Home Interviste Stragà è tornato con l’album “Guardare fuori”: il nuovo disco e la carriera tra L’astronauta e la partecipazione a Sanremo [intervista]

Stragà è tornato con l’album “Guardare fuori”: il nuovo disco e la carriera tra L’astronauta e la partecipazione a Sanremo [intervista]

Federico Stragà, Guardare fuori è il nuovo album. Ecco l’intervista rilasciata a Blogo.it

pubblicato 21 Giugno 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 20:52

Con il tormentone estivo “L’Astronauta”, apprezzato anche da Bobby Solo e Franco Battiato, presenti in una versione remix, Federico Stragà ha dominato la stagione radiofonica del 2000. Ora il cantautore torna nei negozi con “Guardare fuori”, un album intenso e sincero. Il disco è disponibile nei negozi e in digitale dall’11 maggio (Alman Music/Self). Dieci tracce in cui l’artista si racconta a cuore aperto e si interroga sull’esistenza, sulla forza, sulla debolezza e sulla capacità di affrontare la quotidianità. Tutto in equilibrio tra ironia e profondità. Ad anticipare il progetto, il brano “Ho esaurito la paura“.

«Questo è il primo disco in cui sono autore di tutti i brani. In passato ho vissuto lo scrivere canzoni quasi come un’autocostrizione, forse perché mi hanno spesso inquadrato come un cantautore. Negli ultimi anni, ho deciso di imbracciare la chitarra e approcciarmi alla scrittura con uno spirito diverso. Col tempo, ho scoperto che la costanza può tramutarsi in passione e che la passione è l’unico modo per fare qualcosa di genuino e magari anche di artistico. Scrivere è diventato un desiderio e i pezzi che compongono questo disco sono nati, proprio per questo, da una reale ispirazione e dalla voglia di dire qualcosa che mi rappresentasse con la massima sincerità. Su questa scia, ho voluto che l’album fosse suonato con strumenti veri, cercando di utilizzare la tecnologia il minimo indispensabile».

Questa la Tracklist di “GUARDARE FUORI”: “Debole”, “Guardare Fuori”, “Preferisco”, “I Primi Di Marzo”, “Un Giorno Magico”, “Ho Esaurito La Paura“, “Indeciso”, “Odio Il Mio Bassista”, “Stragatto”, “Che Cos’e’ L’arte?”.

Abbiamo intervistato Federico Stragà per parlare del disco, del singolo e della sua carriera.

“Ho esaurito la paura” è il primo singolo. C’è un passaggio nel testo che dice “Ho esaurito la paura nel difendermi da me”. Quanto è importante affrontare se stessi, scoprire certe sfumature di se stessi e annullare certe paure personali?

E’ difficile, in quel caso si tratta anche di un gioco di parole nel difendermi da me, sia da me stesso sia da me, con le mie sole forze. Sicuramente credo che le lotte interiori siano con la propria interiorità e paure siano quelle più difficili, nessuno ci aiuta e ci ritroviamo di fronte a noi stessi. Partiamo svantaggiati.

Il video è stato girato nelle zone colpite dal terremoto dell’Aquila. Il brano sostiene il progetto UN PAESE CI VUOLE, che l’Associazione Ai.Bi. Amici dei Bambini ha attivato dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, grazie al sostegno dell’Istituto Italiano della Donazione (IID) e di BANCO POPOLARE. Come è nata questa scelta più che nobile?

La canzone parla e ipotizza che la persona abbia dentro di sè un TOT di paure da consumare nella propria esistenza. Ipotizza la paura così forte da poterla esaurire tutta in quell’occasione, per poi affrontare tutto con coraggio e senza paure. Riferendomi a quello ho immediatamente pensato al terremoto. Un giorno, a pranzo, il 6 aprile -che poi ho scoperto essere l’anniversario del terremoto dell’Aquila- ho chiamato questa mia amica che vive da quelle parti e che cura il progetto. Mi ha aperto le porte mettendomi in contatto con la segreteria del Sindaco e da lì è corso via tutto molto semplicemente. Sono stati felici di accoglierci, io di girare un video non programmato: qualsiasi immagine si riprende, macerie o ricostruzione, sono attinenti al tema della canzone. Do il mio piccolo contribuito per riparlare del terremoto e delle condizioni di disagio a distanza di tempo. E in più diamo una mano a questa associazione.

