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Paradise Lost al Phenomenon di Fontaneto D’Agogna: il foto-report

Tre band dal sound unico, per una serata avvolgente: ecco il live report di Paradise Lost, Pallbearer e Sinistro al Phenomenon

pubblicato 3 Dicembre 2017 aggiornato 27 Agosto 2020 23:52

Eugenio Crippa aveva già seguito il concerto dei Paradise Lost a Trezzo nel 2015, ed è appassionato del genere: a lui quindi la parola (e la macchina fotografica) per descrivere il loro show del 28 Ottobre 2017.

Prima di scrivere queste righe ho ripreso in mano quanto già avevo dichiarato in occasione del precedente passaggio dei Paradise Lost in Italia, avvenuto proprio due anni fa a seguito della pubblicazione dell’ormai penultimo studio album “The Plague Within”.

Ora, con “Medusa”, gli album sono saliti a quindici, ma le parole non necessitano in realtà di particolari modifiche, dato che la sostanza è rimasta la stessa: impeccabili in studio, maestri nell’affondare sempre più le radici nel passato e nell’abbinare la ricerca sonora a una produzione più che perfetta, i cinque inglesi si ostinano però a non andare mai veramente oltre, sia nella durata dello show – 16 brani, un’ora e venti circa – che nel proporre qualcosa di davvero inedito dalla loro vasta discografia. “One Second”, “Enchantment”, “As I Die”, “Erased”, “Faith Divides Us…”, perfino le stesse “The Last Time” e “Embers Fire” dagli immortali “Draconian Times” e “Icon” accendono il pubblico, ma non rappresentano particolari novità per chi segue da tempo il Paradiso Perduto. Se non altro, a differenza di molte altre formazioni, che sono solite limitarsi ai ‘singoloni’ ogni qual volta si tratta di supportare una nuova release, i Paradise Lost dedicano buona parte della scaletta ad almeno 5-6 nuovi pezzi, e questo costituisce una nota più che positiva, così come positivo è il giudizio complessivo sul locale che ha ospitato la serata, un misconosciuto Phenomenon a Fontaneto D’Agogna in provincia novarese, non distante dalla cittadina di Veruno dove ogni settembre si tiene un festival prog-rock gratuito con nomi di respiro internazionale. Volumi non eccessivamente alti e suoni ottimi, non chiediamo altro per godere appieno della triade proposta in questo fine ottobre 2017.

In cartellone, a questo giro, erano previsti anche due altri gruppi decisamente interessanti, gli statunitensi Pallbearer e i portoghesi Sinistro, entrambi a modo loro affini a sonorità e atmosfere gothic-doom da (quasi) sempre care a Nick Holmes, Greg Mackintosh e compari. Sui Sinistro, posti in apertura, c’è chi ha speso parole poco eleganti; eppure il quintetto (qui senza il bassista/tastierista Fernando Matias), che su una base musicale sospesa tra doom metal e psichedelia innesta la performance ‘sentita’ e teatrale della cantante Patricia Andrade, ha una sua personalità che, proprio in assenza della vocalist, probabilmente perderebbe quasi del tutto, risultando simile a una miriade di altre band che affollano la scena. Il cantato in lingua madre non facilita la fruizione della loro musica, ma è qui utile ricordare come, soprattutto nel contesto della musica ‘pe(n)sante’, spesso la barriera linguistica non rappresenti un ostacolo a fronte di una valida proposta. A inizio gennaio 2018 uscirà il loro nuovo album “Sangue Cássia” su Season of Mist, un disco che per i Sinistro potrebbe rivelarsi fondamentale, sia a livello di pubblico che di notorietà.

Anche i Pallbearer rappresentano, a opinione di chi scrive, un’entità che sin dagli inizi ha saputo forgiare e perfezionare un sound unico, che pare più provenire dalla terra d’Albione che dall’Arkansas, vero luogo d’origine: doom metal di tonalità e strutture progressive – tradite anche dalla t-shirt marchiata Camel del bassista – che si sviluppa in lunghe composizioni suonate con vigore e passione, intenzioni senza dubbio trasmesse a un pubblico più che partecipe. In soli cinque brani riescono a passare attraverso i tre album e l’EP “Fear and Fury” che costituiscono la loro discografia, e ci auguriamo anche a farsi ricordare a lungo dai presenti. “Heartless”, di inizio 2017, è il terzo e (al momento) ultimo disco targato Pallbearer e, anche se licenziato da Nuclear Blast, vi si può assicurare che suona genuino e puro come un’autoproduzione. Date loro una possibilità se ancora non li conoscete o non l’avete fatto, non ve ne pentirete!

Setlist

Pallbearer
Worlds Apart (Foundations of Burden)
Thorns (Heartless)
Fear And Fury (Fear and Fury EP)
Dancing in Madness (Heartless)
Foreigner (Sorrow and Extinction)

Paradise Lost
From the Gallows (Medusa)
Tragic Idol (Tragic Idol)
One Second (One Second)
Gods of Ancient (Medusa)
Enchantment (Draconian Times)
Erased (Symbol of Life)
Medusa (Medusa)
An Eternity of Lies (The Plague Within)
Faith Divides Us – Death Unites Us (Faith Divides Us – Death Unites Us)
Blood and Chaos (Medusa)
As I Die (Shades of God)
Beneath Broken Earth (The Plague Within)
Embers Fire (Icon)

No Hope in Sight (The Plague Within)
The Longest Winter (Medusa)
The Last Time (Draconian Times)