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Sanremo 2013 Raphael Gualazzi: “Mi sento una persona destinata alla musica”

Happy Mistake: il nuovo album di Raphael Gualazzi con Sai e Senza ritegno in gara a Sanremo 2013

pubblicato 1 Febbraio 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 11:19

Uscirà, il prossimo 14 febbraio, Happy Mistake, il nuovo lavoro discografico di Raphael Gualazzi, che contiene 13 favolose tracce (tra cui Sai e Senza ritegno in gara a Sanremo 2013): omaggi sorprendenti a Giuseppe Verdi e Nino Rota e duetti straordinari con Camille e le Puppini Sisters. Confermate, inoltre, le collaborazioni con Fabrizio Bosso e Vince Mendoza (Fonte Il Mattino):

A me fa piacere soprattutto che un paio delle mie canzoni finiscano nello spazio fantastico che è Sanremo. Non saranno i pronostici a rendermi più o meno agitato. La cosa più gratificante è l’attenzione riservata alla mia musica e l’apprezzamento che taluni mi hanno riservato. Anche perché mi sento una persona destinata alla musica: non potrei fare altro e so che in ogni caso questo sarà il mio mestiere.

Dato tra i super favoriti alla vittoria finale, l’ultima scoperta di Caterina Caselli non teme il confronto canoro con gli altri Big:

Di poter suonare ed esssere ascoltato, esprimendomi in libertà. In questo disco, ci ho messo suoni reali, veri, senza elettronica, nè sofisticazione. E’ lo spirito con cui sarò a Sanremo, dove inconterò alcuni musicisti bravissimi, anche in gara, come Peter Cincotti. Se salveremo un po’ di energie, una session ci scapperà.

Nella serata del venerdì, il giovane interpreterà si cimenterà con una versione jazz di Luce (Tramonti a Nord est) di Elisa.

Happy Mistake: traccia su traccia

Nelle tredici tracce del disco si trovano i due brani che Raphael porterà sul palco del prossimo Festival di Sanremo: “Sai (Ci basta un sogno)” e “Senza Ritegno”. Il primo è una pop ballad ispirata da un viaggio immaginario in una mansarda, in cui un pittore è intento a dipingere una modella. Il brano, arrangiato da Vince Mendoza e registrato presso gli studi di Hilversum (Amsterdam) con la Metropole Orkest (come anche “Rainbows”), parte da un concetto estetico per arrivare a riflessioni concrete sul mondo che ci circonda, lanciando un messaggio positivo nei tempi difficili di oggi. “Senza Ritegno”, invece, con il suo rock’n’roll in tonalità minore intriso di atmosfere jazz, descrive la mancanza di una consapevolezza etica in una società che talvolta si concentra su aspetti effimeri della realtà. Un brano che non vuol essere una critica al sistema, quanto piuttosto un invito a sognare. Vibrazioni gospel e atmosfere anni ’60 condiscono “Don’t call my name”, brano che apre l’album, intriso di un sound verace che ricorda le registrazioni di un tempo. Si passa al francese con “L’amie d’un Italien (Rainbows)”, caratterizzato dalla collaborazione con la cantautrice parigina Camille Dalmais che ha fatto della sperimentazione la cifra stilistica con cui si è imposta all’attenzione del pubblico mondiale. A tutti gli effetti questo può essere considerato il brano più internazionale dell’album, caratterizzato da un genesi piuttosto curiosa: nato con un testo esclusivamente inglese dal titolo “Rainbows”, una parte è stata poi scritta e interpretata in francese da Camille, missato negli Usa, registrato vicino ad Amsterdam, e cantato in duetto a Parigi. Come per “Sai (Ci basta un sogno)”, gli arrangiamenti sono stati curati da Vince Mendoza. Segue “Baby what’s wrong”, una canzone caratterizzata da un organico musicalmente molto semplice in cui il suono dell’ukulele è come una voce celestiale che riporta al valore della semplicità; mentre è un vero e proprio inno alla passione amorosa “Seven days of love”, brano che si ispira ad atmosfere anni ‘70. Dopo il successo di “Follia d’Amore”, Raphael torna a collaborare con Fabrizio Bosso in “Un mare in luce”, trait d’union tra il precedente progetto discografico ed il nuovo. Un’immersione nell’atmosfera delle second line di New Orleans, le tradizionali parate di strada che seguono i funerali, ‘swingando’ gli inni funebri. “Improvvisazione su temi di Amarcord” è invece un omaggio puro ad uno dei film più amati da Raphael che colora di interventi rapsodici le indimenticabili musiche che Nino Rota ha scritto per il capolavoro cinematografico di Federico Fellini. E’ un’atmosfera festosa, in cui la danza e la musica fanno da padrone, quella che governa “Mambo soul”. Come in tutti i classici della tradizionale musica cubana, il brano trova il massimo della sua espressione nella parte strumentale. E se in “I’m tired” viene fuori tutta l’anima soul di Gualazzi, grinta e dolcezza si sommano invece nell’energica “Beautiful”. Il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi è l’occasione, invece, per omaggiare il grande compositore italiano, con una rivisitazione di una delle sue arie più famose “Questa o quella per me pari sono” che, nell’album, diventa “Questa o quella per me pari non sono”. Tra il sogno e l’ironia, Raphael traduce così in note il sarcasmo e la leggerezza di costumi con cui Rigoletto tratta il gentil sesso. Dall’opera si passa al country gospel, infine, in “Welcome to my hell”: terreno di incontro di Raphael con le Puppini Sisters, il trio femminile londinese, specializzato nel canto a cappella in stile anni Quaranta.

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