Quali sono le tue paure più grandi e quelle che sei riuscito a mettere a tacere e hai risolto?

Delle paure possono smussarsi e attenuarsi nel corso della vita, altre ingigantirsi. Se penso alla paura di parlare e raccontare le debolezze in una strofa, sicuramente fino ad una certa età mi tenevo tutto dentro e non raccontavo come ero. Probabilmente facevo anche male, ora mi sento molto più libero di parlare di me stesso e delle mie debolezze. A volte quelle che troviamo dentro di noi li vediamo come dei diavoli ma in realtà sono molto più comuni di quanto non si creda. Invece, se penso all’altezza -“Salire sopra un ponte e guardare giù”- sicuramente avevo meno paura da piccolo rispetto a ora. Ho accompagnato mia figlia alle giostre l’anno scorso, sono tornato sulla nave enorme che fa altalena… da piccolo lo facevo almeno trenta volte, l’anno scorso l’ho fatto una volta e non sarei più salito nemmeno mi avessero pagato (ride).

Ho trovato il disco molto personale. Oltre a passaggi ironico, ho letto una sorta di forza della fragilità, di esprimere le paure, come in “Debole” e “Guardare fuori”. Hai scritto tutti i testi, è stata una voglia di raccontarsi a 360 gradi?

No, è nata dalla voglia di provare a scrivere canzoni, cosa che in passato avevo fatto ma in modo più casuale. Questa volta mi sono messo, con la chitarra, a casa mia per vedere se riuscivo a scrivere qualche canzone. Per me è sempre stata una cosa magica e riservata a pochi eletti… Lo credo ancora, non è detto che io sia tra questi eletti, però mi sono reso conto che provarci mi ha fatto venire voglia di farlo sempre di più. Per me è fondamentale che una canzone sia spontaneo, di inspiegabile e che ti faccia venire voglia di scriverla. Una fiammetta iniziale che accende tutto. L’ho trovata guardandomi dentro. E’ un disco molto autobiografico. “Debole” mi ha fatto pensare a precisi momenti della mia vita, anche molti altri pezzi. Il denominatore comune sono io con le mie paure e debolezze, la voglia anche riderci sopra. Mi sono concesso di parlare di cose mia che magari, non racconterei in altro modo.

Parlando appunto di chitarra, il disco è molto genuino. Hai scelto di utilizzare soprattutto veri strumenti musicali senza optare per la tecnologia in un periodo dove molti la utilizzano e scelgono anche l’Autotune. Come mai?

Trovo che in questo momento, mi chiedono spesso come è la musica oggi. Però riscontro un suono tutto uguale in tante canzoni. Addirittura trovo che ci sia una terminologia uniformata nei testi, rime sempre uguali, tematiche non si capisce bene di cosa parla una canzone. Una ricerca di creare piccole frasette eclatanti più che la voglia di fare una canzone che sia tale. Non è facile spiegarmi…

Una sorta di “inno al ritornello”?

Sì, io ho amato e amo canzoni di cui tuttora non conosco il significato ma magicamente, dentro quella canzone, riscontravo qualcosa di inspiegabile che me la faceva apprezzare ed emozionare. Oggi trovo sia qualcosa che è fatto molto a stimolare interessi di persone che probabilmente di musica non capiscono molto… i famosi dj delle radio, il pubblico giovane per cui bisogna fare canzoni con determinati suoni e riferimenti per accaparrarsi le famose visualizzazioni. Io credo di avere la forza di affrontare tutte le critiche per questo disco nella consapevolezza che è un disco puro, genuino, vero. Mi sento forte di questa cosa qua, ad aumentare c’è anche il fatto che ci sono strumenti veri. La musica, per me è suonata, anche se non escludo l’utilizzo dell’elettronica. Ma in questo momento mi piace sottolineare l’importanza dello strumento suonato, da gente che sa suonarlo.

