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19 marzo 2013, oggi è la festa del papà: quali canzoni dedicare?

Anche oggi, come ogni anno, si festeggia la Festa del Papà.

19 Marzo 2013 13:38

Festa-del-papà

Anche oggi, come ogni anno, si festeggia la Festa del Papà. C’è chi può ancora chiamarlo e sentire la sua voce, chi invece lo può cercare nel suo cuore. E lo trova sempre.

Noi di Soundsblog vogliamo darvi qualche suggerimento per le canzoni più intense da poter dedicare al proprio genitore, quei brani -italiani e stranieri- che raccontano e parlano proprio di quello, di un padre, tra classici intramontabili e alcuni pezzi più recenti. Potete leggere alcuni titoli (e leggere i testi) cliccando dopo il salto. Vi abbiamo messo cinque pezzi, gli altri aggiungeteli voi.

E se qualcuno di voi lettori è padre, tanti auguri da Soundsblog!

Eric Clapton – My Father’s Eyes

    Sailing down behind the sun, waiting for my prince to come.
    Praying for the healing rain to restore my soul again.
    Just a toerag on the run. How did I get here? What have I done?
    When will all my hopes arrive?
    How will I know him? When I look in my father’s eyes.

    Then the light begins to shine and I hear those ancient lullabys.
    And as I watched this seedling grow, feel my heart start to overflow
    When will I learn the words to say? How do I teach him? What do we play?
    If I did, I’d realize
    That’s when I need him, that’s when I need my father’s eyes.

    Were you really so far away?
    Were you really so far away?
    Were you really so far away?
    Were you really so far away?

    Then the jagged edge appears through the distant clouds of tears.
    I’m like a bridge that has washed away; my foundations were made of clay.
    As my soul slides down to die. How could I lose him? What did I try?
    If I did, I’d recognize
    He was here with me; I’d looked into my father’s eyes.

    As my soul slides down to die. How could I lose him? What did I try?
    If I did, I’d recognize
    He was here with me; I’d looked into my father’s eyes.

Laura Pausini, Viaggio con te

    Ci svegliavi con un bacio e poi
    te ne andavi a letto mentre noi
    correvamo in quella scuola che
    ci dicevi “insegna a vivere”
    ma la vita l’hai insegnata tu
    ogni giorno un po’ di piu’
    con quegli occhi innamorati tuoi
    di due figlie matte come noi
    cosa non darei perche’ il tempo
    non ci invecchi mai
    ho imparato a cantare insieme a te
    nelle sere d’estate nei caffe’
    ho imparato il mio coraggio
    e ho diviso la strada e l’allegria
    la tua forza la tua malinconia
    ogni istante ogni miraggio?
    per le feste tu non c’eri mai
    mamma apriva i pacchi insieme a noi
    il lavoro ti portava via
    la tua solitudine era mia
    cosa non farei per ridarti il tempo perso ormai
    ho imparato ad amare come te
    questa vita rischiando tutta me
    ho imparato il tuo coraggio
    e ho capito la timida follia
    del tuo essere unico perche’
    sei la meta del mio viaggio per me
    e cosi’
    sempre di piu’
    somiglio a te
    nei tuoi sorrisi
    e nelle lacrime?
    ???.musica????..
    ho imparato il tuo coraggio
    e ho imparato ad amare e credere
    nella vita rischiando tutta me
    e ho diviso questo viaggio con te
    io con te
    ho imparato il mio coraggio?
    mi risveglio in questa casa mia
    penso a quando te ne andavi via
    e anche adesso cosa non farei
    per ridarci il tempo perso ormai

De Andrè, La canzone del padre

    “Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
    solo i sogni che non fanno svegliare”.

    “Sì. Vostro Onore, ma li voglio più grandi.”

    “C’è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre.
    Non dovrai che restare sul ponte
    e guardare le altre navi passare
    le più piccole dirigile al fiume
    e più grandi sanno già dove andare.”

    Così son diventato mio padre
    ucciso in un sogno precedente
    il tribunale mi ha dato fiducia
    assoluzione e delitto lo stesso movente.

