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Muse The 2nd Law – la recensione

Il 2 ottobre 2012 esce “The 2nd Law”, il nuovo album dei Muse. Ecco la recensione.

pubblicato 1 Ottobre 2012 aggiornato 15 Ottobre 2020 16:37


The 2nd Law inizia con una sconfitta. “Supremacy” era la carta giocata dai Muse per candidarsi alla colonna sonora di “007 – Skyfall” (il rimando del riff al celebre tema è evidente). Dopo il rifiuto, rimane un apripista di buona fattura che forse avrebbe meritato di accompagnare le avventure dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà. L’impressione positiva dura poco: la seconda traccia è “Madness” e, chi sognava di bollare questo lavoro dei Muse come l’ennesimo tentativo di proporsi come i ‘nuovi Queen’ trova più di un appiglio.

Nonostante le spiegazioni di Bellamy (“Volevo fare qualcosa di veramente minimale. È essenzialmente un blues su 12 battute. Un pezzo molto bello e personale. Parla di quel momento in cui stai con una donna, ci litighi e lei sbatte la porta uscendo lasciandoti da solo a rimuginarci sopra. E dici “aveva ragione! È ovvio che aveva ragione!'”) e l’incedere accattivante, le armonizzazioni, la timbrica della chitarra, persino il pattern del synth ricordano davvero troppo il periodo “The Works” di Freddie Mercury e Brian May.

Se “Panic Station” è un funk non innovativo, ma ‘muscolare’ e di buona fattura, è impossibile valutare “Survival” senza pensare all’esperienza olimpica: un epico incrocio tra gli ELO e “Innuendo”, un inno rock enfatico e a tratti tronfio (i cori e l’acuto finale sono – come dire – un po’ fuori misura). “Follow me” sfrutta nell’ordine: il battito cardiaco del figlio della coppia Bellamy-Hudson e un riff elettronico che regala al brano un tiro notevole e lo lancia in direzione delle space rock opera che hanno fatto la fortuna di molti gruppi del passato.

Le cose tornano più intime con “Animals”, costruita molto abilmente, con una ritmica complessa e la chitarra che ne sposta e insieme ne asseconda gli accenti. Nonostante mood e soluzioni melodiche ricordino troppo da vicino alcuni momenti dei Radiohead, la traccia è forse una delle migliori del disco insieme a quella che segue.

“Liquid state” vede i Muse a corto di idee, “Explorers” è invece una di quelle tracce in cui i Muse fanno i – migliori – Muse e tanto basta anche in un pezzo che lascia intravedere qualcosa di nuovo come “Save Me” (scritta e cantata da Wolstenholme). Basta e basterebbe se i momenti positivi non fossero abbastanza isolati in un disco che ci aveva promesso radicali cambi di rotta (il dub-step di “The 2nd Law: Unsustainable” è un timidissimo tentativo) e che invece si rivela ‘solo’ un altro buon disco di Matt Bellamy e soci.

L’intesa e l’immediatezza della scrittura si sentono (d’altronde venti provini in quattro settimane non sono uno scherzo), così come l’esperienza nel sollevare anche tracce banalmente troppo vicine alle loro influenze (“Big Freeze” è una canzone degli U2 fatta e finita e successivamente ‘virata’ Muse). Non si può dare un voto inferiore alla sufficienza a un gruppo così capace, con un sound così compatto e caratterizzato, ma si fatica a superarla quando in una tracklist la presenza (dichiarata o meno) dei propri idoli è così ingombrante.

(6/10)

Muse
“The 2nd Law”

Supremacy – 4:55
Madness – 4:40
Panic Station – 3:04
Prelude – 0:58
Survival – 4:17
Follow Me – 3:51
Animals – 4:23
Explorers – 5:47
Big Freeze – 4:40
Save Me – 5:09 (Chris Wolstenholme)
Liquid State – 3:03 (Chris Wolstenholme)
The 2nd Law: Unsustainable – 3:48
The 2nd Law: Isolated System – 5:00

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