L’Astronauta è stato un tormentone estivo del 2000. Ci sono cantanti che hanno rapporto di amore e odio con i loro pezzi più noti e famosi. Tu, nei confronti di quel brano?

E’ un rapporto misto., come per tutti, credo Ricordo un periodo bellissimo, una canzone che mi ha dato la possibilità di girare l’Italia e, in qualche caso, di andare all’Estero. Di farmi conoscere. E’ un tipo di canzone che -quella non l’ho scritta io- mi ha, per un buon periodo, messo dentro al cassetto di un certo tipo di musica. Per tanti anni mi è capitato che proponessero della canzoni dicendo “Ho una canzone adatta a te” e il 90% erano allegrotte.

Da tormentone?

Sì, esatto. E questo, in qualche modo, è arrivato a dare anche un po’ fastidio. Sono cresciuto ascoltando i cantautori, che mi proponessero solo quel genere di canzoni, mi è capitato che mi provocasse fastidio…

A proposito di ricordi. Hai partecipato a Sanremo e sei stato in coppia con Anna Tatangelo, nella categoria Big, con Volere Volare. Ti piacerebbe tornare al Festival e che ricordi hai di quell’esperienza in coppia sul palco?

Tornerei subito a Sanremo perché di opportunità oggi se ne hanno sempre poche. Per me sarebbe importante. Il Sanremo con la Tatangelo l’ho vissuto bene ma mi sono reso conto che ho ricevuto più critiche negative che positive. Ci hanno un po’ appiccicati lì, né per colpa mia, né per colpa sua. Io, forse, sono meno giustificabile di lei. Ero arrivato con questa canzone che canto tuttora, volentieri, nella mia versione originale. Lì è stata stravolta per renderla più adatta ad una 16enne, Anna. Siamo stati appiccicati in questo duetto… se io avessi avuto più “palle”, avrei rifiutato. Ci tengo a sottolineare che NON ho nulla contro Anna! Io avrei dovuto direi al mio discografico “Io la canzone la canto così, da solo” e invece è stato tutto trasformato. E’ stata trasformata la canzone, presa in mano dalla Emi che era la casa discografica della Tatangelo. Ed è anche diventato il duetto “Anna Tatangelo CON…” Nemmeno “E Federico Stragà”. Una proposizione semplice non messa a caso…

Per capire: tu hai presentato la canzone, dovevi andare tu…

Io avevo questa canzone, avevo registrato il provino. Era stata scritta da Bungaro e Passavanti. Avevo questo provino che al mio discografico piaceva molto. Lui l’ha proposta a Baudo che ha detto “Sì, ok, si potrebbe farla in duetto con Anna Tatangelo” che aveva appena vinto Sanremo Giovani. E così abbiamo fatto. Per andare a Sanremo ho detto “Ok andiamo” ma mi sono reso conto che sono dovuto scendere a diversi compromessi come stravolgere la canzone e diventare un po’ un ospite della mia canzone. Un duetto che non aveva un gran significato e, giustamente, abbiamo ricevuto più critiche che altro… E’ solo un’analisi della realtà rispetto a quello che è successo…

Una cosa costruita che non aveva molto senso?

Sì, una cosa costruita che in quel momento dice “Dai vado a Sanremo!”. E invece col senno di poi, uno dovrebbe dire “Cosa sto facendo, una cosa che mi piace o non mi piace?” Non ho avuto la capacità di fermarmi e di ragionare da questo punto di vista, vedevo troppo succulenta la possibilità di andare a Sanremo.

Torniamo al disco. Ci sarà un nuovo singolo estratto dal disco? Sai quale sarà?

Non ho ancora deciso quale, se ne riparlerà a settembre, sto raccogliendo le opinioni varie e motivate di tante persone che mi scrivono le loro preferenze. Per settembre deciderò quale potrebbe essere…

Domanda di rito finale: c’è qualcosa che non ti ho chiesto e vuoi dirmi?

Ho una nuova band. Il disco è molto suonato e nel momento in cui è uscito ho immaginato -e immagino- di andare a suonarlo in giro, dal vivo, visto che è facilmente riproducibile dal vivo, così com’è.

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