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Musica in abbonamento: pronti a un futuro senza dischi?

Guardando le classifiche dei dischi più venduti delle scorse settimane salta all’occhio la presenza di molti grandi nomi che arrivano dal passato, ovvero contano su un pubblico ormai consolidato da anni. È sempre più evidente la separazione generazionale tra chi ha un’età attorno ai 20 anni, che spesso scarica gratis le canzoni, e chi ne

di dodo
pubblicato 12 Novembre 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 19:16

Guardando le classifiche dei dischi più venduti delle scorse settimane salta all’occhio la presenza di molti grandi nomi che arrivano dal passato, ovvero contano su un pubblico ormai consolidato da anni.

È sempre più evidente la separazione generazionale tra chi ha un’età attorno ai 20 anni, che spesso scarica gratis le canzoni, e chi ne ha più di 30 che ancora compra i dischi (parliamo di una tendenza e con le dovute eccezioni, s’intende).

Su diverse riviste del mondo in questo periodo si possono leggere articoli che spiegano proprio questo fenomeno diffuso. Chi è nato prima degli anni ’80 è ancora affezionato all’oggetto disco e lo vuole avere, meglio se su supporto “fisico” (scaricarlo da iTunes non soddisfa poi tanto).

Sempre generalizzando, viene fuori che al contrario i più giovani, oltre ad avere minori possibilità economiche, sono meno interessati al concetto di “album” e scaricano giusto le canzoni che piacciono di più per usarle sul lettore mp3 (nei casi migliori) o come suoneria del cellulare.

Proviamo a fare un piccolo sondaggio per capire quale forma utilizziamo di più.



Da molte analisi che si leggono in giro sembra poi che gli unici introiti ancora consistenti arrivino dalle canzoni comprate per i giochi (Guitar Hero e simili).

Le case discografiche cominciano a rendersene conto e stanno spostando un po’ la mira. A parte qualche piccolo caso isolato (e un po’ ottuso) ora permettono l’ascolto dei brani gratuitamente su portali come Myspace, Last.Fm, Youtube e simili. Da lì, una volta ascoltata la musica, è possibile collegarsi direttamente a siti che la vendono (in mp3 o in cd).

Ma la vera rivoluzione sta per arrivare con nuovi servizi decisamente più economici e in abbonamento. Una nota marca di telefonini è all’avanguardia in questo: tra poco venderà anche in Italia un cellulare che ti permetterà di scaricare “gratis” per un anno tutti gli mp3 che vuoi. Ovviamente non è gratis, nel prezzo del telefono è compreso l’abbonamento per il servizio, che viene versato alle case discografiche. Ma con 120/150 euro avrai un nuovo telefono e il servizio.

Nel prossimo futuro si prevedono quindi nuove forme di questo tipo. Paghi un tot all’anno e scarichi tutto quel che vuoi. Sia sul telefonino (che sarà anche il tuo lettore mp3), sia sul pc/mac attraverso abbonamenti (tipo Alice, Fastweb, ecc.) che presto pare comprenderanno una quota versata alle etichette e, di sponda, agli artisti.

Sembra quindi che, nonostante resistano gli affezionati al disco (prova ne è l’aumento delle vendite degli LP), il futuro della musica andrà probabilmente in quella direzione, tentando di recuperare un po’ degli introiti mangiati dal peer-to-peer.

Un domani, fantasticando un po’, potremmo avere in casa (e/o in tasca) un oggetto che ci permetterà di ascoltare qualsiasi canzone in qualsiasi momento, anche senza bisogno di averla “fisicamente” nè in forma di supporto (disco, cd), nè in forma di file (mp3). Un po’ come sull’Enterprise di Star Trek!

Funzionerà grazie alla formula “abbonamento” e sarà semplice e alla portata di tutti (gli occidentali). Quindi ovunque io sia, seleziono una canzone – o un disco, se ancora la forma disco esisterà – e me la ascolto. Magari sul display vedrò anche le foto, i testi, le infomazioni,… e tutto senza bisogno di “possedere” l’oggetto disco.

Fa un po’ effetto ma in fondo non sarebbe così terribile. O forse sì?

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