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Uscite discografiche Gennaio 2013 (2° parte): recensioni

Cult Of Luna – Vertikal : l’ormai storica formazione post-metal torna a cinque anni di distanza dal buon “Eternal Kingdom”. Entrano in campo dosi maggiori di elettronica, forse per rimanere più coerente con il super concept post-futurista ispirato a Metropolis, ma la cifra stilistica della band rimane praticamente intatta. (z.) Voto: 7+Everything Everything – Arc

pubblicato 21 Gennaio 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 11:45


Cult Of Luna – Vertikal : l’ormai storica formazione post-metal torna a cinque anni di distanza dal buon “Eternal Kingdom”. Entrano in campo dosi maggiori di elettronica, forse per rimanere più coerente con il super concept post-futurista ispirato a Metropolis, ma la cifra stilistica della band rimane praticamente intatta. (z.) Voto: 7+

Everything Everything – Arc : seconda prova per una delle band più particolari degli ultimi tempi. Una di quelle realtà che si amano o si odiano: difficile rimanere indifferenti dinanzi a tale poliedricità e capacità di mescolare generi e ritmi differenti, rendendo comunque tutto catchy (e in quesa seconda prova ancora di più). Il rischio eccesso è sempre dietro l’angolo (e la voce non è di quelle simpatiche subito) e si stanno muovendo in direzione mainstream ma lo fanno nel modo giusto, per il momento.(z.) Voto: 7

Dropkick Murphys – Signed & Sealed in Blood : la band simbolo del celtic-punk del nuovo millennio torna con il suo ottavo album intitolato “Signed & Sealed in Blood”. Come capita a quasi tutte le formazioni anche per loro è arrivato il monento in cui quasi ogni sfumatura, ritmo o ripartenza diventa prevedibile, sia perchè radicati in un genere molto caratterizzato, sia perchè incapaci di proporre una evoluzione evidente. Rimangono gli inni (“Rose Tatoo” o “The Boys Are Back”), i balli di gruppo e il pogo+birra in mano, ma a conti fatti è destinato più che altro ai fan. (z.) Voto: 6

Guards – In Guards We Trust : il progetto del fratello della leader dei Cults debutta finalmente su formato lungo dopo tre anni di EP e cover. “In Guards We Trust” vince facile sulla melodia, su brani allegri di indie pop catchy ma non per questo banale. Gli ipotetici singoli sono tanti e per un ascolto senza pretese va più che bene. (z.) Voto: 6,5

Delphic – Collections : un bel botto iniziale con “Acolyte” poi tre anni di silenzio prima di questo “Collections”. Manchester che guarda, loro che continuano a mischiare gli elementi come alchimisti: varie le influenze e non tutto finisce per essere a fuoco, ma quando trovano la via del pop (“The Sun Also Rises” o il Muse meets r&b di “Baiya”) torna il conto. I Delphic si muovono costantemente tra sperimentazione e velleità da classifica, evolvendo verso una direzione che potrebbe essere quella giusta. (z.) Voto: 6+

Widowspeak – Almanac : prima uscita Captured Tracks dell’anno (dopo un 2012 memorabile), e secondo disco per la band di Brooklyn che ben aveva impressionato con l’omonimo debutto di due anni fa. Non più principalmente una versione aggiornata dei Mazzy Star, gli orizzonti si ampliano, verso territori non sempre chiarissimi. (z.) Voto: 6/7

Valentina Gravili – Arriviamo tardi Ovunque : con il rock italiano al femminile non esattamente in un periodo d’oro (si pensi alle mediocri uscite di Maria Antonietta e Ilenia Vople dello scorso anno) ci si può aggrappare alla svolta più corposa e meno cantautorale di Valentina Gravili. Aggrappare perchè anche qui (tra Nada e Donà) siamo di fronte ad un disco contestualizzato in un certo modo d’intendere l’alt-diva all’italiana fermo a qualche anno fa, inoltre è importante lo sbalzo qualitativo tra il comparto strumentale (buono e vagamente americano) e quello lirico/interpretativo. (z.) Voto: 6

T.I. – Trouble Man: Heavy Is the Head (2012) : T.I. ha riguadagnato quota dopo la recente esplosione della trap music, in quanto capostipite del trap rap e ne ha guadagnato anche la sua musica dopo il mezzo disastro del precedente “No Mercy”. Certo, se cercate la migliore musica rap in circolazione non è da qui che dovete passare. (z.) Voto: 5/6

Pantha Du Prince & The Bell Laboratory – Elements of Light : un diversivo per Pantha Du Prince, ma anche un progetto concettualmente affascinante. L’attesa è tutta per il seguito dell’ottimo Black Noise ma l’idea di unire la sua electro minimal con bells, xilofoni e strumenti appartenenti ad un contesto completamente diverso è sicuramente interessante. (z.) Voto: 7-

Newglads – Here There Anywhere Like You : nulla di troppo originale sotto il sole di Bologna, ma se amate tutto ciò che ruota attorno all’universo brit c’è di che sfamarvi (cito anche gli Absolut Red e Altre di B). Più che al brit-indie anni zero, nel debutto dei Newglads le coordinate sono quelle del brit-pop anni ’90 (soprattutto versante Oasis) con tutte le ben accolte modernizzazioni del caso. Piacevole. (z.) Voto: 6+

Most Unpleasant Men – Most Unpleasant Men : olandesi praticamente sconosciuti, i Most Unpleasant Men realizzano un disco di certo non innovativo (siamo attorno all’indie-pop con striature elettroniche anni’00) ma ineccepibile a livello di pop songs. (z.) Voto: 7-

The Courteeners – Anna : è veramente difficile trovare un motivo per consigliare “Anna”, il terzo disco dei The Courteeners. Anonimato brit-pop rock. (z.) Voto: 5+

Hollywood Undead – Notes From the Underground : fare rap-rock nel 2013 e farlo male… (z.) Voto: 3,5

Black Veil Brides – Wretched and Divine : ridicolaggini. (z.) Voto: 3

The Irreprendibles – Nude : dopo il chiacchierato esordio tornano gli Irreprendibles con un disco ben studiato, leggermente più elettronico con i soliti riferimenti tra Patrick Wolf e Antony. Non male. (z.) Voto: 7-

The Joy Formidable – Wolf’s Law: il problema è ancora una volta lo stesso: musicalmente poderosi, rock potente ed energico e produzione ottima, ma la voce rende tutto più plasticoso e meno credibile. (z.) Voto: 5/6

New Order – Lost Sirens : una manciata di outtakes del periodo “Waiting For The Sirens’ Call”. Non mancano i passaggi degni di nota ma nel complesso è un prodotto trascurabile. (z.) Voto: 6-

LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: neanche Justin Bieber, difficile trovare di peggio.
2: non c’è limite al peggio
1: …
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