    E ora Berto, figlio della Lavandaia,
    compagno di scuola, preferisce imparare
    a contare sulle antenne dei grilli
    non usa mai bolle di sapone per giocare;
    seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
    avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;
    si fermò un attimo per suggerire a Dio
    di continuare a farsi i fatti suoi
    e scappò via con la paura di arrugginire
    il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
    i becchini ne raccolgono spesso
    fra la gente che si lascia piovere addosso.

    Ho investito il denaro e gli affetti
    banca e famiglia danno rendite sicure,
    con mia moglie si discute l’amore
    ci sono distanze, non ci sono paure,
    ma ogni notte lei mi si arrende più tardi
    vengono uomini, ce n’è uno più magro,
    ha una valigia e due passaporti,
    lei ha gli occhi di una donna che pago.

    Commissario io ti pago per questo,
    lei ha gli occhi di una donna che è mia,
    l’uomo magro ha le mani occupate,
    una valigia di ciondoli, un foglio di via.

    Non ha più la faccia del suo primo hashish
    è il mio ultimo figlio, il meno voluto,
    ha pochi stracci dove inciampare
    non gli importa d’alzarsi, neppure quando è caduto:
    e i miei alibi prendono fuoco
    il Guttuso ancora da autenticare
    adesso le fiamme mi avvolgono il letto
    questi i sogni che non fanno svegliare.

    Vostro Onore, sei un figlio di troia,
    mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
    ora aspettami fuori dal sogno
    ci vedremo davvero,
    io ricomincio da capo.

Andrea Bocelli – A mio padre

    6 Maggio 1992
    Caro Babbo,

    Inutile discutere
    D’accordo non saremo mai
    Che cosa c’è di strano in ciò
    Trent’anni ci separano
    O forse
    C’è il timore in te
    Di non trovare più la forza
    D’essere al mio fianco
    Se gli ostacoli mi fermano.

    Non preoccuparti, ascoltami
    Avrò problemi
    Affronto infami ma
    Niente mi spaventerà
    Niente mi corromperà
    Niente al mondo
    Mi farà scordare che
    Posso vincere
    E voglio farcela da me.
    E voglio farcela da me.

    So bene che per te è difficile
    Giustificare
    Questa smania di combattere
    Osare l’impossibile?lo so

    Ti sembrerà incredibile
    Ma più ci penso più
    m’accorgo che
    Assomiglio proprio a te
    E non sai come vorrei
    Che la forza non ti abbandonasse mai
    Per averti qui
    E non arrendermi
    Mai

    Ciao Babbo,
    A presto.

Gianni Morandi, Sei forte papà

    Mannaggia ! Possibile che tutte le volte che andiamo in campagna

    con la roulotte comincia a piovere, e i miei figli mi dicono :

    Gli animali non hanno ombrello

    e non portano mai il cappello

    piove tanto e si sono bagnati

    sono già tutti raffreddati

    che si fa ? Chi li aiuterà ?

    Quel gufo con gli occhiali che sguardo che ha

    Lo prendi papà ? Si !

    La lepre in tuta rossa che corse che fa !

    La prendi papà ? Si !

    Quel canarino si è ferito e non lo lascio qua !

    Lo prendi papà ? Lo prendo se vuoi così guarirà

    Quel ghiro dormiglione sbadiglia di già !

    Lo prendi papà ? Si !
    Quel topo campagnolo trasloca in città !

    Lo prendi papà ? Si

    Ma questa mia roulotte mi sembra l’Arca di Noè però ci si sta

    stringendosi un po’ !
    Sei forte papà !

    E questi poveri animali

    ora che piove

    non ho il coraggio

    di abbandonarli così…

    Quel picchio col martello che buchi che fa !

    Lo prendi papà ? Si !

    Quel grillo chiacchierone che chiasso che fa !

    Lo prendi papà ? Si !

    Ma questa mia roulotte mi sembra l’arca di Noè però ci si sta

    stringendosi un po’ !

    Sei forte papà ! Stringendosi un po’ !

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