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Pink: The Truth about love – La recensione dell’album

La recensione in anteprima del nuovo album di Pink, The Truth about love, leggi su Soundsblog le opinioni

pubblicato 18 Settembre 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 13:39

Update: Oggi esce The Truth about love di Pink, vi riportiamo l’anteprima della nostra recensione della standard versione pubblicata qualche giorno fa. Avete comprato l’album? L’avete ascoltato? Cosa ve ne pare dell’ultimo lavoro di Alecia Beth Moore? Promosso o bocciato? Sorpresi o delusi? I commenti sono tutti per voi

“Per gli ultimi 14 anni, tutti hanno sempre detto no. Ma, per quest’album, tutti hanno detto sì. Penso che sia dovuto al fatto che la gente pensi che mi sia addolcita. Magari era convinta che mordessi!”

Parole di Pink, durante la promozione del suo ultimo album, The Truth about love, in merito alle collaborazioni presenti nel suo Lp: Eminem e Lily Allen. E anche la figlia Willow che suona le campanelline in “How Come You’re Not Here”. Ma si è davvero addolcita Pink? La sua gravidanza l’ha cambiata? All’interno dell’album in versione standard -che oggi recensiamo per voi- composto da tredici tracce, troviamo diverse versioni della star internazionale.

Il disco si apre in perfetto stile Pink (“Are We All We Are“), quello che già conosciamo e amiamo: sounds energico, forte, di impatto, già capace di diventare tormentone dopo pochi ascolti, senza mollare la presa iniziale con “Blow Me (One Last Kiss)“, primo singolo di questa nuova era discografica. Poi arriva la terza traccia ed ecco che riconosciamo Pink capace di emozionare con brani più intimisti. Questa “Try” ha davvero poco da invidiare ad una “Who Knew” del suo repertorio passato. “Just Give Me a reason” è la canzone ideale nella quale inserire la voce di Nate Reuss, frontman dei .fun e che la candida a possibile singolo. E il “problema”, fin qui, è proprio che tutti i brani fino ad ora ascoltati, potrebbero davvero essere dignitosi estratti. Due brani che si susseguono, sull’amore, sul tentare di non arrendersi e amare ancora (“You’re still written in the scars on my heart, You’re not broken just bent, And we can learn to love again” e “But just because it burns, Doesn’t mean you’re gonna die, You’ve gotta get up and try try try, Gotta get up and try try try, You gotta get up and try try try”). Just Give Me a reason si chiude con un pianoforte, lo stesso con cui è iniziata, chiudendo un cerchio di musica, poesia e passione nell’interpretazione

Vi potrebbe scattare un allarme: non è che Pink mi è diventata improvvisamente sdolcinata? Ci pensa “True Love” a dare una sterzata al disco, tornando alla voce calda e ad un testo graffiante (“Sometimes I hate every single stupid word you say, Sometimes I wanna slap you in your whole face”), supportata da Lily Allen. Carezze e schiaffi. Per non abituarci troppo “bene”. E’ in “How Come You’re Not Here” che si sente per la prima volta la figlia Willow. Figlia & campanellini = canzone materna? Assolutamente no. Anzi, si torna al ritmo indiavolato della prima parte di questo viaggio, voce forte e potente con un testo che però parla di attesa per amore (“Quick come back Or I might just die, How Come You’re Not Here”). Pink torna a voler fare la ragazzaccia, la bad girl con il titolo esemplificativo “Slut Like You“: e allora può scapparci anche qualche doppio senso e un ‘Fuck’ ogni tanto (” i’ve got a little piece of you, And it’s just like Woo Hoo, Wham Bam Thank you Mam, Boo Hoo, I’m a slut Like You”).

Arriva la titletrack “The Truth about love” per un brano curioso, volutamente con un sound diverso da quello ascoltato fino ad ora, più composto che ci accompagna all’essenziale “Beam Me Up“, basata più che mai sulla voce di Pink, malinconica ed esempio della potenza anche da sola, con un accompagnamento musicale minimo e un’interpretazione viscerale (“Let me be lighter, tired of being a fighter, I think, a minutes enough, Just beam me up”)

Si cambia ancora registro e si riparte con la grintosa “Walk of shame” fino ad una Here Comes the Weekend“, che mostra la Pink festaiola, party girl (lei aveva dato il via, ricordate “Get the party started”?) con il chiacchierato featuring di Eminem. Adesso arriva il weekend e la voglia non è diversa (“I just wanna play, big city, holiday, So get out of my way, If you know what’s better for you, I’m tearing up the night, Lipstick and leather tight”). Ci avviciniamo alla fine dell’album versione standard, con la più raffinata e contenuta “Where Did the Beat Go?” e ci accompagna alla conclusione dell’Lp con la dolce “The Great Escape“, affiancata nuovamente da un piano, fantastico alleato già più volte di Pink in questo suo ultimo album

Con la fine dell’ascolto, abbiamo anche la risposta all’interrogativo iniziale: la cantante si è addolcita? In alcuni pezzi è molti intimista mentre in altri di diverte, si sfoga ‘cazzeggiando’ come avrebbe fatto la ‘vecchia’ Pink. E leì, sì, è cambiata, in parte, ma non per essere diventata mamma. Semplicemente, per essere maturata. E questo album ne è la prova più che dignitosa.

Voto: 7/8

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