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Rough Trade: tutti i clienti consultati su Twitter per decidere dove aprire il terzo negozio

Questa ve la raccontiamo per due motivi. Il primo è che la vicenda spiega bene ancora una volta quanto i social network stanno influenzando (in positivo) il mondo della musica e tutto ciò che da sempre lo circonda. Il secondo è che rivela un modo di intendere la ‘partecipazione’ degli utenti che va ben oltre

pubblicato 6 Settembre 2010 aggiornato 31 Agosto 2020 00:13


Questa ve la raccontiamo per due motivi. Il primo è che la vicenda spiega bene ancora una volta quanto i social network stanno influenzando (in positivo) il mondo della musica e tutto ciò che da sempre lo circonda. Il secondo è che rivela un modo di intendere la ‘partecipazione’ degli utenti che va ben oltre il mero acquisto dei dischi.

La Rough Trade è una storica etichetta indipendente inglese nata nel 1978 dal negozietto omonimo fondato due anni prima da Geoff Travis. Negli ultimi anni ha vissuto momenti molto più che travagliati: dalla bancarotta all’arrivo di una major (BMG), fino alla risalita sotto la direzione di Stephen Godfroy e l’ingresso nel gruppo Beggars Banquet Records.

Due le sedi a Londra (una a Brick Lane, l’altra vicino Portobello Road), due sedi che sono una meta obbligata per chiunque voglia trovare il meglio della discografia in circolazione. Due sedi che stanno per diventare tre. Dove aprire il terzo punto vendita? Piuttosto che affidarsi a studi di mercato o imporre decisioni impopolari, quelli della Rough Trade hanno deciso di chiederlo ai – potenziali – clienti, via Twitter.

Non solo. Con un poll creato appositamente, l’etichetta ha indetto un referendum. Sedici le possibili località tra cui scegliere, dislocate nel Regno Unito e in Irlanda. Al momento vince quest’ultima con Dublino al primo posto. Intanto arriva comunque ogni genere di consiglio: e voi come immaginate il negozio di dischi ideale?

Foto | Flickr

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