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Sonar 2009 – Terza giornata /1

Diciamocelo: la terza giornata, al Sonar, è per veri duri, reduci da ascolti e balli che durano ormai da due giorni e una notte piena e in grado di apprezzare ancora l’offerta del Festival, che, nella sua giornata conclusiva, è tutto sold out. Niente male davvero. Purtroppo, dobbiamo commentare con un po’ di ritardo perché

pubblicato 22 Giugno 2009 aggiornato 31 Agosto 2020 08:44


Diciamocelo: la terza giornata, al Sonar, è per veri duri, reduci da ascolti e balli che durano ormai da due giorni e una notte piena e in grado di apprezzare ancora l’offerta del Festival, che, nella sua giornata conclusiva, è tutto sold out. Niente male davvero. Purtroppo, dobbiamo commentare con un po’ di ritardo perché c’è di mezzo un viaggio di ritorno che ci impedisce di gustarci anche il Sonar Kids, evento domenicale di chiusura, dedicato ai ragazzini e ai genitori. Un’idea geniale che speriamo di poterci gustare il prossimo anno.

Il Sonar by Day al terzo giorno è ostico, come detto, perché bisogna recuperare e poi prepararsi alla seconda notte, quella che vede grandi protagonisti, su tutti, gli Orbital. Ma c’è tempo.

Intanto ci godiamo – oggi più che mai – il Village, che, in una giornata non troppo assolata, offre a strana illusione di starsene seduti sul prato di casa – certo, con un po’ troppi invitati al party – mentre si ascoltano i migliori dj in circolazione. Ed eccoli, nell’ordine, in una piccola rassegna che vuole anche essere, come tutto questo breve reportage, un invito alla ricerca e all’ascolto: Txarly Brown e la sua rivisitazione della Rumba, i ritmi elettro-pop dei DSL, i remix di Breakbot (di cui il sottoscritto apprezza soprattutto i lavori con i Justice), gli Outlines e James Pant.

Nel frattempo, un po’ storditi dalla giornata e dalla nottata, facciamo una variazione di programma e ci trasciniamo fino alla Hall, colma all’inverosimile: è persino difficile entrare, per vedere Ebony Bones e il suo gruppo, ma ne vale la pena: un’artista tuttofare, canta, balla, suona, si produce i dischi e ha un groove così coinvolgente che viene voglia di continuare a ascoltarla per sempre. Ma il programma è denso e bisogna spostarsi.

Il Sonar By Day continua, e noi ci affacciamo al Complex, dove si esibisce Ben Frost. Sperimentale, avanguardistga ma talmente ostico da dissuaderci al proseguire con l’ascolto, nonostante sia evidente che ci sia del materiale interessante: però, le frequenze alte sono troppo alte. Così, ci si allontana, e ci si prepara per la notte.