante la situazione non esattamente positiva che sta attraversando l’Italia e che descrivi in Come in Cielo così in guerra. Nonostante tutto questo (e le proprie fragilità) è possibile essere felici, dunque?

Nonostante le difficoltà, vivere è anche bellezza: noi siamo pieni di bellezza intorno. Vivere è andare a cercare gli angeli, la bellezza, appunto, nelle piccole cose. Bisogna però abituarsi anche a tutti i segni e ai dolori che la vita ci infligge. Il dolore può essere una tappa verso la felicità. Io ho sofferto per essere felice e oggi sono orgoglioso di soffrire meravigliosamente perché mi fa crescere ed apprezzare poi il resto. E’ come se non si volesse soffrire o vedere i momenti brutti: quelli ci sono e noi dobbiamo accettare i mostri che abbiamo dentro. Ma non solo, dobbiamo farli uscire per affrontarli altrimenti non capiremo mai chi siamo.

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